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Unicredit verso un piano da 6mila esuberi e la chiusura di 450 filiali. Sindacati: “Inaccettabile”

La banca ha sottolineato che ci sarebbero 500 “eccedenze di capacità produttiva” nel piano che si è appena concluso lo scorso anno e altre 5.500 sarebbero legate al piano Team23. Il governo ha quindi deciso di chiedere chiarimenti e la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici dell’istituto bancario per il prossimo 21 febbraio.
A cura di Annalisa Girardi
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Tra il 2019 e il 2023 Unicredit prevede un piano di esuberi da 6mila uscite e la chiusura di 450 filiali: i numeri sono stati rivelati in una lettera inviata ai sindacati all'avviamento della procedura. La banca ha sottolineato che ci sarebbero 500 "eccedenze di capacità produttiva" nel piano che si è appena concluso lo scorso anno chiamato Transform, e altre 5.500 sarebbero legate al piano Team23. Il governo ha quindi deciso di chiedere chiarimenti e la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici dell'istituto bancario per il prossimo 21 febbraio.

Subito i sindacati avevano attaccato la decisione. Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, attraverso il suo segretario generale, Lando Maria Sileoni, aveva affermato: "Unicredit continua ad avere un atteggiamento inaccettabile: l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa, di fatto senza discutere i numeri, tutti già cristallizzati nella lettera di avvio di procedura sul confronto che ci è arrivata oggi". Riccardo Colombani, segretario della First Cisl, invece, aveva detto: "Deve essere chiaro che non siamo disposti a discutere di esuberi se contemporaneamente non si parlerà anche di assunzioni. La nostra richiesta è che ogni due uscite sia prevista almeno un'assunzione".

Già verso la fine del 2019 Unicredit aveva annunciato che avrebbe ridotto il suo personale di circa 8mila unità nel periodo tra il 2020 e il 2023, parlando al tempo stesso della chiusura di 500 sportelli in vista di un'ottimizzazione della rete di filiali. Alcuni giorni fa, aveva fatto inoltre sapere di essersi messa in contatto con i sindacati per gestire al meglio gli esuberi in Italia. La procedura è già stata avviata in Austria e Germania.

Sulle uscite avrebbe dato una mano Quota 100: la banca intenderebbe cercare "in ogni caso entro e non oltre il limite del primo trimestre 2020, attraverso il confronto sindacale, soluzioni condivise idonee ad attenuare per quanto possibile le ricadute sociali del nuovo piano" guardando appunto a coloro che maturano "il  requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2023 (con diritto alla pensione fino all'1 gennaio 2024 compreso)". Per gli altri esuberi, invece, si "intende poi valutare in via prioritaria l'attuazione dello strumento del fondo di solidarietà di settore". Unicredit "ritiene ostenibile far riferimento all'uscita di personale più prossimo al diritto di pensione, con un anticipo medio rispetto al primo requisito pensionistico di 36 mesi, adottando finestre di uscita che garantiscano certezza di realizzazione degli obiettivi di riduzione".

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