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Moody’s taglia il rating degli Usa per la prima volta dal 1919, perché per Trump è una pessima notizia

Moody’s ha abbassato il rating degli Stati Uniti, portandolo da Aaa a Aa1. Gli Usa avevano un punteggio perfetto dal 1919, e Moody’s era l’ultima delle tre agenzie di rating che ancora glielo assegnava. L’amministrazione Trump ha risposto attaccando, ma il declassamento potrebbe essere il segnale di una crisi più profonda per gli Usa.
A cura di Luca Pons
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L'agenzia di rating Moody's ha abbassato, o ‘declassato', il rating degli Stati Uniti. I titoli di Stato degli Usa sono passati da Aaa, il punteggio più alto in assoluto, a Aa1. Era dal 1919 che gli Stati Uniti non scendevano al di sotto della tripla A nelle valutazioni dell'agenzia. Moody's era anche l'ultima delle grandi agenzie a dare il massimo dei punti agli States: Fitch li aveva declassati nell'agosto 2023, Standard & Poor's nel 2011 dopo la crisi del debito. Insomma, con l'amministrazione Trump il Paese ha perso l'ultimo punteggio perfetto che aveva.

I motivi della decisione di Moody's

L'agenzia ha spiegato che i motivi del declassamento non sono legati solo al governo in carica: "Diverse amministrazioni e Congressi non sono riusciti a trovare delle misure per invertire la tendenza che vede deficit annuali sempre più grandi e un costo degli interessi in aumento". Ovvero, negli ultimi anni il debito pubblico è cresciuto sempre di più, tanto che oggi vale 37mila miliardi di dollari, oltre 120% del Pil (l'Italia, che è tra i Paesi peggiori in Europa da questo punto di vista, è al 135%).

Ma se le ragioni di questo indebitamento vanno cercate negli anni scorsi, la gestione dell'attuale presidente non rende più tranquilli. Sono in programma tagli alle tasse – soprattutto per i più ricchi – che saranno compensati in parte riducendo i fondi per sanità, assistenza sociale e investimenti green, ma in parte con nuovo debito pubblico: 3.300 miliardi di dollari in dieci anni. Il progetto è stato fermato al Congresso per ora, anche con l'opposizione di alcuni Repubblicani, ma resta in lavorazione.

L'attacco dell'amministrazione Trump

Un portavoce della Casa Bianca, Kush Desai, ha commentato dicendo che l'amministrazione Trump si sta "concentrando per sistemare il pasticcio di Biden tagliando sprechi, truffe e abusi nel governo", e ha attaccato Moodys' dicendo che non ha "credibilità". Steven Cheung, direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, sui social ha definito "oppositore di Trump" un economista accusato di lavorare per Moody's (in realtà l'economista in questione, Mark Zandi, non si occupa dei rating).

Ma al di là degli attacchi politici, il declassamento è un brutto segnale per Trump e i suoi. L'aumento di debito pubblico è un problema perché più hai debito, più devi pagare i tuoi creditori, e quindi ogni anno hai soldi in meno che puoi usare per riforme e altri interventi. Ma soprattutto, se l'autorevolezza degli Stati Uniti vacilla, allora il rischio è che il tasso d'interesse che bisogna pagare a quei creditori salga.

Cosa rischiano gli gli Stati Uniti

Negli ultimi decenni l'economia statunitense è sempre stata considerata, di fatto, la più solida del pianeta. Perciò molti investitori erano disposti a fare prestiti agli Usa (comprando i loro titoli di Stato) accontentandosi di un tasso d'interesse piuttosto basso, a prescindere da cosa succedeva nel Paese. Il che dava agli Stati Uniti il privilegio di poter fare anche parecchio debito pubblico senza dover pagare un tasso maggiore a chi gli dava soldi. Cosa che non accade per altri Paesi, come ad esempio l'Italia, dove lo spread misura proprio quanto aumenta questo tasso rispetto alla Germania.

Ora però la situazione potrebbe cambiare. Ci sono stati anni e anni di debito pubblico in aumento (anche durante il primo mandato di Trump), e da quando il tycoon è entrato in carica la politica economica è stata sostanzialmente imprevedibile. Basta guardare a come sono stati gestiti finora i dazi. Così, il rating peggiora. E se gli Usa iniziano a non essere più reputati ‘infallibili', potrebbero essere obbligati a offrire agli investitori dei tassi d'interesse sempre più alti, ed essere obbligati a pagare più debiti ogni anno. Una spirale che, nel tempo, potrebbe mettere in crisi il loro primato nella finanza mondiale.

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