video suggerito
video suggerito
Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Gaza affamata assalta i forni, l’Onu: “Un cucchiaino d’aiuto quando servirebbe un’alluvione”

A Gaza la fame avanza, la sicurezza crolla e gli aiuti si perdono tra le macerie. Dopo undici settimane di blocco quasi totale, i camion con il cibo arrivano a intermittenza, insufficienti e spesso saccheggiati. Il caos si aggrava, i civili esasperati si riversano sulle strade, mentre le agenzie umanitarie denunciano una catastrofe imminente.
A cura di Francesca Moriero
198 CONDIVISIONI

Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Gaza è affamata. L'assedio israeliano, da tempo, non è più solo militare, ma umanitario. Dopo quasi tre mesi di blocco totale imposto da Israele, nelle ultime ore sono entrati nella Striscia solo pochi convogli di aiuti; troppo pochi, troppo tardi. Secondo le Nazioni Unite, sarebbero necessari almeno 500-600 camion al giorno per sfamare i 2,1 milioni di persone intrappolate nell'enclave palestinese: ne sono arrivati appena 115 in tre giorni. Le immagini che filtrano dal territorio raccontano di folle esasperate davanti alle panetterie, razzie notturne, bambini malnutriti e un'intera popolazione che ormai sopravvive con una sola razione quotidiana, spesso fatta solo di biscotti energetici o zuppe fatte di acqua e quel che resta dei barattoli di fagioli. Le testimonianze raccolte da organizzazioni internazionali e da alcuni media come la BBC raccontano una situazione fuori controllo: a Deir al-Balah, una carovana del Programma Alimentare Mondiale (WFP) è stata assalita durante il tragitto: cinque uomini hanno cercato di rubare i carichi di farina, dando il via a un conflitto a fuoco con le guardie di sicurezza che scortavano il convoglio. Pochi istanti dopo, un drone israeliano ha colpito il gruppo con ben quattro missili, uccidendo almeno sei uomini. Una scena che sintetizza il cortocircuito totale: sicurezza assente, aiuti che diventano bersagli, e la popolazione civile stretta in una morsa senza uscita.

Saccheggi, droni e panetterie chiuse

A causa della disperazione crescente, anche le pochissime panetterie, ultimo baluardo alimentare per migliaia di famiglie, sono state prese d'assalto. Giovedì scorso, scrive la BBC, molte di esse sono state costrette a chiudere: troppa calca, nessuna protezione, zero condizioni minime di sicurezza. La popolazione palestinese, affamata e stremata, chiede almeno la distribuzione diretta della farina, per cucinare da sé quel che si può, nei campi profughi o nei resti delle abitazioni. Una madre racconta ai volontari di Project HOPE che il suo bambino non smette di piangere da giorni: "Il mio seno è vuoto. Non riesco più ad allattarlo". Alcune donne svengono nei centri medici prima ancora di poter essere visitate: non mangiano da ore. Philippe Lazzarini, direttore dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), ha detto che nessuno dovrebbe sorprendersi se i camion vengono saccheggiati: "I gazawi sono stati ridotti alla fame e privati dell’acqua e dei medicinali per più di undici settimane!". Giovedì notte, intanto, 15 camion del WFP sono stati saccheggiati. Il cibo è diventato più prezioso dell'oro. E i tentativi di proteggerlo scatenano, come è normale, nuove violenze.

Guterres: “Israele usa la fame come arma di guerra"

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha parlato di "un cucchiaino d'aiuto, quando servirebbe un'alluvione di assistenza". Le razioni di farina, alimenti per neonati e medicine non bastano nemmeno a coprire i bisogni delle aree meridionali: "Abbiamo 160mila pallet di aiuti pronti, abbastanza per riempire 9mila camion", ha aggiunto Guterres, "ma restano fermi, mentre la fame avanza". Anche il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un appello a Israele: "È davvero sbagliato trasformare la mancanza di cibo e forniture mediche in armi. Serve clemenza". Secondo il ministro della Sanità palestinese, nelle ultime 48 ore, almeno 29 bambini e anziani sono già morti di fame o per cause legate alla malnutrizione. Le Nazioni Unite hanno confermato che, dal 2 marzo, solo 90 camion sono riusciti a entrare nella Striscia, in quella che è stata la prima consegna di aiuti dopo il blocco totale imposto da Israele.

Il paradosso della guerra agli aiuti

Israele continua a giustificare il blocco come una misura di pressione su Hamas affinché liberi gli ostaggi ancora trattenuti. E accusa la stessa Hamas di intercettare e rubare parte degli aiuti destinati alla popolazione civile. Ma la spirale sembra fuori controllo, ogni tentativo di distribuzione alimentare diventa un rischio, ogni mezzo umanitario può diventare bersaglio. E chi deve proteggere gli aiuti finisce col diventare un obiettivo.

Il conflitto, intanto, diventa anche un conflitto sul pane. Sul diritto a vivere. E chi sopravvive oggi, non sa se potrà farlo domani. Gaza, ha detto Guterres, non ha bisogno di qualche sacco di farina: ha bisogno di un'azione politica e umanitaria urgente, massiccia, concreta. Altrimenti, il disastro che già si consuma ogni giorno diventerà una catastrofe irreparabile.

198 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views