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Guerra in Ucraina

Perché dobbiamo aspettarci più guerra e meno trattative, dopo il discorso di Putin

L’analista Anton Barbashin interpreta per Fanpage.it le parole del presidente russo. Segnalati episodi di coercizione per l’arruolamento “volontario” nelle forze armate. Mentre restano oscuri i veri scopi del Cremlino. Che “potrebbe volere sempre di più”.
A cura di Riccardo Amati
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“Nessuna chance per la diplomazia”: il discorso di Vladimir Putin alla parata del 9 maggio indica che la guerra “continuerà come minimo fino alla fine dell’estate”, dice Anton Barbashin direttore editoriale di Riddle, pubblicazione specializzata sulla politica della Russia. Anche se il presidente non l’ha annunciata ufficialmente “ci sarà una mobilitazione nascosta, per arruolare più persone possibile”. Anche con metodi coercitivi, spiega Barbashin a Fanpage.it

Le parole pronunciate da Putin dimostrano che lo zar è alle corde?

Non ha affermato in alcun modo che la Russia sta vincendo né che sta raggiungendo gli obiettivi che si era data. Non ha fissato alcun limite di tempo. Non direi che dal discorso si capisca che Putin è costretto all’angolo. Ma le parole di Putin riflettono il fatto che le cose non stanno andando come voleva. Ha detto ai russi che devono aspettarsi la continuazione del conflitto nei mesi a venire.

C’è ancora spazio per la diplomazia, secondo quel che ha detto il presidente?

No, al  momento no.  Il discorso ha riguardato la necessità di raggiungere una vittoria militare e di proseguire i combattimenti in Ucraina. Anche se non ha mai menzionato l’Ucraina ma solo la lotta contro l’Occidente o comunque contro i nemici. Una lotta intrapresa in quel che la Russia sostiene essere il suo proprio territorio storico, come ha sottolineato Putin. Rifiutando l’esistenza stessa dell’Ucraina. E nelle sue parole non c’è stato accenno alla diplomazia. Non ha in alcun modo riconosciuto che sia necessaria. Da questo punto di vista non c è nessuna novità positiva né da parte russa né da parte ucraina. Per adesso entrambi i contendenti continuano a giustificare la guerra e a gettare sempre più risorse nel conflitto.

Il presidente non ha proclamato vittoria ma ha insistito sulla lotta dei russi contro l’Occidente e quello che definisce come “nazismo”. È riuscito a dare una copertura ideologica al conflitto?

Ha cercato di paragonare questa guerra a quella dell’Urss contro la Germania nazista. Ricordando quella, di vittorie. E sottolineando le perdite subite allora e oggi in Ucraina. Il messaggio è che è bello e giusto sacrificarsi per qualcosa di più grande. Come fecero i sovietici nella Seconda guerra mondiale.

La popolazione russa sostiene la guerra, ma non c’è poi tutto questo entusiasmo. È un supporto fondato su un mix di sentimenti non tutti positivi  – dicono i sociologi. Ma i russi capiscono cosa sta succedendo in Ucraina?

No. la maggioranza dei russi ha l’idea che fornisce loro la propaganda. Secondo cui le forze armate di Mosca stanno combattendo i nazisti e non colpiscono obbiettivi civili in Ucraina.  Soprattutto, la maggioranza dei russi pensa che la guerra l’abbia voluta la Nato. La popolazione ha un’idea molto falsata di quel che sta succedendo e delle responsabilità che ci sono a monte. La colpa è dell’Occidente, dicono. E non vogliono sentire altro. Ogni tentativo di spiegare come stiano effettivamente le cose tocca corde sensibili ed è destinato a fallire. Difficile convincerli che le cose sono il contrario di quanto sostiene la propaganda. Quindi, quando si dice che i russi sostengono la guerra si dice il vero. Ma il loro supporto è per una un versione molto peculiare della guerra.

Comunque la popolazione appare essersi almeno in parte mobilizzata, da quando è iniziata la cosiddetta “operazione militare speciale”. E la mobilitazione sociale è una caratteristica dei regimi totalitari. L’autoritarismo del regime si sta trasformando in totalitarismo?

Certo non si tratta dell’autoritarismo degli anni ’30, ma ultimamente il sistema è diventato senz’altro più duro, e la guerra in Ucraina è un catalizzatore di questo processo.

Putin non ha indicato strade per la fine di questa guerra. Significa che sarà ancora lunga?

Ha detto che “nessun prezzo è troppo alto” per la vittoria. E che la Russia continuerà a combattere. Ma il problema oggettivo è che la Russia non ha risorse sufficienti: le forze  armate non hanno abbastanza personale per raggiungere gli obbiettivi bellici prefissati. Per questo al Cremlino ci si chiede se non sia il caso di proclamare una mobilitazione del Paese e richiamare la popolazione in massa alle armi.

Ma è davvero una cosa possibile? Sarebbe digerita dalla popolazione?

La popolazione, in generale, non vuole andare a combattere in Ucraina. Non credo quindi che sarà proclamata la mobilitazione di massa. Si cercherà di arruolare più persone possibile ma senza alcun proclama. Si tratterà di una mobilitazione “speciale”, o nascosta. Si convinceranno i cittadini a presentarsi volontari.

Usando anche metodi coercitivi? Sui social si legge di lavoratori chiamati a esami medici in vista di un arruolamento “volontario” pena il licenziamento o la prigione. Ne ha scritto anche Verstka.Media. 

Proprio così.

Un’alternativa alla mobilitazione, se si vogliono accelerare i tempi della guerra, è una escalation. Che potrebbe anche essere nucleare. 

Ritengo che i riferimenti alla possibilità di una escalation nucleare e di una terza guerra mondiale siano solo retorici. È una possibilità, un’ipotesi. Ma la probabilità che si arrivi a tanto mi sembra minima. Certo, tutto dipende dalla salute mentale dei responsabili della politica russa.

Come andrà a finire?

La possibilità è che una delle due parti esaurisca le sue forze, o che accada a entrambe. Nel caso della Russia, il problema sono le risorse finanziarie e militari che dovranno essere trasferite sul teatro ucraino. Direi che il limite di tempo è la fine dell’estate, per il coinvolgimento della Russia nel conflitto. È troppo presto per prevedere alcunché oltre quel margine, perché non sappiamo come andranno i combattimenti né se l’economia russa sarà in grado di resistere alla guerra e alle sanzioni. Ma nei prossimi mesi di certo sarà guerra. Nel discorso, e veramente anche prima,  Putin non ha stabilito alcun comprensibile scopo finale dell’operazione. Quindi, tecnicamente la guerra potrebbe essere combattuta su più fronti fin quando esisterà l’Ucraina. Tutto questo è aperto a diverse interpretazioni. Finora sembra comunque che il presidente intenda proseguire le ostilità per tutto il tempo necessario fino ad acquisire un qualche tipo di vittoria militare. Grazie alla quale possa dichiarare il successo di Mosca e imporre un accordo a Kyiv secondo le condizionI russe. Ma questa è una visione ottimista, tutto sommato. Perché, per quel che traspare, Putin potrebbe voler ottenere molto di più di una semplice vittoria militare. Insomma, le  cose non promettono per niente bene.

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