A che punto è il programma nucleare iraniano. L’AIEA: “Teheran potrebbe arricchire l’uranio in pochi mesi”

Che ne è delle capacità di arricchimento dell'uranio dell'Iran dopo la "guerra dei 12 giorni" con Israele? E quali sono state le reali conseguenze degli attacchi aerei condotti dallo stato ebraico con la collaborazione degli Stati Uniti? Sono le due domande cruciali alle quali, da lunedì scorso, si sta cercando di dare una risposta nel fuoco incrociato di dichiarazioni ad effetto e propagande.
Secondo Donald Trump, ad esempio, il potenziale nucleare dell'Iran sarebbe stato gravemente compromesso, nonostante nei giorni scorsi la sua stessa intelligence abbia minimizzato i danni inferti. Secondo il capo della Casa Bianca l'Iran non ha spostato il suo materiale nucleare prima dell'attacco americano. In un'intervista che sarà trasmessa oggi alle 10 ora locale, le 16 in Italia, nel programma ‘Sunday Morning Futures' di Fox News, il presidente ha insistito che "è una cosa molto difficile da fare e non abbiamo dato alcun preavviso. Non hanno spostato nulla".

A quanto pare, inoltre, l'esercito statunitense non ha utilizzato bombe anti-bunker nel raid della scorsa settimana su Isfahan, uno dei più grandi siti nucleari iraniani, perché l'impianto è così profondo che gli ordigni probabilmente non sarebbero state efficaci. Lo ha dichiarato il capo di Stato maggiore congiunto USA, il generale Dan Caine, secondo quanto riportato da Cnn che cita tre persone che hanno ascoltato le sue osservazioni e da una quarta che ne è stata informata.
L'emittente sottolinea che si tratta della prima spiegazione nota sul perché l'esercito Usa non abbia utilizzato la bomba Massive Ordnance Penetrator (Mop) contro il sito di Isfahan, nell'Iran centrale. La scorsa settimana si sono moltiplicati i dubbi sull'entità dei danni a Isfahan e ad altri siti a seguito degli attacchi statunitensi contro tre degli impianti nucleari del Paese. I funzionari statunitensi ritengono che le strutture sotterranee di Isfahan ospitino quasi il 60% delle riserve di uranio arricchito dell'Iran, di cui l'Iran avrebbe bisogno per produrre un'arma nucleare. I bombardieri B2 statunitensi hanno sganciato oltre una dozzina di bombe bunker-buster sui siti nucleari iraniani di Fordow e Natanz, mentre Isfahan è stata colpita solo da missili Tomahawk lanciati da un sottomarino statunitense.
Se – come sostiene il Pentagono – i siti nucleari iraniani non sono stati distrutti perché costruiti nelle profondità del terreno, e se l'uranio non è stato spostato come afferma Trump, se ne dovrebbe dedurre che il metallo potrebbe essere ancora al suo posto, sostanzialmente al sicuro. Sembra essere questa la tesi di Rafael Grossi, direttore generale dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea), secondo cui l'Iran ha le capacità tecniche per riprendere l'arricchimento dell'uranio entro "qualche mese". "Ci sono stati danni significativi, ma non completi. Possono avere, sapete, entro pochi mesi, direi, centrifughe operative per la produzione di uranio arricchito", ha osservato Grossi. Insomma, se così fosse la "guerra dei 12 giorni" scatenata da Israele contro l'Iran non avrebbe sortito gli effetti annunciati: la Repubblica Islamica non ha cambiato leadership, e per di più le sue capacità di arricchimento dell'uranio sarebbero praticamente intatte.