“Perché a Gaza non entrano latte, cibo e medicine?”, il dolore di una mamma: “Perderò la mia bimba”

“Il mondo non può aprire i valichi per far entrare latte, cibo e medicine a Gaza? Tutto ciò che voglio è che mia figlia viva come tutti gli altri bambini del mondo", è il grido di dolore di Najwa Aram, 23enne palestinese la cui bimba, nata a novembre, non ha conosciuto altro che distruzione e fame. Come tutti i palestinesi, dall’inizio dell’attacco israeliano a Gaza, seguito al massacro del 7 ottobre, Najwa Aram ha dovuto lasciare la sua casa distrutta dai bombardamenti e vaga tra i campi profughi affidandosi agli aiuti umanitari.
Ad aggravare la sua condizione la cecità del marito e soprattutto i problemi fisici della primogenita, affetta da una grave malnutrizione come tanti bimbi a Gaza. La piccola infatti ha avuto un problema all'esofago che le ha reso difficile bere il latte materno e l'ha resa dipendente dal latte artificiale specializzato, la cui disponibilità a Gaza è estremamente limitata.

"Quando è nata, era bellissima nonostante la debolezza visibile sui suoi lineamenti", ha detto la donna alla Bbc, aggiungendo: "Ma ora è innaturalmente magra. I bambini della sua età dovrebbero pesare sei chili o più, ma lei ne pesa meno di 4″. Najwa, che ha scoperto il mese scorso di essere incinta del suo secondo figlio, ora vive nel terrore di perdere la bimba.
La famiglia non ha fonti di reddito e si affida a gli aiuti che a Gaza scarseggiano dopo il blocco israeliano. Inoltre le cure sanitarie a cui è costretta la neonata sono praticamente impossibili nei pochi ospedali ancora in funzione nella Striscia. "Soffro anche di malnutrizione. Eppure, cerco di allattarla ma lei si rifiuta e continua a piangere, respingendomi completamente" ha spiegato la 23enne.

A marzo il latte artificiale in ospedale aveva funzionato facendo aumentare di peso la bimba fino a 4 kg ma, dopo le dimissioni, la neonata è tornata a perdere peso. "I medici stanno facendo tutto il possibile per prendersi cura di lei, ma non tollera il latte artificiale che le preparano. La situazione in ospedale è pessima. Ci sono sei pazienti in ogni stanza. Ovunque si guardi, si vede sofferenza” ha detto Najwa.
"Siamo impotenti di fronte ai loro bisogni: non possiamo fornire cibo, integratori, farmaci o vitamine adatti alle loro condizioni" ha confermato il direttore del reparto pediatrico e maternità del complesso medico Nasser, concludendo: “Invito il mondo a considerarci esseri umani: siamo stati creati come tutti gli altri."