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Guerra in Ucraina

Studenti somali in Ucraina in attesa di entrare in Polonia: “Per scaldarci bruciavamo i vestiti”

Sono migliaia gli studenti somali residenti in Ucraina che sono stati respinti al confine con la Polonia. Le autorità hanno dato la precedenza agli ucraini, lasciando chi scappava dallo stesso Paese ad aspettare anche per giorni sulla frontiera.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sono migliaia gli studenti somali che sono rimasti coinvolti nel conflitto scoppiato in Ucraina a seguito dell'attacco delle truppe russe. Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite, quasi 836.000 persone sono fuggite all'estero, mentre un milione sono fuggite dalle loro città per raggiungere altri centri in Ucraina. Molti dei cittadini africani in Ucraina hanno tentato, insieme agli altri civili, di raggiungere l'Ucraina. Molti di loro però sono stati respinti alla frontiera, lasciati ad attendere anche per giorni sul confine tra i due Paesi. Al Jazeera ha raccolto la testimonianza di Mustafa Mohamed, giovane somalo di 31 anni in Ucraina per motivi di studio.

"Vivo qui da quasi dieci anni – ha raccontato Mustafa – e studio Economia. Dopo aver finito gli studi ho deciso di restare qui e trovare lavoro. Ho deciso di diventare un punto di riferimento per la comunità studentesca. Prima della guerra era tutto tranquillo, eravamo felici e la comunità somala qui viveva bene. Poi i russi hanno attaccato e siamo fuggiti. Non pensavamo potesse esserci una guerra qui, per noi era assurda come ipotesi. Quando abbiamo sentito le bombe, abbiamo capito che dovevamo partire per salvarci la vita".

La maggior parte degli studenti stranieri in Ucraina arriva dalla Somalia, ma altri arrivano da Stati Uniti, Regno Unito, Svezia e Finlandia. La maggior parte di loro studia medicina. Chi aveva i passaporti occidentali è stato evacuato già prima delle aggressioni delle truppe russe. "Noi con passaporto somalo siamo rimasti perché non sapevamo dove andare, ma dopo le prime esplosioni abbiamo deciso di partire perché non era più sicuro. Non c'erano treni e molte persone avevano affollato le fermate degli autobus. I funzionari hanno voluto dare priorità agli ucraini. Solo dopo sono salite le persone di altra nazionalità. Abbiamo deciso di non aspettare che qualcuno ci facesse salire e di provare la fuga in altro modo.". Il gruppo di studenti è riuscito a noleggiare degli autobus per arrivare al confine con la Polonia. "Abbiamo pagato più del normale, ma almeno siamo riusciti a partire. Eravamo 88 in tutto. Le donne e coloro che sapevano bene la lingua sono saliti sull'autobus per primi per motivi di sicurezza, mentre gli altri sono saliti sugli altri due autobus e si sono diretti verso il confine. "Con noi non avevamo provviste e non potevamo prelevare denaro perché gli sportelli erano bloccati. Il viaggio ha richiesto quasi due giorni. C'erano posti di blocco ovunque. Non abbiamo però incontrato convogli militari".

Mustafa ha poi raccontato di aver lasciato gli autobus con il gruppo per raggiungere il confine a piedi. "Il traffico era insopportabile, abbiamo deciso di farla a piedi. Con noi c'erano anche anziani e bambini in evidente difficoltà. Non avevamo cibo, faceva freddo e i bimbi piangevano. Arrivati al confine, la sicurezza ha fatto passare 600 persone alla volta. Prima gli ucraini, ovviamente. Donne e bambini sono stati i primi, poi gli uomini. Il resto di noi ha aspettato e questo ha sconvolto tanti che stavano cercando di attraversare il confine. Io sono riuscito ad attraversare il valico il 1 marzo. Siamo sopravvissuti come potevamo, mangiando barrette di cioccolato perché nessuno ci ha fornito viveri. Non avevamo coperte per scaldarci abbiamo dovuto bruciare alcuni dei vestiti che avevamo con noi. Non avevamo nient'altro per accendere il fuoco. Siamo riusciti ad arrivare in un centro di accoglienza e per la prima volta dopo giorni dormirò in un letto. Non so ancora cosa farò dopo, ma per ora so che qualunque posto è più sicuro dell'Ucraina".

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