Il numero degli italiani in Islanda è quadruplicato in 12 anni: “Qui non esistono straordinari non pagati”

Il numero degli italiani in Islanda è quadruplicato dal 2012 al 2024, secondo i dati statistici ufficiali dall’Istituto nazionale Islandese. L'elaborazione è di Roberto Luigi Pagani che dal 2014 ha scelto proprio di stabilirsi a Reykjavík, dove insegna islandese medievale all'università.
Come racconta a Fanpage.it, Pagani non è sorpreso di questi dati: "Le ragioni per stabilirsi in Islanda sono molte e riguardano soprattutto la ricerca di pace e di una elevata qualità della vita. Per fare un esempio: qui non esistono straordinari non pagati".
La testimonianza: "Da quando ho lasciato la Pianura Padana per l'Islanda non ho più allergie"
Dai 66 del 1998 ai 770 del 2024 la presenza degli italiani in Islanda è cresciuta sempre più, e i motivi non sono solo economici. "C'è stato un picco prima del tracollo economico del 2008, e all’epoca l’attrattiva maggiore era economica: il potere d'acquisto della corona islandese era molto forte. Dopo il 2008 i numeri sono diminuiti e oggi stanno tornando ad aumentare, ma questa volta i soldi c'entrano solo marginalmente".

Pagani ha lasciato la sua Cremona per l'Islanda attratto dalla straordinaria cultura letteraria di epoca medievale, suo ambito di studi e specializzazione. A spingerlo a restare però sono stati anche altri fattori che hanno strettamente a che fare con la qualità della vita: "A Cremona c'è un'umidità, nebbia, e grossi sbalzi di temperatura, qui invece il clima è abbastanza stabile. Inoltre, la qualità dell’aria è incredibile, e chi viene dalla Pianura Padana lo nota. Da quando vivo in Islanda non soffro più di allergia".
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Al contrario di quello che si potrebbe pensare per un'isola scandinava al confine con il circolo polare artico, in Islanda il clima è mitigato dall'Oceano e questo evita le escursioni estreme che invece stanno diventando sempre più frequenti nei climi temperati. "D'estate non fa mai troppo caldo, è vero, ma anche in inverno è raro che le temperature scendano sotto lo zero".
Anche se le zanzare sono arrivate anche qui, l'Islanda resta un paradiso naturalistico grazie ai suoi geyser spettacolari, vulcani attivi, scogliere a picco sull'oceano dove prosperano animali iconici come le pulcinelle di mare.
"Venire qui significa trovare la pace. Questo non vale solo per gli italiani, ma per chiunque sia cresciuto in una grande città. Il ritmo è molto più lento, e anche nella capitale Reykjavík è come stare in campagna".
"Non c'è cultura tossica del lavoro"
Anche l'Islanda però non è immune da storture e paradossi, come sa bene proprio Pagani che solo pochi mesi fa si è visto negare la cittadinanza perché ritenuto carente nella lingua, pur insegnando all'università agli islandesi.
Molti dei luoghi comuni che ci arrivano in Italia non sono veri: non c'è settimana lavorativa di 4 giorni e i turni durano in media 8 ore, a seconda della professione. Tuttavia è vero che è più facile trovare un bilanciamento tra vita professionale e familiare, una vera utopia per gli italiani.
"Qui c’è una cultura del lavoro meno tossica. Non c’è l’idea che il lavoratore debba sacrificarsi, e c'è una forte attenzione all’equilibrio casa-lavoro, cosa molto attraente se confrontata con il nostro stile di vita frenetico. Non esistono cose come straordinari non pagati e trattenersi oltre l'orario di lavoro".
In Islanda poi i rapporti tendono a essere informali, anche in quelli lavorativi: "C'è chi prospera nelle gerarchie strutturate che da noi sono molto comuni, ma qui la società è estremamente piccola e per cultura tutti fanno tutto. È più facile interagire con i superiori, e c'è meno distacco sociale tra dirigenti e impiegati". L'Islanda è una delle nazioni meno popolate d'Europa con circa 400 mila abitanti.
Pagani non può che consigliare ai suoi conterranei di venire in Islanda, anche solo per provare un'esperienza stagionale come stanno già facendo tanti giovani: "Provate. Non partite con pregiudizi, sia positivi che negativi, e adattatevi. Abbracciatela per quello che è".