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Kiev annuncia: “Abbiamo attaccato e distrutto convoglio corazzato russo in Ucraina”

Kiev denuncia un’invasione di truppe russe annunciando di aver attaccato e distrutto parte del convoglio militare. Mosca nega: “Siamo nel nostro territorio, si tratta solo di aiuti umanitari”.
A cura di Danilo Massa
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UPDATE – Kiev: "Abbiamo attaccato convoglio russo" – Ancora terribili notizie dall'Ucraina dove fonti militari di Kiev riferiscono di aver attaccato un convoglio russo al confine tra i due Paesi ma in territorio ucraino. La notizia è stata riferita ai media locali  dal portavoce dell'esercito ucraino. Le truppe di Kiev avrebbero individuato un convoglio armato di militari russi sul suolo ucraino e lo avrebbero attaccato distruggendolo parzialmente. Il portavoce ha aggiunto che le truppe ucraine avevano precedentemente individuato gli stessi militari russi mentre varcavano il confine e per questo li hanno intercettati e attaccati. La notizia sarebbe stata confermata al telefono dal presidente ucraino Poroshenko al premier britannico David Cameron. Se si rivelasse fondata la circostanza sarebbe un inquietante segnale di guerra per tutta l'area. Nelle ultime ore la tensione tra i due Paesi era cresciuta con l'arrivo di un convoglio di camion russi in prossimità della frontiera. Alla fine Ucraina e Russia avevano trovato un accordo sulle modalità di consegna degli aiuti, ma già dalla mattinata alcuni giornalisti presenti al valico di frontiera avevano segnalato che insieme i camion in territorio ucraino erano entrati anche blindati russi. Lo sconfinamento russo era stato confermato sia dalla Nato che dalle intelligence occidentali. I russi dal loro canto hanno però negato una incursione militare in territorio ucraino, confermano però che reparti delle Guardie di Frontiera sono stati dislocati nelle immediate vicinanze del confine per tutelare la popolazione.

Rispetto a qualche mese fa la crisi ucraina è più distante dai media, ma continua tra colpi di artiglieria, assedi e morti. Lugansk e Donetsk, città occupate in precedenza dalle truppe filorusse, sono da giorni sotto il tiro dell'artiglieria ucraina che sembra prossima a riconquistare in tempi brevi almeno una delle due città. Andrii Lisenko, portavoce dell'esercito ucraino, ha infatti riferito che Lugansk è completamente isolata e circondata, dal momento che con l'occupazione di Novosvitlivka da parte delle forze armate di Kiev, la città risulta separata anche dal territorio russo. Lugansk ha già subito 24 ore di bombardamenti, durante le quali, secondo quanto riferito da un rappresentante dell'amministrazione regionale all'Afp, sono morti 22 civili: "è stato un attacco a colpi di mortaio nei quartieri all'est della città. Un bus, un magazzino e molti immobili sono stati colpiti".

Anche Donetsk, più a sud, è sotto il tiro dei mortai ucraini, che hanno colpito il quartiere di Budionovski e l'ospedale numero 12 della città. L'offensiva ha causato un morto, a cui si aggiungono gli undici feriti vittime di un bombardamento nella vicina Mospino. Questa mattina il fuoco non si è arrestato ed è anzi ripreso con maggiore intensità, arrivando a colpire il centro cittadino dove una bomba, prossima ai palazzi amministrativi, ha portato alla fuga il personale che vi lavorava. Un giornalista dell'Afp riporta inoltre che alcuni colpi di artiglieria sono stati esplosi verso il Politecnico universitario, ferendo un professore, e verso il palazzo della Procura regionale occupato dai filorussi. Secondo Radio Liberty i morti ammonterebbero a tre, mentre altre fonti riferiscono di un deceduto ed altri tre feriti per un colpo di mortaio giunto su un incrocio stradale. In tre giorni i morti a Donetsk, secondo le autorità regionali, sono 74, mentre secondo le dichiarazioni di Lisenko all'agenzia Interfax, in tutta l'area dell'Ucraina orientale nelle ultime 24 ore si contano nove soldati uccisi e 18 feriti. Intanto si è dimesso Igor Strelkov, "ministro" della difesa dei separatisti, sostituito ora da Vladimir Kononov. Si tratta della seconda importante dimissione dopo quella di Valeri Bolotov, presidente dell'autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk, che ha dovuto abbandonare il posto di comando, secondo sua dichiarazione, "a causa di una ferita".

300 camion sono partiti da Mosca per arrivare nelle terre contese con un "carico umanitario". Un soccorso che non è piaciuto a Kiev e all'Europa e che ora, dopo la deviazione di itinerario, piace ancora meno. Secondo quanto stabilito inizialmente, infatti, il convoglio doveva attraversare la regione di Kharkiv, controllata dagli ucraini, per giungere quindi a Lugansk. Ora invece la fila di camion, lunga tre chilometri, è giunta nella città russa di Kamensk-Shakhtinsky, per poi svoltare verso ovest e fermarsi ad una quarantina di chilometri da Izvaryne, città di confine attualmente sotto il controllo dei ribelli filorussi e da cui poi dovrebbe prendere la strada verso l'assediata Lugansk. Gli aiuti, sottoposti all'ispezione dei rappresentanti di Kiev, sono composti da 400 tonnellate di cereali, 100 di zucchero, 62 di cibo per bambini, 54 tonnellate di prodotti e attrezzature medico-sanitari, dodicimila sacchi a pelo e 69 generatori elettrici portatili. La paura del governo ucraino, tuttavia, è che si tratti di un cavallo di Troia e che il convoglio porti con sé qualcosa che possa foraggiare la resistenza filorussa, a partire dall'identità degli autisti che potrebbero essere combattenti pronti a difendere la "Repubblica Popolare di Lugansk".

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