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Siria, ucciso il “petroliere dell’Isis”. I miliziani entrano a Palmyra

Le “teste di cuoio” statunitensi hanno eliminato Abu Sayyaf, responsabile dell’Is per gli affari collegati al petrolio.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE –  Rami Abdel Rahman, direttore dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, ha reso noto che lo Stato Islamico è riuscito a entrare a Palmya, città siriana roccaforte del regime di Assad ma soprattutto patrimonio mondiale dell'UNESCO con le sue meraviglie archeologiche. Il timore è che i miliziani possano distruggerle, come hanno fatto in passato per altri "tesori" della storia e della cultura del Medio Oriente.

Duro colpo allo Stato Islamico. La Casa Bianca ha reso nota ufficialmente l'uccisione di Abu Sayyaf, responsabile dell'Is per gli affari collegati al petrolio, in seguito a un raid dei reparti speciali statuniutensi avvenuto nella scorsa notte. Sayyaf era uno dei capi dell'Isis. A dare l'annuncio della sua morte è stato il capo del Pentagono, Ash Carter, che ha reso noto come in seguito all'operazione sia stata catturata anche la moglie del miliziano, una donna irachena identificata come Umm Sayyaf, immediatamente trasferita in Iraq per essere interrogata.

Carter ha spiegato che il blitz delle forze speciali statunitensi "rappresenta un altro duro colpo all'Is e la conferma che gli Stati Uniti non smetteranno mai di colpire i terroristi che minacciano i cittadini americani e i nostri alleati". A dare l'ordine de effettuare l'operazione è stato Barack Obama in persona, che ha prima consultato il team per la sicurezza nazionale ottenendo anche il consenso di Baghdad. A quanto pare l'obiettivo iniziale non era l'uccisione del leader dell'Isis, bensì il suo arresto. Il miliziano avrebbe tuttavia opposto resistenza e a quel punto la sua eliminazione è stata necessaria. Abbattuti anche una decina di islamisti che erano con lui. Sarebbero ritornate alla base sane e salve tutte le teste di cuoio statunitensi.

Bernadette Meehan, portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale istituito presso la Casa Bianca, ha spiegato come del blitz non sia invece stato attuato dopo il via libera del governo di Damasco: "Abbiamo avvertito il regime di Bashar al-Assad di non interferire con le iniziative in atto da parte nostra contro lo Stato Islamico all'interno del territorio siriano", poichè quel "regime non può essere nostro alleato nella lotta" al gruppo jihadista. Meehan ha spiegato inoltre che il blitz è stato affidato a teste di cuoio eli-trasportate di stanza "fuori dall'Iraq", e che ha avuto luogo nella località di al-Amir, Siria orientale. Secondo la portavoce, un altro obiettivo era la "liberazione di una giovane yazida che a quanto pare la coppia tratteneva come schiava", e che adesso sarà "ricongiunta con la sua famiglia quanto prima".

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