In Russia chi protesta contro la guerra perde il lavoro

Kamran Manafly ha 28 anni ed è un insegnante di geografia in Russia. si sente un insegnante nonostante il fatto che abbia perso quel posto di lavoro pochi giorni fa dopo un post pubblicato su Instagram. L'ultima foto postata da Kamram è dell'8 marzo, pochi giorni prima che la Russia perdesse l'accesso al social network. "Ho una mia opinione che chiaramente non coincide con quella dello Stato. Non voglio essere uno specchio della propaganda governativa e sono orgoglioso di non aver paura di dirlo" ha scritto l'insegnante 28enne sulla sua pagina personale a proposito della guerra in Ucraina. Il post è arrivato dopo una riunione del personale nella sua scuola al centro di Mosca. Durante l'incontro, l‘insegnante ha ricevuto ordine di non parlare della situazione in Ucraina agli alunni. Un invito al corpo docenti ad allinearsi su una versione comune che non distogliesse dalle informazioni fornite dal governo.
Dopo la pubblicazione del post correlato alla foto nella piazza principale di Mosca, la scuola gli ha chiesto di fare un passo indietro. Lui ha rifiutato, però ha anche capito che non c'era margine di discussione. Non ha cancellato la didascalia: semplicemente si è dimesso dal suo ruolo. "Amo tutti gli studenti che ho e tutti quelli che ho avuto – scrive ancora su Instagram -. La mia coscienza non mi tormenta".
Arrivato a scuola per firmare la propria lettera di dimissioni, si è visto impedire il passaggio all'interno dell'istituto. A quel punto, gli studenti hanno provato ad uscire fuori per salutarlo. Qualcuno ha chiamato la polizia, accusandolo di aver organizzato una manifestazione senza chiedere prima i permessi necessari. Le immagini dei bambini che si accalcano per salutare l'insegnante sono state trasmesse dalla BBC, che per prima ha raccolto la storia del docente 28enne. Con molte difficoltà quel giorno è riuscito a portare via alcune delle sue cose, poi il mattino dopo ha incontrato il preside della scuola. Manaflay ha nuovamente rifiutato di fornire spiegazioni formali su quanto pubblicato sui social e così l'istituto ha deciso di non accettare le sue dimissioni per licenziarlo in tronco. La motivazione è "comportamento immorale sul lavoro". Molte migliaia di russi, in particolare a Mosca e San Pietroburgo, hanno espresso la loro contrarietà alla guerra sul suolo ucraino, perdendo spesso il posto di lavoro.
Chi è sceso in piazza è stato arrestato e chi esprimeva il suo dissenso in altri modi si è visto schiacciato da un nuova legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde informazioni "false" sull'esercito russo. Il post di Manafly non ha però violato neppure quella legge: Novaya Gazeta infatti è riuscita a riportarlo per intero anche dopo l'entrata in vigore della norma.
La denuncia si inquadra in un contesto già preoccupate: di recente diversi giornalisti russi hanno abbandonato il Paese per costruirsi una nuova vita lontana dalla propaganda del Cremlino. Il caso principale è quello di Lilia Gildeeva, per anni volto di Channel One e voce della propaganda di Mosca. Dopo di lei, hanno detto addio alle reti russe anche i giornalisti Zhanna Agalakova, Maria Baronova, Vadim Glusker. Le dimissioni sono arrivate dopo il blitz di Marina Ovsyannikova che ha interrotto il TG per manifestare contro la propaganda governativa russa.