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Conflitto Israelo-Palestinese

Come verrà condotta l’offensiva israeliana da terra a Gaza secondo il generale Paolo Capitini

Il generale Paolo Capitini: “Ritengo che a questo punto Israele entrerà nella Striscia, cercherà di eliminare i capi di Hamas e soprattutto di annientare il suo potenziale militare. Poi se ne andrà, senza occupare ulteriormente Gaza e stando attenta a non innescare un incendio in tutto il Medio Oriente”.
Intervista a Generale Paolo Capitini
Docente alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo, nonché reduce da missioni all’estero (Somalia, Bosnia, Kosovo, Ciad, Repubblica Centro Africana, Haiti e Libia).
A cura di Davide Falcioni
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Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre la risposta di Israele è stata per due settimane un incessante bombardamento a tappeto della Striscia di Gaza. I raid hanno provocato migliaia di vittime civili e una crisi umanitaria senza precedenti nell'enclave palestinese. Tuttavia le bombe – che hanno colpito anche rifugi, scuole, ospedali e chiese – non sono state in grado di decapitare i vertici di Hamas, né di comprometterne definitivamente il potenziale militare.

Per conseguire questi obiettivi, più volte dichiarati dal governo israeliano, l'ipotesi è che presto venga ordinata un'invasione via terra della Striscia. Lo chiedono quasi tutte le forze politiche israeliane ma soprattutto lo pretende l'opinione pubblica, che chiede che l'umiliazione del 7 ottobre venga vendicata col sangue. Finora, quel sangue è stato soprattutto di civili palestinesi. L'invasione di Gaza servirebbe a uccidere quanti più combattenti possibile, annientando anche il potenziale bellico di Hamas. Ma come intende Israele organizzare un’invasione di terra? Con quali scopi specifici? Fanpage.it ha interpellato il generale Paolo Capitini.

Paolo Capitini
Paolo Capitini

Si parla ormai da quasi due settimane di una imminente invasione della Striscia di Gaza da parte di Israele. Lei crede che avverrà?

Occorre fare una premessa. Israele deve valutare aspetti strategici, di opportunità politica e tattici. I cittadini israeliani, che vivono in uno "stato militare", si attendono che l'attacco da terra della Striscia di Gaza venga effettivamente ordinato. D'altro canto sarebbe estremamente difficile per la leadership di quel Paese limitarsi a chiudere la vicenda con un bombardamento aereo mirato a obiettivi specifici. Tuttavia ad un'eventuale operazione via terra sono stati posti dei limiti da parte di gran parte della comunità internazionale: sia Biden che Scholz e Sunak si sono infatti recati a Tel Aviv ed hanno posto a Benjamin Netanyahu una serie di paletti ben precisi, comprendendo bene la necessità per Israele di punire i terroristi di Hamas ma chiedendo anche che la cosa non degeneri in un possibile conflitto regionale dai contorni imprevedibili.

In che modo Hamas si è preparato all'eventualità di un attacco israeliano da terra?

Penso che fin nella sua primitiva concezione Hamas si augurasse la degenerazione della situazione confidando che le masse arabe – e anche qualche governo – potessero reagire duramente in caso di invasione della Striscia di Gaza. In questo senso la paventata invasione potrebbe far parte integrante del piano strategico di Hamas.

Dal punto di vista strettamente operativo cosa potrebbe accadere nelle prossime ore, o nei prossimi giorni?

L'esercito israeliano sa benissimo che combattere in un contesto essenzialmente urbano molto caotico come Gaza è estremamente complesso e dispendioso, soprattutto in termini di vite: la città, infatti, non presenta solo un livello superficiale, con strade strette e alte palazzine, ma anche, sembra, ben due livelli sotterranei. Ci sono i tunnel ad uso civile per il contrabbando di viveri e merci e altri più profondi ad uso militare dove Hamas ha le sue officine e basi operative. Combattere in questo ambiente "tridimensionale" è un compito arduo per qualsiasi esercito, compreso Tsahal.

