Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Egitto, riso e farina in bottiglie lanciate in mare: “Proviamo a inviare cibo ai nostri fratelli a Gaza”

Il gesto, battezzato “Da mare a mare – una bottiglia di speranza per Gaza”, è nato come atto simbolico ma sta rapidamente guadagnando attenzione internazionale. Nelle bottiglie vengono chiusi riso, lenticchie, cereali e altri alimenti secchi.
A cura di Davide Falcioni
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In risposta alla catastrofica carestia nella Striscia di Gaza, un gruppo di cittadini egiziani ha dato vita a un’iniziativa senza precedenti: lanciare bottiglie piene di cibo nel Mar Mediterraneo nella speranza che raggiungano le coste palestinesi. Il gesto, battezzato "Da mare a mare – una bottiglia di speranza per Gaza", è nato come atto simbolico ma sta rapidamente guadagnando attenzione internazionale.

Le immagini dei lanci stanno facendo il giro dei social: uomini, donne e giovani egiziani riempiono bottiglie e taniche di plastica – da uno a 25 litri – con riso, lenticchie, cereali e altri alimenti secchi. Poi, le sigillano con cura e le affidano alle onde del Mediterraneo, nella speranza che la corrente le trasporti verso la costa assediata di Gaza.

L’iniziativa nasce come risposta disperata all’assedio imposto da Israele, che ha di fatto bloccato i valichi terrestri impedendo l’ingresso di aiuti umanitari, mentre oltre 100 organizzazioni denunciano una crisi di "carestia di massa" nella Striscia. Più di 950 camion carichi di aiuti risultano fermi al confine con l’Egitto, mentre centinaia di migliaia di palestinesi lottano quotidianamente contro la fame. Molti di loro, purtroppo, periscono.

L’idea delle "bottiglie di speranza" è stata ispirata dal classico concetto del messaggio nella bottiglia e rilanciata da un accademico e ingegnere egiziano residente in Giappone. In un post diventato virale su Facebook, lo studioso ha spiegato che una tanica da 25 litri può contenere fino a otto chilogrammi di cibo, lasciando abbastanza aria da garantirne la galleggiabilità.

Per massimizzare le probabilità che le bottiglie raggiungano Gaza, consiglia di lanciarle in mare ad almeno quattro chilometri dalla costa, con un’inclinazione di 60 gradi verso nord-est, sfruttando le correnti superficiali che nel Mediterraneo orientale scorrono da ovest a est. Secondo le stime dell'ingegnere, tutte eventualmente da confermare, un contenitore lanciato da località come Damietta o Port Said potrebbe impiegare tra le 72 e le 96 ore per arrivare alle spiagge di Gaza.

L’iniziativa ha subito trovato eco nei Paesi vicini: sui social sono già appelli per replicare il gesto da altre coste mediterranee. I promotori sperano che il simbolismo si trasformi in una vera e propria forma di pressione popolare. "Non possiamo restare in silenzio mentre i governi restano immobili", ha dichiarato un partecipante. "Le bottiglie sono un grido collettivo: se i camion non passano, allora proveremo con il mare". Molti osservatori hanno lodato il gesto come una manifestazione "di umanità autentica in tempi di disumanità politica". Altri sottolineano come, pur nella sua ingenuità tecnica, l’iniziativa serva a manifestare solidarietà e a ricordare che Gaza non è sola.

Nel frattempo, la situazione nella Striscia di Gaza peggiora di giorno in giorno. Secondo l’ONU, oltre mille palestinesi sarebbero stati uccisi da forze israeliane mentre cercavano cibo. Le principali ONG umanitarie, come Save the Children, Oxfam e Medici Senza Frontiere, parlano apertamente di colleghi “allo stremo” e di intere famiglie ridotte alla fame.

Il direttore dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha definito la crisi alimentare di Gaza “una carestia artificiale, causata dall’uomo”. Dal 7 ottobre 2023, il bilancio delle vittime palestinesi ha superato i 59mila morti; un numero che tuttavia gli esperti giudicano ampiamente sottostimato.

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