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Talebani torturano e uccidono studente gay, video inviato al partner: “Sarai il prossimo”

Non si fermano le violenze ai danni delle persone della comunità LGBTQ+ in Afghanistan: l’ultima vittima è stata Hamed Sabouri, 22enne studente di medicina all’università. I talebani hanno inviato il filmato dell’esecuzione ai familiari e al fidanzato della vittima: “Qui la vita è un inferno”.
A cura di Lorenzo Bonuomo
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Fonte: Twitter
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Ennesimo caso di violenza dei talebani contro la comunità LGBTQ+ in Afghanistan. Uno studente universitario di medicina è stato fermato dalle autorità a un posto di blocco lo scorso mese di agosto e non è più tornato indietro vivo: i talebani lo hanno torturato per tre giorni, fino alla morte.

Poi l'ultimo terribile atto di crudeltà, con l'invio del filmato delle violenze commesse ai danni della vittima ai suoi familiari e al partner.

Hamed Sabouri aveva 22 anni, amava leggere romanzi e sognava di diventare medico. Invece, è morto assassinato dalla furia cieca del fondamentalismo islamico.

"La famiglia di Hamed è fuggita e io mi sono nascosto. Eravamo come qualsiasi altra coppia innamorata nel mondo, ma i talebani ci trattano come criminali. Hanno ucciso l'amore della mia vita e non so come vivrò senza di lui – ha detto al Metro "Bahar"(nome di fantasia), il partner di Sabouri – io sono stato arrestato dai talebani nell'agosto 2021 e di nuovo a maggio e giugno di quest'anno. Sono stato violentato, picchiato e torturato con scosse elettriche. Sei persone mi hanno seviziato per tre giorni con una mitragliatrice".

In quella circostanza, Bahar sarebbe riuscito a fuggire dal carcere corrompendo una guardia carceraria. Ma i talebani non avrebbero mai smesso di dargli la caccia. Sempre nella testimonianza rilasciata al tabloid britannico, l'uomo ha parlato del filmato che le autorità talebane gli avrebbero inviato dopo l'uccisione di Sabouri: una clip di pochi secondi, contenente l'agghiacciante monito "diventerai il prossimo Hamed".

Secondo quanto riferiscono alcune organizzazioni di attivisti per i diritti della comunità LGBTQ – come "Behesht Collective" (di cui fa parte Bahar) e "Roshaniya" – la crescente violenza ha spinto molte persone della comunità LGBTQ+ a tentare di lasciare il paese o a nascondersi.

Tra loro, come conferma anche il The Guardian, ci sarebbero anche i parenti più vicini della vittima: Haseeb Sabouri, fratello di Hamed, avrebbe reso noto che la famiglia ha venduto le due case in Afghanistan ed è scappata in Turchia. "Siamo fuggiti dall'Afghanistan a causa delle minacce e dell'omicidio di Hamed – ha spiegato il fratello della vittima – i talebani venivano a casa nostra ogni giorno per molestarci e minacciarci".

La triste fine di Hamed Sabouri ha attirato l'attenzione dello scrittore e giornalista afghano con passaporto statunitense Nemat Sadat, che in un post diffuso su Facebook ha dichiarato: "La morte di Hamed Sabouri è un'ulteriore prova che i talebani non si fermeranno finché non elimineranno tutti i gay in Afghanistan. La colpa è dell'incapacità del Regno Unito e di altri governi occidentali di fornire protezione dell'asilo alle persone LGBTQ+ a rischio".

Lo stesso Sadat ha dato inizio nei mesi scorsi a una campagna di raccolta fondi destinati a "Roshaniya" sulla piattaforma "GoFundMe", in aiuto dei profughi afghani LGBTQ+: "Il mullah Gul Rahim, il giudice talebano, ha promesso che i gay possono aspettarsi di essere lapidati o rovesciati da muri alti 10-15 piedi", si legge tra le righe di descrizione dell'iniziativa di crowdfunding.

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