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Conflitto Israelo-Palestinese

A Gaza 300mila persone sopravvivono con una lattina di fagioli al giorno. Lo dice l’Oxfam

Una crisi umanitaria devastante quella che vive la popolazione nel nord della Striscia di Gaza. A denunciarla oggi è l’associazione Oxfam: 300mila sopravvivono con 245 calorie al giorno. Meno del 12% del fabbisogno calorico necessario.
A cura di Biagio Chiariello
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In sei mesi di guerra a Gaza la situazione è diventata sempre più drammatica. Sono almeno 300 mila le persone intrappolate nel nord della Striscia  costrette a sopravvivere potendo consumare cibo per circa 245 calorie al giorno a testa, l’equivalente di 100 grammi di pane o di una lattina di fagioli. Vale a dire, meno del 12% del fabbisogno calorico necessario di 2.100 calorie a persona, calcolato sulla base di dati demografici che tengono conto delle variazioni per età e sesso. A denunciarlo è stato Oxfam, traendo i dati da un recente rapporto sulla classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare (Ipc).

Secondo le stime dell'associazione entrano attualmente a Gaza meno della metà dei camion con gli aiuti alimentari minimi: 105 contro i 221 utili a non privare la popolazione del cibo necessario per sopravvivere. E nel quadro di una crisi umanitaria già terrificante, il Governo israeliano ha stabilito che nessun convoglio di aiuti dell’Unrwa – la principale agenzia umanitaria dell'enclave palestinese – potrà più entrare nel nord di Gaza.

Oxfam cita una donna, residente a Gaza: "Prima della guerra eravamo in buona salute e avevamo un corpo forte. Ora, guardando me e i miei figli, abbiamo perso così tanto peso visto che non mangiamo cibo adeguato, cerchiamo di mangiare qualunque cosa troviamo, piante selvatiche commestibili o erbe ogni giorno solo per sopravvivere".

“Analizzando i dati – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – si scopre inoltre come dallo scorso ottobre il totale degli aiuti alimentari di cui è stato consentito l’ingresso in tutta Gaza è servito a garantire appena il 41% delle calorie necessarie ai 2,2 milioni di abitanti, che in questo momento rischiano di morire di fame. Sono almeno 20 anni però che le autorità israeliane hanno ben chiaro cosa è necessario fare per prevenire la malnutrizione nella Striscia, visto che sono loro a decidere la tipologia e la quantità di cibo che può entrare in br ad età e genere, oltre che la capacità presunta di produrre cibo. Ma al momento non ne sta più tenendo in conto”.

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