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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Ora Israele ha deciso di conquistare Gaza e deportare la popolazione palestinese verso Sud

Il gabinetto di sicurezza del governo israeliano ha approvato un piano di escalation militare che prevede l’occupazione di Gaza e la deportazione dei suoi abitanti nel sud della Striscia. Intanto l’ONU denuncia una crisi umanitaria senza precedenti: “I leader mondiali devono agire ora. Ogni giorno di attesa costa vite umane”.
A cura di Davide Falcioni
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Israele si prepara a una nuova escalation militare a Gaza. Dopo aver ucciso oltre 53mila persone e averne ferite centinaia di migliaia Tel Aviv ha dichiarato di voler "conquistare" l’intero territorio palestinese per instaurarvi una presenza stabile e presumibilmente definitiva. Lo ha annunciato il governo israeliano ieri sera, dopo l’approvazione unanime del piano da parte del gabinetto di sicurezza.

Il nuovo progetto bellico israeliano costituirebbe un netto incremento delle operazioni militari finora condotte e prevede un’offensiva più intensa finalizzata a prendere il controllo completo della Striscia di Gaza e deportare la popolazione civile verso sud. Non solo: nei piani di Tel Aviv la distribuzione degli aiuti umanitari non sarà delegata a agenzie dell'ONU, bensì a società private che dovrebbero consegnare cibo, acqua e beni di prima necessità direttamente alle famiglie gazawi.

Al fine di riuscire nell'"impresa", il capo di stato maggiore, tenente generale Eyal Zamir, ha annunciato la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti per permettere il dispiegamento dei soldati di leva sul fronte di Gaza. Zamir ha rifiutato la proposta di affidare all’esercito la distribuzione degli aiuti umanitari, affermando che tale compito spetta ad altre strutture, per l'appunto private. Il numero uno dell'IDF ha anche ammesso che l'operazione potrebbe mettere seriamente a repentaglio la vita degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.

L'ONU denuncia una crisi umanitaria senza precedenti

Da oltre due mesi, le autorità israeliane impediscono l'ingresso di ogni tipo di rifornimento nella Striscia di Gaza, compresi quelli essenziali alla sopravvivenza della popolazione. La situazione è drammatica: i forni sono chiusi, le cucine comunitarie non funzionano più, i magazzini sono vuoti e molti bambini soffrono la fame.

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Secondo quanto denunciato dalle Nazioni Unite, Israele sta cercando di smantellare l’attuale sistema di distribuzione degli aiuti umanitari, gestito dall’ONU e dalle organizzazioni partner. In alternativa, propone un modello che prevede la consegna degli aiuti attraverso centri di raccolta controllati dall’esercito israeliano, condizione che violerebbe i principi fondamentali dell’intervento umanitario.

"Il piano presentato – affermano le agenzie dell’ONU – escluderebbe intere aree di Gaza, in particolare le fasce più vulnerabili e meno mobili della popolazione. Inoltre, spinge i civili verso zone militarizzate per ricevere razioni, mettendo a rischio le loro vite e quelle degli operatori umanitari".

L’ONU ha ribadito il proprio rifiuto a collaborare con qualsiasi schema che non rispetti i principi di umanità, imparzialità, indipendenza e neutralità. Una posizione condivisa da tutte le agenzie delle Nazioni Unite e dalle organizzazioni non governative presenti nei Territori Palestinesi Occupati. "Siamo pronti a riprendere immediatamente la distribuzione di aiuti vitali – spiegano i responsabili umanitari – ma servono accessi sicuri e senza condizioni. Le scorte sono pronte, attendono solo che il blocco venga revocato". Le Nazioni Unite lanciano un appello urgente alla comunità internazionale: "I leader mondiali devono agire ora. Ogni giorno di attesa costa vite umane".

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