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Guerra in Ucraina

Perché dopo aver perso Bakhmut per l’Ucraina è fondamentale lanciare una controffensiva

Il professor Gastone Breccia: “Dal successo, anche parziale, della controffensiva ucraina dipenderà non tanto l’esito immediato della guerra, quanto la decisione dell’Occidente di continuare a supportare Kiev con entusiasmo”.
Intervista a Gastone Breccia
Storico ed analista militare.
A cura di Davide Falcioni
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I soldati della compagnia Wagner protagonisti della lunga battaglia di Bakhmut hanno iniziato a lasciare la città, che finirà ora sotto il controllo delle forze armate russe. Lo ha scritto questa mattina su Telegram il capo e fondatore della milizia privata, Yevgeny Prigozhin. "Ora sono le 5 del mattino del 25 maggio, noi stiamo portando via il nostro reparto da Bakhmut", ha dichiarato l'ex "cuoco di Putin".

Dopo mesi di combattimenti e presumibilmente decine di migliaia di morti da entrambe le parti Bakhmut è un cumulo di macerie, tuttavia la sua conquista segna un'oggettivo successo da parte della Russia e una pesante sconfitta per l'Ucraina. Per questo Kiev ora è obbligata a riprendere l'iniziativa e condurre un contrattacco efficace: "Dal successo, anche parziale, di questa controffensiva infatti dipenderà non tanto l'esito immediato della guerra, quanto la decisione dell'Occidente di continuare a supportare l'Ucraina con entusiasmo". Ne è convinto il professor Gastone Breccia, storico ed analista militare.

Gastone Breccia
Gastone Breccia

La compagnia Wagner nei giorni scorsi ha conquistato Bakhmut dopo mesi di combattimenti. Cosa potrebbero fare ora i russi? Tenteranno di avanzare ancora o consolideranno le posizioni acquisite?

L'impressione – condivisa da molti analisti – è che i russi ora non abbiano la forza per proseguire l'offensiva e che di conseguenza siano passati sulla difensiva: hanno ottenuto Bakhmut, si è trattato di un oggettivo successo militare che Putin può usare soprattutto per rassicurare l'opinione pubblica interna, tuttavia dal punto di vista strategico quella città non ha una grande rilevanza se non come base di partenza per nuove puntate offensive. Insisto: non sembra che sia questa l'intenzione del Cremlino, almeno al momento. Per questo i russi si trincereranno e lasceranno l'iniziativa agli ucraini. In questo quadro il ruolo della Wagner non è ancora chiaro: le continue critiche che Yevgeny Prigozhin continua a lanciare contro il Ministero della Difesa russo e il Capo di Stato Maggiore non possono essere considerate solo folklore: alla lunga, invece, qualche significato credo ce l'abbiano. Forse esiste davvero una spaccatura tra Wagner e forze armate.

Considerata la scarsa valenza strategica di Bakhmut alcuni mesi fa alcuni generali ucraini consigliarono a Zelensky di evitare un bagno di sangue e ordinare il ritiro delle truppe da quella città per trincerarsi su posizioni più arretrate. Il leader ucraino ha sbagliato a non seguire quel suggerimento?

Non credo che Zelensky avrà ripercussioni politiche per quella scelta perché in fondo quelle critiche da parte dei generali, arrivate alcuni mesi fa, non si sono più ripetute in seguito, circostanza che mi fa pensare che sull'idea di difendere Bakhmut a oltranza abbiano finito per allinearsi un po' tutti. Tuttavia col senno di poi è giusto chiedersi se sia stata una scelta saggia, e questo lo sanno solo loro: nessuno conosce il livello delle perdite ucraine e non sappiamo quanto gli ucraini abbiano finito per logorare più loro stessi che i russi. Certo, dover ammettere di aver perso quella città dopo averla difesa con tanta tenacia è oggettivamente un duro colpo per Kiev. Per questo ora Zelensky ha bisogno di riscattare questa dura sconfitta.