Dunque, la popolazione israeliana si aspetta un'operazione di terra nella Striscia di Gaza, ma il governo sa che se tale operazione scattasse le perdite sarebbero elevate. Cosa potrebbe decidere Netanyahu?

Siamo nel campo delle ipotesi, ma il leader israeliano potrebbe decidere di colpire luoghi e personalità ben precise e individuate: questi 13 giorni dall'attacco del 7 ottobre potrebbero essere stati impiegati dall’intelligence per individuare i nascondigli dei capi di Hamas, ma soprattutto i depositi di armi, le officine sotterranee, le centrali operative. Insomma, Tel Aviv potrebbe decidere di colpire in modo mirato i terroristi e le loro strutture logistiche, annientandone il potenziale militare. Naturalmente, poi, non va dimenticata la liberazione degli ostaggi: ritengo però che questa motivazione verrà offerta al pubblico, ma non sarà la principale ragione dell'invasione di Gaza.

Veniamo ad Hamas.

La sua strategia era quella di pestare la coda al leone, poi fuggire aspettandosi di esserne inseguito fino a Gaza. Basandosi sull’esperienza passata forse il partito islamico si aspettava un'immediata invasione via terra da parte delle truppe di Tel Aviv allo scopo di scatenare una reazione da parte degli alleati, Paesi arabi e Iran in testa. Se questo fosse avvenuto Blinken prima e Biden poi non avrebbero avuto il tempo di recarsi a Tel Aviv e non sarebbe mai iniziato il lavorio diplomatico che certamente è in corso. Invece al momento questo scenario non si è verificato. Il mondo ha iniziato a parlarsi e persino l'Iran ha posto dei paletti. Mai, nella sua storia, Israele aveva atteso due settimane per invadere via terra chi l'aveva colpito così duramente e questo di certo va contro il piano originario di Hamas.

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Insomma, Hamas voleva attirare Israele a Gaza fin da subito?

Sì, ma non allo scopo di combattere casa per casa e ottenere qualche martire in più. Il piano di Hamas è di ben più ampio respiro: hanno sfidato la grande potenza regionale e dettato l'agenda attaccando per primi. Si aspettavano una reazione e hanno di certo preso contromisure adeguate, tuttavia quella reazione finora non c'è stata, almeno non nelle forme ipotizzate. Hamas potrebbe forse rilanciare e tentare di scatenare dei disordini anche a nord, al confine tra Israele e Libano, magari con l’aiuto di Hezbollah.

Da giorni i vertici militari israeliani annunciano come imminente un'invasione della Striscia di Gaza. Hanno la capacità di combattere in quel contesto?

Sì, tutti i soldati israeliani hanno la capacità di combattere in ambienti urbani densamente abitati e ci sono unità speciali, ad esempio la Sayeret Matkal, formate nello specifico per operazioni come la liberazione degli ostaggi. Tuttavia Israele ha l'obbligo di dosare con attenzione la sua componente di terra per non cadere nella trappola di Hamas, che si aspetta un'operazione massiccia e molto violenta per cercare di trascinare nella mischia anche i suoi alleati.

Ma questo, almeno al momento, non è avvenuto.

No, perché in questi 13 giorni di attesa molti dei referenti politici di Hamas hanno posto chiaramente dei paletti. È stato fatto intendere a Israele che se non avesse superato certi limiti, non ci sarebbe stata nessuna reazione militare. E questo è un elemento strategicamente importante per Tel Aviv, nonché un grave danno per Hamas. Insomma, ritengo che a questo punto Israele entrerà nella Striscia, cercherà di eliminare i capi di Hamas e soprattutto di annientare il suo potenziale militare. Poi se ne andrà, senza occupare ulteriormente Gaza e stando attenta a non innescare un incendio in tutto il Medio Oriente.

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