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Conflitto Israelo-Palestinese

“Qui c’è morte ovunque, non sappiamo dove andare”: la testimonianza dall’inferno di Gaza

La testimonianza a Fanpage.it di un operatore dello staff di WeWorld, organizzazione non governativa italiana che promuove i diritti di donne, bambini, bambine e comunità locali in tutto il mondo, anche nella Striscia di Gaza: “Non so dove andare con la mia famiglia. Stiamo vivendo un incubo, non c’è acqua, cibo ed elettricità. Fermate tutto questo, dobbiamo essere vivi per i nostri figli”.
A cura di Ida Artiaco
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Credits: Ph Omar Ashtawy / APAimages.
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"Io e la mia famiglia stiamo vivendo un incubo, da giorni riusciamo a sentire solo il rumore delle esplosioni e dei missili, e l'odore di distruzione e di morte intorno a noi. Sono anni che piangiamo lacrime di sangue, e ora ci hanno spostato dalle nostre case per farci andare in luoghi sconosciuti".

È questa la testimonianza di Mahmoud, nome di fantasia che gli abbiamo dato per motivi di privacy, che si trova al momento a Gaza City, dove lavora insieme allo staff di WeWorld, l'organizzazione non governativa italiana che promuove i diritti di donne, bambini, bambine e comunità locali, nella Striscia e in Cisgiordania da oltre 30 anni.

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A Fanpage.it ha raccontato cosa sta succedendo a Gaza dopo i raid di Israele in risposta all'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. "Non so dove andare con la mia famiglia. Abbiamo provato ad andare in un rifugio per sfollati. Ma non sarebbe stato sicuro per noi. Attualmente non ci sono stanze disponibili, né acqua né cibo o elettricità".

Secondo il giovane, "stiamo vivendo in una situazione tragica e con noi altri 2 milioni di cittadini della Striscia di Gaza. Abbiamo l'impressione che sia solo questione di tempo prima di morire tutti. Mando questo messaggio per avvertire tutte le persone che hanno una coscienza: fermate tutto questo, fermate questa tragica guerra. Amiamo la vita e dobbiamo restare vivi perché i nostri bambini hanno bisogno di noi".

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All'appello di Mahmoud si è unita anche WeWorld, il cui staff, composto da una decina di persone, è ancora a Gaza. "Confermiamo che non c'è modo di lasciare in sicurezza la Striscia, non ci sono mezzi per trasferire oltre 1 milione di persone in poche ore, non ci sono abbastanza rifugi, tutti i valichi di frontiera al momento sono chiusi e Gaza è costantemente sotto attacco. Il diritto internazionale deve essere rispettato, l'assedio di Gaza colpisce migliaia di civili, soprattutto bambini, donne e anziani, ad oggi sono già 338.000 gli sfollati interni e il bilancio delle vittime supera i 1500. Invitiamo il governo italiano, l'Unione Europea e le altre nazioni occidentali e arabe a chiedere l'immediata revoca dell'ordine di evacuazione nel nord della Striscia di Gaza", ha detto la consigliera delegata Dina Taddia.

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