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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Gaza è campo di sterminio”, soldati IDF rivelano l’orrore: “Ordine di sparare su civili in attesa di cibo”

“La nostra forma di comunicazione con la popolazione palestinese sono gli spari” hanno raccontato diversi militari e ufficiali dell’esercito israeliano al quotidiano locale Haaretz, aggiungendo: “Sai che non è giusto. Senti che non è giusto, che i comandanti qui si stanno facendo giustizia da soli ma Gaza è un universo parallelo”. IDF respinge però le accuse: “Nessun ordine di sparare ai civili, inchiesta interna in corso”
A cura di Antonio Palma
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"Gaza è un campo di sterminio, abbiamo l'ordine di sparare sui civili disarmati in attesa di aiuti, la nostra forma di comunicazione con la popolazione è il fuoco", con queste parole un soldato dell’esercito israeliano ha raccontato l’orrore quotidiano che vive la popolazione palestinese nella Striscia dopo l’invasione dell’Idf che ha messo a ferro fuoco l’enclave.  Il racconto fa parte di una serie di testimonianze che soldati e ufficiali dell’esercito israeliano hanno raccontato, in forma anonima, al quotidiano locale Haaretz confermando che i militari hanno avuto l’ordine di sparare sulla folla inerme in attesa di aiuti.

“Dove ero di stanza, ogni giorno venivano uccise da una a cinque persone. Vengono trattate come una forza ostile: niente misure di controllo della folla, niente gas lacrimogeni, solo fuoco vivo con tutto l'immaginabile: mitragliatrici pesanti, lanciagranate, mortai. Solo quando gli spari cessano sanno di potersi avvicinare. La nostra forma di comunicazione è il fuoco” ha spiegato uno dei testimoni.

L'Idf, da parte sua, nega di aver ordinato di sparare sui civili a Gaza e avvia un'indagine interna su possibili violazioni.

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"Spari sulla folla hanno fatto oltre 500 morti tra i civili"

Nell’ultimo mese sono diverse le segnalazioni di spari sulla folla in attesa di aiuti con centinaia di morti tra la popolazione civile. Dai racconti dei militari emerge che non si tratta di casi isolati ma vi sarebbe una direttiva precisa dei comandanti che avrebbero ordinato alle truppe di sparare sulla folla per allontanarla, controllarla o disperderla, anche se non rappresenta alcuna minaccia.

Secondo le testimonianze raccolte da Haaretz, le IDF sparano sistematicamente alle persone che arrivano prima dell'orario di apertura dei centri ridistribuzione per impedire loro di avvicinarsi, e anche dopo la chiusura dei centri per disperderle. "Apriamo il fuoco la mattina presto se qualcuno cerca di mettersi in fila da poche centinaia di metri di distanza ma non c'è pericolo per le forze. Non sono a conoscenza di un singolo caso di fuoco di risposta. Non c'è nemico, non ci sono armi" ha raccontato un soldato.

Secondo il Ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, dal 27 maggio oltre 500 persone sono state uccise vicino ai centri di soccorso e nelle aree in cui i residenti attendevano i camion di cibo delle Nazioni Unite.

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"Civili colpiti con mitragliatrici, carri armati, granate e mortai"

"Abbiamo sparato anche con le mitragliatrici dai carri armati e lanciato granate. C'è stato un incidente in cui un gruppo di civili è stato colpito mentre avanzava avvolto nella nebbia. Non è stato intenzionale, ma queste cose succedono" ha rivelato un ufficiale ammettendo che il perimetro di sicurezza delle IDF comprende carri armati, cecchini e mortai.

Un alto ufficiale israeliano il cui nome ricorre ripetutamente nelle testimonianze sulle sparatorie vicino ai siti di distribuzione degli aiuti a Gaza è il generale di brigata Yehuda Vach, comandante della Divisione 252 delle IDF. “Questa è la politica di Vach ma molti comandanti e soldati l'hanno accettata senza fare domande. I palestinesi non dovrebbero essere lì, quindi l'idea è di assicurarsi che se ne vadano, anche se sono lì solo per procurarsi del cibo" ha rivelato un ufficiale.

"Tecnicamente, dovrebbe essere un fuoco di avvertimento, per respingere la gente o impedirle di avanzare ma ultimamente, sparare proiettili è diventata una pratica standard. Ogni volta che spariamo, ci sono vittime e morti, e quando qualcuno chiede perché sia ​​necessario un proiettile, non c'è mai una risposta convincente. A volte, il solo fatto di porre la domanda infastidisce i comandanti” ha rivelato un altro militare, raccontando: “A volte ci dicono che si stanno ancora nascondendo e che dobbiamo sparare nella loro direzione perché non se ne sono andati. Ma è ovvio che non possono andarsene se, nel momento in cui si alzano e scappano, apriamo il fuoco”.

"Sai che non è giusto. Senti che non è giusto: che i comandanti qui si stanno facendo giustizia da soli. Ma Gaza è un universo parallelo. Questa cosa di uccidere innocenti è stata normalizzata. Ci veniva ripetuto continuamente che non ci sono civili a Gaza, e a quanto pare questo messaggio è stato recepito dalle truppe” ha dichiarato un altro ufficiale della riserva, concludendo: “Parlano di usare l'artiglieria su un incrocio pieno di civili come se fosse normale.  L'aspetto morale è praticamente inesistente. Nessuno si ferma a chiedere perché decine di civili in cerca di cibo vengano uccisi ogni giorno".

La posizione dell'IDF: "Nessun ordine di sparare ai civili, inchiesta interna in corso"

L’IDF (Forze di Difesa Israeliane) nega che i comandanti abbiano ordinato ai soldati di sparare deliberatamente contro civili palestinesi in cerca di aiuti. Afferma che le sue direttive vietano esplicitamente attacchi intenzionali ai civili, compresi quelli che si avvicinano ai centri di distribuzione.

L’esercito ammette di aver sparato colpi di avvertimento, spiegando che i colpi avrebbero colpito persone che si erano allontanate dalle strade di accesso pre-approvate o le avevano percorse quando erano chiuse.

L’IDF accusa Hamas di gonfiare il numero delle vittime in questi episodi e dichiara che sta operando per facilitare la distribuzione di aiuti umanitari da parte dell’American Gaza Humanitarian Foundation (GHF), garantendo la sicurezza delle rotte per evitare che gli aiuti finiscano nelle mani di Hamas.

Inoltre, conferma che è in corso un’indagine interna tramite il Meccanismo di accertamento dei fatti dello Stato Maggiore, su ordine del Procuratore Generale Militare, a seguito di notizie relative a danni subiti da civili nei pressi dei centri di distribuzione.

L’IDF afferma infine che qualsiasi violazione delle leggi o delle direttive sarà esaminata a fondo e che le accuse di fuoco deliberato contro civili “non trovano riscontro sul campo”.

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