Siria, Mauro: “No interventi armati senza sostegno dell’Onu”

No ad un intervento militare in Siria senza l'autorizzazione dell'Onu nemmeno con azioni mirate e ristrette nel tempo. Lo ha spiegato oggi il Ministro della Difesa Mario Mauro in un'intervista all'Unità in cui ha ribadito la posizione dell'Italia nelle tensioni in Siria. "Comprendiamo le ragioni di Stati Uniti e Francia. Crediamo però che in questo momento sia l'Onu il luogo deputato perché venga messa a punto una soluzione adeguata" ha detto il Ministro, aggiungendo "Questo è un passaggio chiave, ineludibile". Nel conflitto siriano l'Italia si prepara dunque ad un "ruolo di responsabilità" tra le parti tenendo però ben presente le responsabilità della dittatura di Assad. "Non c'è da scegliere tra Stati Uniti e Francia da un lato e Assad dall'altro, perché l'Italia ha ben chiaro chi sono i suoi alleati e che cos'è la dittatura di Assad" ha spiegato Mauro sottolineando però che l'Italia" ha l'autorevolezza per chiedere un intervento dell'Onu in virtù del nostro impegno nel mondo a sostegno dell'azione di contenimento dei conflitti e della costruzione della democrazia".
"Siamo impegnati con 5.600 uomini in 23 nazioni a sostegno di 33 diverse missioni. Questa disponibilità italiana rende la posizione del governo Letta ancor più credibile sia nei confronti di alleati storici come gli Usa, sia nel ribadire che è nostra intenzione agire per preservare le ragioni della pace" ha ribadito Mauro secondo il quale "anticipare le conclusioni degli ispettori dell'Onu con azioni militari non è nell'interesse di un percorso di pacificazione". "Il ruolo della comunità internazionale deve essere quello di contribuire a far sì che siano i siriani a sedersi attorno a un tavolo, mettendo da parte gli interessi delle potenze regionali, privilegiando invece gli interessi del proprio popolo" ha proseguito Mauro ricordando che per arrivare ad un risultato è "fondamentale utilizzare spazi di confronto come quello del G20 per tarare la strategia più adeguata da parte di Stati Uniti, Russia ed Europa, nell'interesse della stabilità del Medio Oriente e dell'ordine mondiale".