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Conflitto Israelo-Palestinese

Chi è Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas che vive in Qatar

Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, da anni rappresenta ormai il volto pubblico del gruppo all’estero. Dall’infanzia nella Striscia di Gaza, alla scalata di Hamas: chi è il leader del movimento palestinese.
A cura di Antonio Palma
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Conosciuto come il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, da anni rappresenta ormai il volto pubblico del gruppo palestinese all’estero dove tiene incontri con i massimi vertiti politici degli altri Paesi mediorientali e non solo. Nominato primo ministro dell'Anp nella Striscia di Gaza in seguito alla vittoria alle elezioni contro Fatah nel 2006, il 61enne ha poi partecipato alla lotta intestina tra i gruppi palestinesi e scalato i vertici di Hamas fino a diventare capo dell’Ufficio politico di Hamas dal 2017, quando ha sostituito Khaled Meshal.

Inizialmente considerato come membro dell’ala più pragmatica e meno oltranzista del gruppo, in realtà le sue affermazioni politiche sin da subito sono andate di pari passo con l’ala militare di Hamas. La riprova nelle affermazioni dopo il sanguinoso attacco di Hamas in Israele quando Ismail Haniyeh ha affermato: “Siamo sul punto di riportare una grande vittoria e una netta conquista sul fronte di Gaza".

Dopo la salita al potere, come il suo precessore, si è trasferito in Qatar da dove ha tenuto rapporti con altre organizzazioni islamiche e paesi amici. All’estero vivono anche molti dei suoi 13 figli che però hanno continuato a fare la spola con Gaza come l’ultimogenito Hazem, ucciso in uno dei raid israeliani nella Striscia del 17 ottobre, secondo quanto riportano i media israeliani. L’attacco sarebbe avvenuto martedì pomeriggio quando uno dei raid israeliani ha preso di mira la casa di famiglia a Gaza City uccidendo 14 persone, una vendetta di Israele che ha promesso di voler cancellare la leadership di Hamas.

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Chi è il leader politico di Hamas

Nato nel gennaio 1962 da pescatori nel campo profughi di Shati, nella Striscia di Gaza, fin dall’infanzia si è confrontato con la difficile vita dei palestinesi e col conflitto di lunga data con Israele. Una vita che lo ha portato da ragazzo ad avvicinarsi alle formazioni islamiste come i Fratelli Musulmani e poi Hamas, mentre era studente di letteratura araba presso l'Università islamica di Gaza di cui poi è diventato anche preside.

Arrestato dagli israeliani più volte durante vari scontri e proteste palestinesi negli anni ’80 e 90’, recluso nelle carceri israeliane e deportato anche in Libano, era tornano infine a Gaza avvicinandosi alla cosiddetta ala pragmatica di Hamas. La sua carriera in Hamas però non è stata rapida. Prima della vittoria del gruppo alle elezioni contro Fatah nel 2006, il 61enne non aveva mai ricoperto ruoli di spicco del gruppo palestinese. Le iniziative di Haniyeh durante la Seconda Intifada nel duemila, però, lo avevano portato in prima linea e al momento delle elezioni nei territori palestinesi, Ismail Haniyeh, diventato ormai braccio destro del fondatore del movimento Ahmed Yassin, si è ritrovato come Primo Ministro dell'Autorità Palestinese a Gaza, appoggiato da varie fazioni.

Era già a capo della Striscia nel 2006 quando ci fu il rapimento del soldato israeliano Guilad Shalit, una impresa di Hamas che tenne col fiato sospeso Israele e portò poi alla decisione di costruire barriere fortificate per impedire attraversamenti via tunnel sotterranei. Un anno dopo, lo scontro tra Fatah-Hamas portò alla sua rimozione da parte del presidente Mahmoud Abbas e alla guerra civile culminata con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamas. Da quel momento la sua scalata in Hamas è avanzata senza sosta e Haniyeh è stato il leader del governo de facto nella Striscia di Gaza fino al 2017 quando è diventato capo politico di Hamas. Ruolo in cui è stato rieletto nel 2021.

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L'esilio di Haniyeh in Qatar

Seguendo le orme del suo predecessore, pochi anni dopo la nomina a capo dell’Ufficio politico di Hamas, si è rifugiato a Doha in Qatar dove vive in esilio dal 2019. Da allora Haniyeh si è diviso tra Qatar e Turchia dove vive parte della sua famiglia, fatta allontanare da Gaza. Dal suo rifugio ha tenuto colloqui con moltissimi rappresentanti di altri Paesi, dall’Iran alla Turchia, passando per Russia e Sudafrica ma ache con rappresentanti dei Paesi occidentali.

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