Olanda, cade il governo di destra: Wilders ritira il sostegno alla maggioranza, cosa succede ora

Il governo dei Paesi Bassi è caduto. Lo hanno annunciato i leader dei partiti che formavano la coalizione di destra-estrema destra dopo che il Pvv, partito nazionalista e populista guidato da Geert Wilders, ha ritirato il suo sostegno alla maggioranza. In Olanda, nelle ultime settimane lo scontro interno si era intensificato sul tema delle migrazioni, in particolare sulle norme che regolano l'asilo. Pochi giorni fa Wilders aveva avanzato delle richieste ben più estreme di quelle concordate dalla coalizione alla nascita del governo, dicendo che se non fossero state accolte si sarebbe tirato fuori. Due riunioni straordinarie svoltesi lunedì sera e martedì mattina per tentare di ricucire lo strappo non sono bastate.
È durata meno di un anno, dunque, l'esperienza del governo di destra guidato dall'indipendente Dick Schoof, 67enne ex capo dei servizi segreti: era entrato in carica a luglio 2024. A comporlo erano il Pvv, il partito degli agricoltori Bbb, il partito di centrodestra Nsc (Nuovo contratto sociale) e i liberali del Vvd. Erano serviti oltre sei mesi di tempo per trovare l'accordo di governo. La forza principale era proprio il Pvv di Wilders, che aveva di fatto vinto le elezioni a novembre 2023, e il partito esprimeva anche la ministra per la Migrazione, Marjolein Faber. Ma questo non è bastato a ottenere le riforme desiderate. Ecco cosa succede ora.
Wilders non riesce a far passare le leggi sui migranti e fa cadere il governo in Olanda
La caduta del governo è arrivata invece a seguito di uno scontro sull'immigrazione. Un progetto di legge del Pvv sul tema era in lavorazione da mesi: l'obiettivo era di ridurre drasticamente il numero di domande d'asilo nel Paese. Un tema che Wilders aveva in parte accantonato durante le trattative per la formazione del governo, solo per tirarlo nuovamente fuori poco dopo la sua nascita.
Ma i lavori procedevano a rilento, e già a febbraio il Consiglio di Stato era intervenuto dicendo che il testo era scritto "in modo approssimativo". In quell'occasione, Wilders aveva attaccato i giudici definendoli "burocrati non eletti" (un linguaggio non lontano da quello di Donald Trump e della destra di governo italiana) e aveva minacciato di ritirare l'appoggio al governo.
La settimana scorsa il leader del Pvv era tornato all'attacco: "Il governo deve chiudere le frontiere ai richiedenti asilo entro poche settimane, altrimenti ce ne andiamo", aveva detto in una conferenza stampa. In quell'occasione aveva anche presentato un nuovo piano, in dieci punti, che prevedeva una stretta sull'asilo. E andava ben oltre ciò che i partiti avevano concordato come coalizione.
Uno strappo a tutti gli effetti, insomma. Tra le altre cose si chiedeva di chiudere le frontiere ai richiedenti asilo, usando l'esercito per farlo, e di rimpatriare subito i rifugiati siriani che si trovano nel Paese con un permesso di soggiorno temporaneo. Condizioni sostanzialmente inaccettabili per gli altri partiti, e infatti le riunioni degli ultimi due giorni sono servite a poco. Così Wilders oggi ha fatto l'annuncio: "Nessuna firma per i nostri piani di asilo. Nessuna modifica all'Accordo quadro principale. Il Pvv lascia la coalizione".
Il governo aveva rischiato di cadere già sei mesi fa per razzismo
La vita del governo di Schoof era stata da subito complicata. A novembre dello scorso anno, quando l'esecutivo era in piedi da pochi mesi, si era dimessa la sottosegretaria alle Finanze Nora Achahbar, del Nsc (centrodestra). Il motivo: le frasi razziste che sarebbero state pronunciate durante una riunione del Consiglio dei ministri, a seguito delle violenze dopo una partita di calcio tra Maccabi Tel Aviv e Ajax.
In quell'occasione il Pvv aveva apertamente accusato "l'immigrazione e l'Islam" di essere responsabili per le violenze. A porte chiuse, evidentemente, il linguaggio era stato anche più forte e in particolare avrebbe colpito i "marocchini". Achahbar è di origini marocchine, e si era dimessa condannando gli "atteggiamenti polarizzanti" del governo nelle settimane precedenti. Per alcune ore era sembrato che anche tutti i ministri del Nsc si sarebbero tirati indietro. Poi la linea era cambiata e l'esecutivo era rimasto in piedi.
Cosa succede ora
Nei Paesi Bassi, la scelta di Geert Wilders di ritirare i ministri del suo partito, il PVV, ha provocato sgomento e indignazione tra i partner della coalizione, segnando di fatto la fine del governo guidato dal premier Dick Schoof. La crisi politica apertasi ora dovrebbe condurre alle dimissioni ufficiali del primo ministro Schoof, che resterebbe in carica solo per l'ordinaria amministrazione. A quel punto, spetterà al re Willem-Alexander avviare un nuovo giro di consultazioni con i leader dei partiti per valutare la possibilità di una nuova maggioranza. Se nessuna soluzione emergesse, l'unica via resterebbe quella delle elezioni anticipate. Secondo gli ultimi sondaggi, il PVV mantiene un lieve vantaggio sul VVD, ma la legge proporzionale rende altamente probabile una nuova fase di stallo politico, anche in caso di ritorno alle urne.