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Posto fisso, questo sconosciuto: In Italia solo per 2 persone su 10

Le assunzioni stabili sono sempre più un miraggio: solo due italiani su dieci possono “goderne”. Non fanno sorridere neanche i dati sulle buste paga, aumentate di “appena” 29 euro in 10 anni, secondo uno studio di Bankitalia.
A cura di Biagio Chiariello
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Posto fisso, questo sconosciuto: In Italia solo per 2 persone su 10

I contratti a tempo indeterminato restano un sogno nel nostro Paese, non solo secondo Monti: stando ai dati di Unioncamere e Ministero del Lavoro (Indagine Excelsior), sempre meno persone ne hanno uno. Nel periodo luglio-settembre le assunzioni stabili previste sono appena il 19,8% sul totale delle assunzioni dirette (quasi 159 mila), cioè neanche due su dieci. Stime che non fanno altro che confermare il dato, negativo, del periodo aprile-giugno, mentre nei quattro trimestri precedenti la quota era compresa fra il 27% e il 34%. Si tratta, dunque, di un calo perentorio dei posti fissi messi a disposizione dalle aziende. Basti pensare che nello stesso trimestre del 2011 le assunzioni previste a tempo indeterminato rappresentavano il 28,3% (quasi tre su 10, rispetto al totale). Il trend negativo è, inoltre, confermato anche guardando alla stagionalità. Nel resoconto su Occupazione e Formazione redatto dall'ente guidato da Ferruccio Dardanello viene infatti evidenziato che, escludendo le assunzioni stagionali, i contratti stabili non vanno oltre il 35,8%, mentre nei precedenti cinque trimestri la loro quota oscillava fra il 41% e il 43% circa. Inoltre, sottolinea il Bollettino, se si rapportano «i contratti a tempo indeterminato a tutti i contratti di lavoro o di collaborazione che le imprese prevedono di stipulare nel periodo (inclusi quindi quelli ‘atipicì), si scende dal 16 al 14% circa».

Ma i dati sul mondo del lavoro non fanno sorridere neppure per quel che riguarda le buste paga. Secondo uno studio di Bankitalia, dal 2000 al 2010 gli stipendi dei dipendenti sono aumentati solo di 29 euro, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). Dati su cui pesano certamente la crisi economica e le misure che hanno toccato in particolare gli statali. Tagli che, però, non si fanno sentire in maniera uniforme su tutto il territorio. Se infatti a Centro-nord l'incremento è stato dello 2,7%, a Sud e nelle isole si assestato appena allo 0,7%. Più concretamente, nel Settentrione si è passati da 1.466 euro del 2000 a 1.503 euro del 2010, con un aumento di 64 euro; mentre nel Mezzogiorno gli stipendi passano da 1.267 euro a 1.276 euro, con una crescita di soli 9 euro. Differenze anche tra i due sessi: gli uomini vedono ritoccata la busta paga da 1.539 euro a 1.586 euro (+47 euro), mentre le donne, dai 1.220 euro del 2000 sono arrivate  "appena" a 1.253 euro (+35 euro). L'analisi di Bankitalia offre anche un riscontro sull'incidenza della crisi: nel 2006 le retribuzioni medie arrivavano a 1.489 euro, due anni dopo erano scese a 1.442 euro, e nel 2010 la situazione era anche peggiorata, arrivando a 1.439 euro, per una riduzione in 4 anni di 50 euro.

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