La blogger che mostrò il lockdown di Wuhan rischia di morire in carcere: è in sciopero della fame

Rischia di morire Zhang Zhan, la prima giornalista cinese che mostrò al mondo il lockdown di Wuhan nel gennaio del 2020, subito dopo lo scoppio del primo focolaio di Covid-19. La blogger sta scontando una condanna a quattro anni di carcere, emessa il 28 dicembre 2020 al termine di un processo durato solo tre ore, per aver "fomentato dispute e provocato problemi". Ma la situazione è ora precipitata, con la famiglia che ha chiesto l'intervento della comunità internazionale per salvarla. Zhan è infatti in sciopero della fame dal giugno del 2020. Nei mesi successivi è stata alimentata a forza e tenuta incatenata affinché non potesse rimuovere la sonda per l’alimentazione.
Il 31 luglio, a causa della gravità delle sue condizioni di salute, la 38enne è stata ricoverata in ospedale ma poi rimandata in carcere, dove ha proseguito la protesta. Rischia la morte se non riceverà cure mediche urgenti. Il 30 ottobre suo fratello Zhang Ju ha scritto su Twitter: "Non credo che vivrà molto a lungo. Se non ce la farà a superare l’inverno, spero che il mondo la ricorderà per ciò che è stata". Al momento viene alimentata tramite un sondino nasale perché rifiuta il cibo. Da qui la richiesta della famiglia e delle associazioni internazionali, tra cui Human Rights Watch e Amnesty, affinché le autorità cinesi "rilascino immediatamente la donna".
Ex avvocata poi giornalista, nel febbraio 2020 Zhan si era recata a Wuhan per indagare sullo scoppio della pandemia. Aveva poi denunciato sui social media le autorità che avevano arrestato reporter indipendenti e avevano intimidito le famiglie dei pazienti contagiati affinché rimanessero in silenzio. Non solo. Le immagini dei malati abbandonati nei corridoi degli ospedali aveva dato un'immagine drammatica delle condizioni sanitarie dell'emergenza. Poi nel maggio seguente di lei se ne persero le tracce fin quando non riapparve in carcere a Shanghai. Da allora, non può parlare con l’avvocato né incontrare i familiari, con i quali le sono concessi rari contatti telefonici sotto sorveglianza.