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L'annunciata controffensiva potrebbe servire a questo scopo?

La decisione di Zelensky di difendere Bakhmut a oltranza potrebbe essersi rivelata sbagliata, visti gli esiti di quella lunga battaglia. Per questo ora gli ucraini devono dimostrare di saper prendere l'iniziativa e di poter riequilibrare la situazione. Tutti aspettano che la controffensiva scatti, e in questo senso io continuo ad avere molti dubbi: sono convinto che non si tratterà di un'azione in grado di rovesciare completamente la situazione sul campo, ma che per Kiev sia fondamentale a questo punto riconquistare almeno una porzione di territorio da poter mostrare al mondo, in particolar modo agli alleati. Dal successo, anche parziale, di questa controffensiva infatti dipenderà non tanto l'esito immediato della guerra, quanto la decisione dell'Occidente di continuare a supportare l'Ucraina con entusiasmo. La pubblica opinione americana, ma anche quella europea, vuole un risultato da Kiev.

Un fallimento della controffensiva ucraina potrebbe quindi determinare un calo del sostegno all'Ucraina da parte dei suoi alleati?

Questa è la grande speranza di Putin. Il Cremlino punta molto sul fatto che le truppe russe riescano a contenere la controffensiva e che di fronte a questo fallimento sia l'Occidente a spingere per la pace, congelando la situazione sul terreno. Naturalmente un "nulla di fatto" dell'offensiva ucraina rappresenterebbe un disastro. Kiev deve ottenere dei risultati concreti entro la fine dell'estate.

Dove potrebbe essere lanciata la controffensiva ucraina?

Fino a qualche settimana fa tutti si aspettavano una manovra sull'asse Zaporizhzhia-Mariupol fino al Mare di Azov. È da un po' tuttavia che non se ne parla più perché si tratta di una manovra troppo prevedibile, di conseguenza i russi si sono ben trincerati in quella zona. È più probabile che gli ucraini stiano pianificando un'azione più limitata, magari di nuovo nella zona di Kharkiv.

Cosa significano per la Russia gli attacchi subiti nei giorni scorsi a Belgorod da parte, presumibilmente, di oppositori al regime di Putin?

Non darei al momento grossa importanza a quelle azioni oltre il confine russo. So che il generale Luigi Chiapperini, con cui di solito sono d'accordissimo, considera quelle azioni un durissimo colpo per il Cremlino, tuttavia secondo me è ancora presto per dirlo. Iniziative di questo tipo sono soprattutto dimostrative, rappresentano un'oggettiva ferita al prestigio della Russia, che non è stata in grado di difendere le sue frontiere. Però mi sembra che per adesso gli obiettivi colpiti siano stati molto limitati: lanciare sporadici attacchi e conquistare un paio di villaggi per 12 ore non serve a molto, mentre far saltare un deposito di armi avrebbe ben altro significato. Aspettiamo a valutare le azioni di questi partigiani in futuro. Solo tra un po' capiremo se possono davvero far male al regime di Putin.

Nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo volto ad addestrare piloti ucraini all'impiego di caccia F-16. Perché Kiev considera questi aerei imprescindibili per il prosieguo della guerra?

Partiamo da un presupposto: oltre le frontiere della Russia possono fare la guerra solo i russi. Questo significa che l'aviazione di Kiev non potrà mai sconfinare, ma dovrà limitarsi a tentare di costruire una superiorità aerea sui cieli dell'Ucraina, impedendo ai jet russi di effettuare attacchi al suolo. Anche in una campagna terrestre come quella in atto il domino del cielo resta indispensabile, e gli F-16 serviranno proprio a questo: a impedire, o quantomeno limitare, le azioni dei caccia di Mosca a supporto delle loro troppe a terra. I tempi per addestrare piloti all'impiego di F-16 tuttavia sono molto lunghi, potrebbe essere necessario quasi un anno. Per questo escludo che vedremo quegli aerei in azione nei prossimi mesi.

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