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Israele colpisce l’Iran: la mappa degli impianti nucleari di Teheran attaccati e le città sotto assedio

Un’ondata di raid aerei israeliani ha preso di mira i principali asset del programma nucleare e balistico iraniano, colpendo siti strategici come l’impianto sotterraneo di Natanz, basi militari e residenze di figure chiave del complesso difensivo di Teheran. La mappa che segnala gli impianti nucleari attaccati e le città colpite.
A cura di Francesca Moriero
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Durante la notte, l'aviazione israeliana ha sferrato una serie di attacchi mirati contro l'infrastruttura militare e nucleare iraniana, in quello che appare come il più vasto raid condotto da Israele sul suolo iraniano negli ultimi anni. I bersagli, selezionati sulla base di informazioni d'intelligence, includerebbero siti cruciali per lo sviluppo di armamenti nucleari, missilistici e infrastrutture di comando. L'obiettivo, almeno secondo quanto dichiarato da Israele, sarebbe quello di impedire proprio che Teheran raggiunga la capacità di produrre armi atomiche. Il fulcro dell'operazione è stato il sito di arricchimento dell'uranio di Natanz, nella provincia di Esfahan, il più grande impianto del genere in Iran. Una mappa diffusa dalle forze armate israeliane mostra i punti colpiti all'interno del perimetro, compresa l'area sotterranea con sale di centrifugazione, sale elettriche e supporti infrastrutturali essenziali.

È qui che l'Iran ha prodotto gran parte del combustibile nucleare arricchito, compreso quello a livelli vicini a quelli da arma; il sito, scavato sotto decine di metri di roccia e cemento, sarebbe ora stato danneggiato in modo significativo, secondo fonti indipendenti e immagini satellitari. A Teheran, le esplosioni hanno poi squarciato il silenzio della notte in più quartieri: sono stati colpiti gli impianti dell'Organizzazione per le Industrie Aerospaziali in piazza Nobonyad, cuore della produzione missilistica nazionale; altri bersagli hanno incluso Lavizan, da tempo sospettato di ospitare un sito nucleare segret, e Andarzgou, sede di una centrale elettrica strategica. Lungo via Patrice Lumumba, arteria urbana legata alla rete militare, sono state poi segnalate altre fortissime detonazioni nella notte e nella mattina di oggi, mentre il complesso di Asatid-e Sarv, abitato da ingegneri e scienziati legati alla difesa, veniva centrato in pieno. Nelle immagini verificate dal New York Times, si vede poi del fumo denso alzarsi anche da edifici civili e militari precedentemente colpiti, incluso un palazzo a Saadat Abad. Secondo quattro funzionari iraniani, Israele avrebbe effettuato anche attacchi mirati contro generali e alti ufficiali, in quelli che appaiono dunque, come veri e propri assassinii selettivi.

Più a nord, anche la città di Tabriz è stata travolta da almeno due ondate di bombardamenti. Il principale aeroporto della città è stato poi completamente distrutto, sempre stando a fonti locali: le immagini che circolano in rete mostrano infatti colonne di fumo nero alzarsi dalla pista. L’attacco su Tabriz segna un’estensione geografica delle operazioni, che sembrano puntare a colpire anche le rotte logistiche interne e le capacità di risposta dell’Iran. Tra gli altri obiettivi figurano poi anche siti meno noti al grande pubblico ma fondamentali per l'autonomia militare di Teheran: è il caso della società Pars Garna, con sede in via Langari, legata alla costruzione di tunnel sotterranei come quelli di Parchin, e sospettata di lavorare su tecnologie avanzate di arricchimento laser. Anche Shiraz, nel sud-ovest del Paese, sarebbe stata colpita: l'emittente di Stato iraniana ha parlato infatti di "esplosioni nelle periferie", confermando che anche in questa zona sarebbero presenti installazioni sensibili.

L'impressione, almeno oggi, è che Israele non si sia limitata a un atto dimostrativo, ma abbia lanciato una vera e propria campagna di paralisi tecnologica e militare del programma nucleare iraniano; la simultaneità degli attacchi, l'ampiezza geografica e la scelta dei bersagli lasciano intuire un'operazione pianificata da tempo. In risposta, Teheran ha promesso "una reazione durissima" e ha lanciato un centinaio di droni verso Israele, anche se finora non si registrano danni significativi.

Il Medio Oriente si trova dunque ora sull'orlo di un nuovo livello di confronto, in una fase in cui la deterrenza sembra aver lasciato il posto all’azione diretta.

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