Gaza, Netanyahu: “Stiamo distruggendo sempre più case, così i palestinesi lasceranno la Striscia”

Completare la distruzione di Gaza e costringere i palestinesi ad abbandonare per sempre la Striscia. Secondo quanto rivelato dal Times of Israel, in un intervento a porte chiuse alla Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset, ieri, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe dichiarato di star "distruggendo sempre più case" a Gaza. Così i palestinesi "non hanno un posto dove tornare".
Il quotidiano riporta le trascrizioni parziali delle dichiarazioni fatte dal premier israeliano. "L'unica conseguenza ovvia sarà che i cittadini di Gaza sceglieranno di emigrare fuori dalla Striscia. Ma il nostro problema principale è trovare paesi che li accolgano", avrebbe dichiarato ai membri della commissione parlamentare.
Netanyahu avrebbe inoltre, riferito di aver discusso con Donald Trump del suo per prendere il controllo di Gaza e deportare i palestinesi fuori dalla Striscia. Tuttavia, al momento la sua attuazione appare in salita a causa del rifiuto espresso da Egitto e Giordania ad accogliere coloro che saranno costretti ad abbandonare le loro terre. I palestinesi cacciati via dalla Striscia infatti, non sanno se potranno mai fare ritorno nelle loro case perché Israele si è astenuto dall'assicurarlo pubblicamente.
Il quotidiano sottolinea inoltre, che finora chi ha lasciato Gaza con un programma pilota per lavorare all'estero ha dovuto firmare dei documenti in cui venivano escluse garanzia e tempi certi per un loro rientro "a causa della situazione di sicurezza". Anche i bambini sottoposti a cure mediche al di fuori della Striscia non potranno ricongiungersi con le loro famiglie una volta usciti dall'ospedale.
Per quanto riguarda gli aiuti umanitari invece – vietati dallo scorso 2 marzo – Israele è intenzionata a riprendere "presto" la distribuzione. Ma per farlo avrebbe messo a punto un programma che punta a impedire ad Hamas di prenderne il controllo. Nel sud della Striscia verrà istituita una nuova zona umanitaria e chi si occuperà della gestione degli aiuti all'interno nuovi centri di distribuzione nel sud di Gaza non potrà spostarsi al di fuori di quell'area. L'intento è di concentrare la popolazione palestinese della Striscia – 2 milioni di persone – in una porzione di terra attorno a Rafah. Gli accessi saranno controllati dalle forze dell'Idf, mentre la pianificazione degli aiuti sarà affidata a un'organizzazione ad hoc, la Gaza Humanitarian Foundation. Quest'ultima sarebbe dovuta partire già dalla scorsa settimana, ma al suo lancio si sono opposti Emirati Arabi Uniti, Nazioni Unite e altri organismi internazionali, che si sono rifiutati di collaborare esprimendo perplessità sulle sue effettive intenzioni di affrontare la crisi umanitaria in Palestina.
Intanto, l'esercito israeliano ha annunciato di avere bombardato l'ospedale di Khan Younis, nel sud della Striscia. Secondo la versione dell'Idf, l'ospedale veniva utilizzato da Hamas per "attività terroristiche" e sfruttare "cinicamente e brutalmente la popolazione civile" che abita in quelle zone. L'attacco nei fatti, interrompe la pausa dei combattimenti osservata ieri dopo il rilascio dell'ostaggio statunitense Edan Alexander. Secondo il ministero della Salute di Gaza, due persone sono morte nell'attacco israeliano e diversi civili, tra cui pazienti e personale medico, risultano feriti. Tra le vittime anche il giornalista palestinese Hassan Eslaiah, accusato dall'Idf di appartenere all'organizzazione terroristica.