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Conflitto Israelo-Palestinese

“La guerra tra Hamas e Israele è un’ottima notizia per Putin”, dice l’ex del Cremlino Gallyamov

A Mosca “non si può che esser contenti dell’attacco di Hamas”, dice a Fanpage il politologo russo Abbas Gallyamov: “Permette un’offensiva mediatica per distrarre l’attenzione dall’Ucraina”. E “sdogana la guerra come normale” in vista delle presidenziali di marzo. Quando “si potrebbe creare una situazione rivoluzionaria in Russia”.
A cura di Riccardo Amati
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Vladimir Putin
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“Putin è certamente soddisfatto di quel che sta succedendo qui”, dice Abbas Gallyamov. “Si trova in una situazione win-win: comunque si mettano le cose, ha solo da guadagnarci”. Gallyamov, che fino al 2010 scriveva i discorsi del presidente russo, vive in esilio proprio in Israele. Ritiene che la carneficina nel Paese mediorientale abbia permesso al Cremlino di scatenare “una campagna informativa mirata alla riduzione del sostegno e dell’attenzione dell’Occidente nei riguardi dell’Ucraina”. L’attacco di Hamasha concrete ripercussioni positive per Mosca. Mette infatti in crisi la diplomazia mediorientale degli Usa, che puntavano a mediare un trattato di pace tra Arabia Saudita e Israele diventato ora quanto mai problematico. Inoltre, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi di gas e petrolio per i timori sugli approvvigionamenti, e l’economia russa vive di idrocarburi. Ma i vantaggi, secondo Gallyamov, sono soprattutto in quella che in Russia tutti chiamano “guerra dell’Informazione”.

Intanto, si è data implicitamente la colpa a Usa ed Europa, accusati di aver bloccato iniziative congiunte con Mosca per evitare la escalation della violenza in Medio Oriente. La Russia può addirittura proporsi come amante della pace e stigmatizzare gli Usa per “aver “preferito l’interferenza in Ucraina alla risoluzione del problema palestinese”, come ha detto l’ex presidente Dmitry Medvedev. E vari propagandisti — tra cui Sergei Mardan — hanno esplicitato soddisfazione perché “ora il mondo guarderà altrove, e non più a Kyiv. Questo tipo di narrativa si propone effetti rassicuranti anche per la audience interna: si tratta di convincere i russi che alla comunità internazionale dello sforzo bellico di Kyiv importa sempre meno, e che comunque nel mondo le guerre sono la normalità. L’obbiettivo è cruciale, spiega Gallyamov. Perché la popolazione si è stufata della “operazione speciale”: tra sei mesi, quando si voterà per le presidenziali, “in Russia potrebbero crearsi le condizioni per una rivoluzione o un colpo di Stato”

Putin può sfruttare a suo vantaggio la guerra tra Israele e Hamas?

In molti modi. Il Cremlino ha alleati all’interno dei Paesi occidentali, e questa situazione può permettere loro di insidiare la politica dei rispettivi governi. Un esempio: i repubblicani statunitensi possono ora aver gioco facile contro Biden che chiede stanziamenti per ulteriori aiuti all’Ucraina, avanzando l’argomento che ora è il tradizionale alleato mediorientale ad aver più bisogno di aiuto. E, più in generale, spingendo per l’isolazionismo dell’America in un mondo sempre più pericoloso.

Il ministro degli Esteri Lavrov ha detto al capo della Lega Araba, l’egiziano Abul Gheit, che “la Russia lavorerà per fermare la carneficina in Israele”. Il suo viceministro Bogdanov aveva premesso che se avesse avuto sentore dell’aggravarsi della situazione, il Cremlino lo avrebbe impedito. Cos’è, un tentativo di proporsi come pacifisti e mediatori?

Le autorità di Mosca stanno cercando di far sembrare la Russia un Paese amante della pace. Ma in realtà sono soddisfatte di quanto sta succedendo.

Non vorrà mica dirci che Putin è stato contento dell’attacco di Hamas ad Israele?

Conoscendolo, penso proprio che sia così.

Ma ha sempre avuto un buon rapporto con Netanyahu. E anche se la guerra in Ucraina ha reso più difficili le relazioni, Israele non ha mai fornito a Kyiv armi letali. Tanto che a Mosca nemmeno lo si considera parte dell’”Occidente collettivo” in “lotta esistenziale” con la Russia…

Nonostante tutto questo, Putin non può che essere contento. Perché agli occhi del mondo era un paria, un appestato. Oggi può “vendersi” come un normale statista. Impegnato in una guerra, come altri statisti di Paesi importanti. In questo caso, Israele.

Ma allora il Cremlino da che parte sta, in questo conflitto? Non ha mai avuto simpatia per le organizzazioni terroristiche, anche se ha rapporti con Hamas…

Comunque vada, non ha molto da perdere. Credo che sarebbe servito meglio da una vittoria di Hamas, viste le relazioni privilegiate con l’Iran e i rapporti di forza in Medio Oriente. Ma non fa davvero il tifo per nessuno. Può permettersi di stare a guardare.

Vuol dire che questa tragedia vede Putin in una situazione comunque vincente?

Sì, direi proprio che è la classica situazione win-win, per Putin.

L’offensiva mediatica lanciata dagli spin-doctor del Cremlino subito dopo l’attacco di Hamas contro Israele ha come obiettivo anche la audience interna?

Certamente. Tra i vantaggi che il Cremlino può trarre dal conflitto in Israele, il principale è forse quello di “sdoganare” le guerre, indicando ai russi che nel mondo sono la normalità, e che la cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina non ha nulla di particolare. La sensazione sempre più cupa della maggior parte della popolazione è infatti che il regime abbia portato il Paese in una situazione di anormalità, e per questo il sostegno alla guerra è in drastica diminuzione (al minimo di sempre, intorno al 30%, secondo i più recenti sondaggi dell’istituto statistico indipendente Levada, ndr).

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