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Conflitto Israelo-Palestinese

Gaza, il premier israeliano Netanyahu: “Siamo pronti a entrare a Rafah, non abbiamo altra scelta”

“Nessun ostaggio sarà lasciato indietro”, per questo le forze di difesa israeliane “si stanno preparando a entrare a Rafah”. Lo ha detto il premier israeliano incontrando i parenti delle persone rapite da Hamas lo scorso 7 ottobre. Netanyahu resta quindi convinto di procedere con l’assalto alla città nel sud della Striscia, dove oltre un milione di sfollati hanno trovato riparo, nonostante le trattative con gli Usa sull’operazione siano ancora in corso.
A cura di Eleonora Panseri
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"Nessun ostaggio sarà lasciato indietro", nessuno resterà nella Striscia di Gaza. Lo ha detto oggi, mercoledì 27 marzo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu incontrando i parenti delle persone rapite durante l'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. E per questo, ha aggiunto, le forze di difesa israeliane "si stanno preparando a entrare a Rafah".

Nonostante i numerosi appelli internazionali, il premier resta convinto della necessità di entrare a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove oltre un milione di sfollati hanno trovato riparo. Sempre nella giornata di oggi, rivolgendosi a un gruppo bipartisan del Congresso durante un incontro tenutosi a Gerusalemme, Netanyahu ha detto che Israele “non ha altra scelta” se non quella di entrare a Rafah poiché “è in gioco la stessa esistenza del paese”.

Il primo ministro ha affermato che dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, Israele ha goduto dell'appoggio dell’amministrazione Biden, ma di aver opinioni fondamentalmente diverse su un’eventuale attacco. Il Paese ha infatti dovuto affrontare critiche a livello internazionale in vista della sua offensiva pianificata contro la città meridionale di Gaza.

Lo scontro sull' invasione di Rafah e l'aggravarsi del disastro umanitario a Gaza hanno ridotto al minimo le relazioni tra Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden . All’inizio di questa settimana, Netanyahu ha annullato la partenza di una delegazione governativa attesa a Washington per protestare contro l’astensione degli Usa dal voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che aveva consentito l’approvazione di una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza.

La risoluzione, proposta dai 10 membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza, chiede un cessate il fuoco immediato per il mese di Ramadan, il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi e “l'urgente necessità di espandere il flusso” di aiuti verso Gaza.

In alcuni incontri tenutisi lunedì e martedì, alti funzionari statunitensi e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant non avevano raggiunto alcun accordo su come Israele avrebbe portato avanti l’operazione a Rafah, ma entrambe le parti hanno stabilito di proseguire le discussioni a livello operativo nei prossimi giorni e settimane, come hanno riferito alla Cnn funzionari statunitensi e israeliani.

Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e il segretario di Stato Antony Blinken hanno detto a Gallant che Israele deve trovare un’opzione “alternativa” all'assalto di Rafah, che metterebbe in pericolo i civili e aggraverebbe le sofferenze del paese.

Ma l'amministrazione Netanyahu sembra restia a cambiare i propri piani. La Casa Bianca mercoledì ha fatto sapere che Netanyahu avrebbe accettato di riprogrammare la visita della delegazione israeliana a Washington per discutere della possibile operazione per la prossima settimana.

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