A Gaza oltre 53mila palestinesi uccisi. HRW: “Israele va fermato, sta compiendo uno sterminio”

Non cessa il massacro di palestinesi nella Striscia di Gaza. La scorsa notte nuovi e intensi bombardamenti aerei da parte dell'esercito israeliano hanno causato la morte di almeno 53 persone, ma secondo le autorità sanitarie il bilancio è destinato certamente a crescere nelle prossime ore. Le forze armate dello stato ebraico hanno preso d'assalto in particolar modo l'area di Beit Lahiya, il campo profughi di Jabalia e il quartiere di al-Amal, a ovest di Khan Younis. Qui sono state colpite diverse tende di sfollati. I nuovi attacchi hanno portato bilancio delle vittime a Gaza oltre quota 53mila; tale stima, tuttavia, non tiene conto delle decine di migliaia di civili dispersi da mesi o anni.
UNICEF: "Massacro dei bambini a Gaza accolto con indifferenza".
Tra le ultime vittime degli attacchi israeliani molti sono bambini. La direttrice dell'UNICEF Catherine Russell ha affermato che il mondo dovrebbe rimanere scioccato dall'uccisione di 45 minori nei raid aerei israeliani in soli due giorni. Al contrario, il massacro dei bambini a Gaza è "accolto in larga parte con indifferenza". "Più di un milione di bambini a Gaza rischiano la fame. Sono privati di cibo, acqua e medicine", ha scritto Russell in un post sui social media. "Non c'è nessun posto sicuro per i bambini a Gaza", ha affermato. "Questo orrore deve finire".
Human Rights Watch: "Da Israele un piano di sterminio"
Il piano che sta attuando Israele, secondo Human Rights Watch, rappresenta una nuova e scioccante fase di sterminio sistematico. Tel Aviv si prepara a demolire ciò che resta delle infrastrutture civili nella Striscia di Gaza, costringendo oltre due milioni di palestinesi a vivere ammassati in un’unica zona "umanitaria" – un progetto che, se attuato, aggraverebbe quanto già denunciato come crimini contro l’umanità, pulizia etnica e atti di genocidio.
La denuncia arriva con toni allarmanti dall’organizzazione internazionale per i diritti umani, che parla di un'escalation "aberrante" delle politiche israeliane. "Il blocco di Israele ha superato le logiche militari per diventare uno strumento di sterminio", ha dichiarato Federico Borello, direttore esecutivo ad interim di Human Rights Watch.
La strategia del soffocamento
Da oltre due mesi, le autorità israeliane bloccano l’ingresso a Gaza di cibo, carburante e forniture mediche. Ora, secondo documenti interni e dichiarazioni ufficiali, si starebbe pianificando la completa distruzione dell'area urbana rimasta, con la deportazione forzata dell’intera popolazione verso una sola enclave, in attesa di un eventuale accordo con Hamas entro metà maggio.
Il piano, chiamato "Carri di Gedeone" e già approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano, potrebbe partire subito dopo la visita dell’ex presidente statunitense Donald Trump nella regione, prevista per il 16 maggio. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, anche membro del Ministero della Difesa, è stato esplicito: Gaza sarà "completamente distrutta" e la popolazione palestinese "emigrerà in massa verso paesi terzi". Smotrich ha inoltre dichiarato che il piano non dovrebbe essere modificato nemmeno in caso di rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti.

Fame, sete e morte: il genocidio in diretta
Gaza è ormai allo stremo. Secondo le Nazioni Unite, l’area sta vivendo la peggiore crisi umanitaria della sua storia recente. L’Integrated Phase Classification (IPC), il principale organismo internazionale per l’analisi dell’insicurezza alimentare, ha avvertito che esiste un "alto rischio" di carestia nelle prossime settimane. Almeno un quinto della popolazione – circa 470.000 persone – è sull’orlo della fame.
Il Ministero della Sanità di Gaza ha confermato almeno 57 decessi tra i bambini a causa della malnutrizione. Il carburante per far funzionare i pozzi e gli impianti di desalinizzazione è bloccato dal 2 marzo. Il 90% delle famiglie non ha accesso sufficiente all'acqua, e sempre più persone sono costrette a scegliere tra lavarsi, cucinare o pulire.
Gli aiuti alimentari, pur essendo pronti e disponibili – 171.000 tonnellate stoccate nella regione – non possono entrare. Secondo un’indagine di Relief Web, il 95% delle organizzazioni umanitarie presenti ha dovuto sospendere o ridurre drasticamente le attività a causa dei bombardamenti o delle restrizioni imposte da Israele. "Stiamo assistendo a un genocidio in diretta. La storia giudicherà chi ha scelto di voltarsi dall’altra parte", ha affermato Borello.

Il silenzio dell’Occidente sul massacro di Gaza
Human Rights Watch ha lanciato un appello urgente agli Stati firmatari della Convenzione sul Genocidio del 1948, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, sottolineando il loro obbligo legale non solo di punire ma anche di prevenire il genocidio. "Lo sterminio non avviene solo nei campi di concentramento. Si compie anche chiudendo i rubinetti dell’acqua e impedendo l’arrivo del pane", ha dichiarato un analista dell’organizzazione.
La Corte Internazionale di Giustizia ha già emesso tre ordini di misure provvisorie contro Israele nel procedimento avviato dal Sudafrica per genocidio. Tutti ignorati da Tel Aviv. Eppure, continua la vendita di armi, il supporto militare e il sostegno diplomatico, soprattutto da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea. Un comportamento che – avverte Human Rights Watch – espone anche questi governi al rischio di complicità nei crimini.