Netanyahu ordina una nuova escalation “intensiva” della guerra a Gaza e la deportazione dei palestinesi

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato oggi pomeriggio in un video pubblicato su X che Israele è "alla vigilia" di una nuova offensiva a Gaza, delineando un’intensificazione della campagna militare iniziata il 7 ottobre 2023 con l’invio di decine di migliaia di soldati e la deportazione dei civili palestinesi verso sud.
In un video diffuso sui social media e pubblicato proprio mentre migliaia di riservisti israeliani ricevevano le notifiche di richiamo, Netanyahu ha riferito che i vertici militari del Paese hanno raccomandato un’escalation "intensiva" del conflitto, che va avanti ormai da 18 mesi. "È il momento di lanciare le mosse finali", ha dichiarato, sottolineando che l’obiettivo resta il ritorno a casa degli ostaggi ancora detenuti nella Striscia.
Il premier ha ribadito che Israele "non ha ancora finito" la sua missione e si trova "davanti al traguardo", lasciando intendere che l’operazione militare si trovi in una fase cruciale. "Non rinunceremo a nessuno", ha promesso, escludendo che l’ampliamento dei combattimenti implichi un abbandono degli sforzi per salvare gli ostaggi.
Netanyahu ha motivato la nuova fase offensiva con l’intento di aumentare la pressione su Hamas, affermando che solo colpendo ancor più duramente il gruppo palestinese si potrà ottenere un cambiamento nei negoziati, attualmente in stallo. La mossa arriva mentre la diplomazia internazionale, con un imminente viaggio del presidente Donald Trump nella regione, starebbe tentando di riattivare il dialogo per un cessate il fuoco, rotto unilateralmente da Israele il 18 marzo. Secondo fonti governative, l’operazione includerà una nuova strategia di occupazione da parte dell’esercito israeliano, per impedire il ritorno di Hamas nelle aree "liberate".
Le dichiarazioni di Netanyahu hanno subito sollevato critiche, sia dall’opposizione politica che da famiglie degli ostaggi, preoccupate che un’ulteriore escalation metta in pericolo la vita dei loro cari. Migliaia di persone si sono radunate per un sit-in di fronte agli uffici del primo ministro a Gerusalemme e – stando a quanto riferisce Haaretz – la polizia è intervenuta per sgomberare i manifestanti. Una persona è stata fermata. I dimostranti, spiega il giornale, si sono così messi in marcia in direzione della Knesset.
Anche l'Unione Europea si è detta "preoccupata per l'estensione delle operazioni delle forze israeliane a Gaza, che porterà a ulteriori vittime e nuove sofferenze per la popolazione palestinese". Lo ha dichiarato un portavoce della Commissione UE rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso del briefing quotidiano con la stampa a Bruxelles. "Esortiamo Israele ad esercitare moderazione", ha aggiunto. "L'Alto rappresentante ha chiaramente indicato che i negoziati sono l'unica via", ha poi osservato. "È essenziale un ritorno al cessate il fuoco, che conduca alla liberazione degli ostaggi e alla fine delle ostilità", ha inoltre dichiarato il portavoce UE. Infine, l'Unione chiede lo sblocco della distribuzione degli aiuti umanitari e il ripristino dei servizi essenziali a Gaza.