Guerra a Gaza, nuovi raid israeliani: 13 morti, tra cui 2 bambini. Netanyahu: “Non c’è fame nella Striscia”

Non si ferma la guerra a Gaza nonostante la tregua di 10 ore annunciata ieri da Israele per consentire l'arrivo degli aiuti umanitari nella Striscia. L'agenzia di stampa palestinese Wafa riporta che 13 palestinesi sono stati uccisi, tra cui due bambini, e più di 30 sono rimasti feriti a causa dei continui bombardamenti, dopo che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulle persone in attesa di aiuti umanitari, secondo fonti mediche.
Nel sud dell'enclave, sei civili sono stati uccisi nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti a sud-ovest di Khan Younis, dove la folla si era radunata nella speranza di ricevere rifornimenti essenziali. Altri sei palestinesi sono stati uccisi dopo essere stati presi di mira dal fuoco dell'esercito israeliano nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti alla periferia di Rafah. Nella Striscia di Gaza centrale, almeno un palestinese è stato ucciso in un attacco israeliano simile contro i richiedenti aiuti nel cosiddetto Corridoio di Netzarim. E poi, ancora, le forze israeliane hanno preso di mira i civili in attesa di aiuti vicino al valico di Zikim nel nord di Gaza, provocando ulteriori feriti, di cui manca il numero ufficiale.
Addirittura, secondo il ministero della Salute dell'enclave controllato da Hamas, citato da SkyNews, quasi 100 persone sono state uccise ieri mentre cercavano aiuti a Gaza. Il ministero ha dichiarato che 67 persone sono state uccise nel nord di Gaza e altre sei a Khan Younis, nel sud. Le Forze di Difesa Israeliane hanno affermato che le truppe "hanno sparato colpi di avvertimento per rimuovere una minaccia immediata" dopo che "un raduno di migliaia di persone è stato identificato nel nord della Striscia. L'Idf è a conoscenza delle dichiarazioni relative alle vittime e i dettagli sono ancora in fase di esame", hanno precisato.

Ieri Israele aveva annunciato una "pausa tattica" per 10 ore al giorno delle sue operazioni militari in alcune parti di Gaza, insieme all'apertura di "percorsi sicuri" per l'arrivo degli aiuti alla popolazione ormai ridotta allo stremo. L'Idf ha ripreso il lancio dal cielo di pacchi contenenti farina, zucchero e cibo in scatola, mentre anche Giordania ed Emirati hanno paracadutato nell'enclave almeno 25 tonnellate di beni con i loro aerei. Anche l'ONU aveva "accolto con favore" la decisione di Israele di sostenere un potenziamento degli aiuti per una settimana, come ha affermato Tom Fletcher, sottosegretario generale per gli Affari umanitari. "Alcune restrizioni sembrano essere state allentate, con prime segnalazioni che indicano l'impiego di cento camion di aiuti. Si tratta di un passo avanti ma sono necessari ingenti quantitativi di aiuti per scongiurare la carestia e una catastrofica crisi sanitaria. Serve un'azione costante e urgente", aveva spiegato.
Ma i raid non si sono mai fermati. E soprattutto, nonostante queste aperture, il blocco israeliano sull’enclave di Gaza resta in vigore, continuando a causare una crisi umanitaria senza precedenti, con gravi carenze di cibo, acqua e medicinali. E il premier israeliano Benjamin Netanyahu, intervenendo ad una conferenza cristiana ospitata dalla consigliera di Trump e pastore evangelico Paula White sabato sera ha affermato che "non c'è alcuna politica della fame a Gaza, e non c'è fame a Gaza", come riporta il Times of Israel. Israele "ha consentito gli aiuti umanitari per tutta la durata della guerra… Altrimenti non ci sarebbero abitanti di Gaza", ha aggiunto, accusando Hamas di intercettare i rifornimenti e poi "accusare Israele di non fornirli". Intanto, un neonato della Striscia è morto a causa della malnutrizione e della carenza di latte artificiale, secondo quanto riferito da una fonte dell'ospedale Al-Shifa di Gaza City ai giornalisti di Al Jazeera Arabic.