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Nel caso te lo fossi perso, il Podcast

Come i raid di Israele compromettono i negoziati sul programma nucleare iraniano: il nuovo episodio di Nel Caso Te Lo Fossi Perso

Israele ha attaccato diversi siti nucleari e militari iraniani, uccidendo diversi scienziati e anche il comandante della Guardie della Rivoluzione. Teheran ha promesso vendetta. Intanto il rischio escalation si fa sempre più concreto e tutto questo pesa anche sui negoziati con gli USA sul programma nucleare. Approfondiamo questo tema nell’ultima puntata del nostro podcast, Nel Caso Te Lo Fossi Perso.
A cura di Annalisa Girardi
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È online un nuovo episodio di "Nel caso te lo fossi perso", il Podcast daily di Fanpage.it che, dal lunedì al venerdì alle 18.00, ti racconta la notizia più importante del giorno con la nostra giornalista, Annalisa Girardi.

Oggi parliamo dell'attacco senza precedenti alle strutture nucleari e militari iraniane da parte di Israele. Che ha lanciato un centinaio di droni sull’Iran, un’operazione rinominata Rising Lion e definita come “un attacco preventivo”: Teheran sarebbe stata – questo è quello che hanno detto da Tel Aviv – vicinissima a poter sviluppare un’arma nucleare, una cosa inaccettabile per Israele. E ora fa paura il rischio di un’escalation in Medio Oriente. In tutto questo, il round di negoziati tra Iran e Washington previsto per domenica – con al centro il programma nucleare iraniano – è saltato.

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Cosa è successo: l'attacco israeliano e la risposta dell'Iran

Gli obiettivi dell’attacco erano oltre una dozzina, tra impianti nucleari e strutture militari. Sono state registrate esplosioni a Teheran e nelle città di Natanz, Tabriz, Isfahan e molte altre. Le autorità iraniane hanno denunciato danni anche a edifici residenziali, soprattutto nei pressi della capitale. Tra le vittime ci sono degli scienziati di spicco, impegnati nel programma nucleare iraniano, ma non solo. È stato ucciso anche Hossein Salami, cioè il capo delle Guardie della rivoluzione iraniana. Ma non solo: anche Mohammad Bagheri, il capo di Stato maggiore, è stato ucciso negli attacchi.

Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, ha annunciato una dura ritorsione nei confronti di Israele e il ministro degli Esteri iraniano ha invocato l’articolo 51 delle Nazioni Unite, cioè quello sulla legittima difesa. Dopodiché l’Iran ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Intanto anche il presidente del Parlamento iraniano è intervenuto, affermando che ora arriverà il momento della vendetta contro Israele, una vendetta che verrà compiuta con ogni mezzo e strumento.

Insomma, il rischio di escalation in una regione già tormentata c’è. E preoccupa. Ma gli Stati Uniti, in tutto questo? Dalla Casa Bianca, Donald Trump ha fatto sapere che Washington non c’entri con gli attacchi di questa notte, anche se erano stati informati. E infatti nei giorni scorsi avevano ritirato diverso personale diplomatico dalla regione. Tuttavia, se ci dovessero essere ritorsioni e Israele dovesse essere attaccato, gli Stati Uniti sono pronti a difenderlo.  Piccola parentesi: che un attacco fosse imminente quindi, era abbastanza chiaro. Nonostante il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, nemmeno 24 ore fa, avesse detto che non ci fosse alcun segnale di un attacco nell’immediato. Un’affermazione invecchiata decisamente male.

I motivi dell'attacco

Ma proviamo a capire meglio perché questo attacco sia arrivato proprio ora e quali potrebbero essere le conseguenze nell’immediato.

Le tensioni e gli attacchi tra Israele e Iran non sono una novità. I due Paesi sono nemici giurati fin dalla nascita di Israele e hanno fatto della distruzione reciproca una vera e propria missione. Entrambi sostengono che l’esistenza dell’altro sia una minaccia alla propria e anche l’attacco di questa notte si è inserito in questa narrativa.

Le IDF, cioè le Forze di difesa israeliane, hanno detto di aver fatto ricorso ai droni in un attacco preventivo, dal momento che il programma nucleare iraniano stava avanzando fino a un punto di non ritorno, cioè a un punto in cui avrebbe rappresentato una minaccia concreta per la sicurezza di Israele. Detta in altre parole: gli iraniani sarebbero stati vicinissimi a costruire un’arma nucleare. Una cosa denunciata anche dall’Aiea, cioè dall’agenzia delle Nazioni Unite per il controllo del nucleare, secondo cui il programma di arricchimento dell’uranio iraniano avesse subito un’accelerazione preoccupante.

Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, ha pubblicato un video in cui ha spiegato che Teheran ora avrebbe uranio arricchito a sufficienza per costruire almeno nove testate nucleari. E poi ha ricordato che gli iraniani hanno già a disposizione dei missili in grado di colpire praticamente ogni angolo di Israele. Per cui, ha proseguito Netanyahu, era urgente colpire le capacità nucleari iraniane prima che fosse troppo tardi.

Il rischio escalation

Ora, questa è la versione di Israele. Chiaramente quella dell’Iran è un po’ diversa. Anzi, è opposta: proprio gli attacchi israeliani di questa notte dimostrerebbero la necessità iraniana di continuare a sviluppare da un lato il suo programma di arricchimento dell’uranio (nonostante, va ricordato, Teheran abbia sempre sostenuto che il suo programma nucleare abbia fini puramente civili) e poi dall’altro lato, gli attacchi dimostrerebbero anche l’urgenza di continuare a investire nelle capacità missilistiche. Precisamente, le parole arrivate dal governo iraniano sono state: “Un regime così predatorio può essere affrontato solo con il linguaggio della forza. Il mondo ora comprende meglio l'insistenza dell'Iran sul suo diritto all'arricchimento, alla tecnologia nucleare e alla potenza missilistica”.

L’esercito iraniano, invece, ha fatto sapere che le forze armate sono state incaricate di infliggere severe punizioni agli autori di questo attacco, così come ai sostenitori di questa aggressione. Per l’Iran l’attacco di Israele è una dichiarazione di guerra. E le ritorsioni sarebbero già cominciate, perché le IDF hanno fatto sapere di aver intercettato la maggior parte dei droni lanciati dall’Iran.

Ora la comunità internazionale, i capi di Stato e di governo europei, stanno chiedendo di scongiurare un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti. Invitano alla diplomazia e alla moderazione, a fare in modo che il conflitto non si allarghi. Questo rischio ovviamente c’è. E in tutto questo rischiano di saltare i negoziati tra Iran e Stati Uniti proprio sul programma nucleare di Teheran.

Il programma nucleare iraniano: a che punto siamo

Facciamo un passo indietro, perché le trattative sul programma nucleare iraniano vanno avanti da decenni e sono sempre state un tema molto complesso. Il primissimo programma nucleare iraniano risale al periodo dello Scià, prima della rivoluzione. Parliamo di un programma – sempre di carattere civile, energetico – sostenuto dagli Stati Uniti e da diversi Paesi occidentali, tra cui la Francia e la Germania. Tutto questo è venuto meno con la Rivoluzione iraniana: dagli anni Ottanta Teheran ha troncato le relazioni con i Paesi occidentali e quindi pure il progetto nucleare è venuto meno e per anni non se ne è più parlato.

Le cose sono cambiate all’inizio del nuovo millennio, quando l’Iran ha annunciato che vicino a Natanz (uno dei siti colpiti questa notte) stava costruendo un impianto per l’arricchimento dell’uranio. A quel punto è iniziato un lungo processo di trattative, sanzioni, e ancora negoziati che sono arrivati nel 2015 a un accordo sul nucleare iraniano, che poi però nel 2018 – quindi quando c’era Trump alla Casa Bianca durante il suo primo mandato – è stato stracciato dagli Stati Uniti.

Ora, l’Iran non ha mai ammesso pubblicamente di volersi dotare di un programma nucleare di tipo militare. Ha sempre detto di voler sviluppare energia atomica per fini civili. I livelli di arricchimento di uranio raggiunti, però, lasciano pochi dubbi sul fine di questo programma. Negli ultimi mesi i negoziati con gli Stati Uniti sono ripresi. Un incontro è avvenuto anche a Roma, gli altri in Oman: e proprio in Oman ci sarebbe dovuto essere un nuovo round di colloqui domenica prossima. Ora però, dopo l’attacco israeliano di stanotte, l’Iran non ha alcuna intenzione di partecipare.

Il commento di Donald Trump, affidato ai social, è stato questo: “C'è già stata grande morte e distruzione, ma c'è ancora tempo per porre fine a questo massacro, con i prossimi attacchi già pianificati che saranno ancora più brutali. L'Iran deve raggiungere un accordo, prima che non rimanga nulla, e salvare quello che un tempo era conosciuto come l'Impero iraniano”.

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