Trump dice che entro due giorni manderà ai Paesi Ue la lettera con i dazi definitivi: cosa può succedere

"Probabilmente siamo a due giorni dall'invio della lettera all'Unione europea". A dirlo è stato Donald Trump, e la lettera in questione è quella che indicherà le condizioni per i dazi che entreranno in vigore dal 1° agosto. "Non ci saranno modifiche" a questa scadenza, "non saranno concesse proroghe", ha assicurato il tycoon sui social. Parole che comunque vanno prese con cautela, considerando quante volte ha cambiato idea improvvisamente sui dazi. Nel frattempo, in Italia la Camera ha discusso delle mozioni con le proposte per rispondere ai dazi: il centrodestra ha limitato del tutto a presentare un proprio testo, limitandosi a bocciare quelli delle opposizioni.
L'annuncio di Trump: lettera all'Ue nei prossimi giorni, dazi su rame e medicinali
L'Unione europea, "ora ci sta trattando molto bene", ha affermato Trump in una riunione di governo. I contatti tra il tycoon e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e soprattutto tra i negoziatori statunitensi ed europei sono stati piuttosto intensi nelle ultime settimane. Ora "probabilmente siamo a due giorni dall'invio della lettera all'Ue", ha detto il presidente degli Stati Uniti. La lettera è lo strumento che il presidente Usa ha scelto per comunicare ufficialmente il risultato degli accordi raggiunti. Dunque, se la previsione di Trump è affidabile, entro questa settimana dovrebbero essere noti le percentuali di dazi che le aziende Ue dovranno pagare per vendere i propri prodotti negli Stati Uniti.
Finora si è parlato dell'ipotesi di mantenere una base di dazi al 10%. Questo sarebbe anche l'obiettivo europeo, dopo che la proposta iniziale di portare le tariffe reciproche a zero è naufragata. Ma resta anche la possibilità che la percentuale alla fine sia più alta. O che ci siano delle eccezioni che colpiscono merci specifiche particolarmente importanti.
Oggi, ad esempio, Trump ha affermato che vuole imporre una tariffa del 50% sull'importazione di rame. E in più ha anticipato che le aziende farmaceutiche saranno colpite dai dazi tra "un anno, un anno e mezzo", il tempo di trasferirsi negli Stati Uniti per evitarle. Saranno "dazi molto, molto alti, tipo il 200%". Sul tavolo ci sono anche legname, semiconduttori e altri materiali che potrebbero essere soggetti a tariffe più alte.
In Italia il Parlamento discute sui dazi, ma il centrodestra non sa cosa dire
Mentre Trump continua a sfornare annunci e cambiare linea, in Italia il centrodestra ha mostrato oggi di non avere grandi idee su come affrontare i suoi dazi. Alla Camera i deputati hanno discusso le mozioni sul tema. Le mozioni sono testi con cui il Parlamento impegna il governo a comportarsi in un certo modo, anche se non sono vincolanti: atti d'indirizzo, per chiarire la linea da seguire. Le opposizioni hanno presentato cinque mozioni diverse, mentre la maggioranza nemmeno una. Si è limitata a bocciare ciascuna di quelle presentate da Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Azione e Italia viva.
Una spiegazione sul perché è arrivata dal ministro degli Esteri Tajani: "I dazi sono competenza esclusiva dell'Ue, il Parlamento non è competente in questo momento. Il Parlamento impegna chi? Il governo? Ma il governo è già impegnato a fare tutto il necessario. Si possono fare tutti i documenti di questo mondo ma poi lasciano il tempo che trovano". Un ragionamento che però regge fino a un certo punto: è vero che la trattativa con gli Stati Uniti è gestita dall'Unione europea, ma è anche vero che l'Italia può scegliere come porsi politicamente, e come muoversi per tutelare le proprie aziende.
Cosa proponevano le opposizioni per rispondere ai dazi di Trump
Non è passata la mozione del Pd, che tra le altre cose chiedeva di spingere per la creazione di un Fondo europeo di sostegno "per rispondere agli effetti dei dazi sul sistema economico e sociale", e di mettere più soldi sull'export per "prevenire rischi di delocalizzazione verso gli Stati Uniti", ma anche di spingere sugli ammortizzatori sociali e il rinnovo dei contratti collettivi.
Respinta anche la proposta del M5s, che tra le altre cose chiedeva una "maggiore diversificazione degli scambi commerciali" e di comprare meno gas naturale dagli Usa. "Ci chiediamo cosa stiamo a fare in questo Parlamento. La maggioranza non è riuscita neanche a sintetizzare un testo da presentare al Parlamento sul tema dei dazi. E cosa fa? Sostanzialmente riscrive le mozioni delle opposizioni", ha detto intervenendo il capogruppo Riccardo Ricciardi. "Siamo di fronte a una Caporetto firmata da un governo di incapaci", ha aggiunto Chiara Appendino.
Alleanza Verdi-Sinistra proponeva di sostenere i settori più colpiti dai dazi, soprattutto dal punto di vista dell'occupazione e dei redditi. Ma anche di sanzionare le imprese per impedire che si spostino verso gli Stati Uniti, cosa che "aggraverebbe ulteriormente la deindustrializzazione del vecchio continente". Meloni e il suo governo non sanno far di meglio che baciare la pantofola di Trump", ha affermato in Aula il deputato Marco Grimaldi.
Tra le richieste di Italia viva c'era quella di nominare in Ue Mario Draghi come inviato per il negoziato con gli Usa. "Sui dazi il centrodestra ci aveva promesso un ponte con cui Giorgia Meloni avrebbe costruito un'autostrada di opportunità per l'Italia e l'Europa, ci troviamo nelle condizioni di sperare che il presidente Trump non si alzi con il piede sbagliato, oppure che nel frattempo non riceva la telefonata di qualche speculatore finanziario", ha detto Maria Chiara Gadda.
Infine Azione, di Carlo Calenda, aveva proposto tra le altre cose di spingere sul nucleare per poter fare a meno del gas statunitense. Il deputato Fabrizio Benzoni ha affermato che "la politica industriale è la grande assente di questo governo", e che se ci fosse stata una mozione di maggioranza "avrebbe potuto chiarire gli intendimenti del governo di fronte a una situazione già incerta".