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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Patrick Zaki interrogato in carcere su alcuni scritti del 2013: è la seconda volta dall’arresto

Patrick Zaki è stato interrogato per la seconda volta dal suo arresto. L’attivista ha dovuto rispondere alle domande su alcuni scritti risalenti al 2013. Zaki è accusato di propaganda sovversiva e terrorismo tramite la diffusione di notizie false su internet, ma le prove a sostegno di quest’accusa sono state presentate solo una volta durante i processi.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Patrick Zaki è stato interrogato per la seconda volta in carcere. Si tratta della seconda volta dal 13 luglio. Oggetto del nuovo interrogatorio, alcuni scritti risalenti al 2013. Articoli che secondo l'accusa l'attivista avrebbe scritto prima ancora dei post (falsi) pubblicati online che costituirebbero la prova mai mostrata per l'accusa di propaganda sovversiva su internet. Durante il primo interrogatorio, Zaki ha dovuto rispondere alle domande sulla sua attività in Italia e sul suo operato nell'ambito della difesa dei diritti umani. In quel frangente, ha dovuto anche difendersi dall'accusa di terrorismo e tentativo di sovvertire il governo con alcuni post pubblicati su Facebook. Quel materiale, però, non sarebbe opera di Patrick e nonostante sia provata l'innocenza del 30enne che studiava in Italia, da quasi due anni è ormai in carcere.

Questa volta, Patrick è stato chiamato a testimoniare su alcuni articoli scritti tra il 2013 e il 2019. Queste nuove prove dovrebbero sostenere la tesi della giustizia egiziana sulla propaganda sovversiva. "Anche se quegli articoli fossero opera di Patrick – scrive il comitato di attivisti Patrick Libero, costantemente impegnato nel mantenere i rapporti con i familiari dell'attivista – sarebbero soltanto la prova che un individuo ha esercitato un suo diritto fondamentale all'informazione e alla ricerca". Patrick è stato arrestato il 7 febbraio del 2020 all'aeroporto internazionale del Cairo. L'attivista stava tornando in Egitto per una breve vacanza con la famiglia. Subito dopo, sarebbe rientrato a Bologna dove studiava. Fermato con l'accusa di propaganda sovversiva è stato portato a Mansoura, dove per ore è stato interrogato e minacciato. Al giovane sono state chieste inoltre informazioni su Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto nel 2016.

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