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Mario Draghi gonfia il petto: “L’Euro non è mai stato così popolare”

“L’euro è popolare come mai prima d’ora e il sostegno all’Unione europea è ai massimi dai tempi della crisi”, ha dichiarato Mario Draghi – insignito della laurea honoris causa dall’Università Cattolica di Milano – in quella che si annuncia come una delle sue ultime uscite pubbliche da presidente della Bce,
A cura di Davide Falcioni
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In occasione della consegna della laurea honoris causa che gli ha riconosciuto l'Università Cattolica di Milano Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, ha espresso il suo ottimismo sul futuro dell'Europa. "L'euro è popolare come mai prima d'ora e il sostegno all'Unione europea è ai massimi dai tempi della crisi", ha dichiarato in quella che si annuncia come una delle sue ultime uscite pubbliche da presidente della Bce, se non addirittura l'ultima. Per il banchiere italiano è importante che "i cittadini credano nell'Unione, ma anche che la contestino". E' successo alle elezioni per l'ultimo Europarlamento, anche se "alla fine il pubblico ha eletto una maggioranza pro europea". La creazione dell'Unione europea, l'introduzione dell'euro e l'attività della Bce hanno incontrato non pochi ostacoli e hanno dovuto fronteggiare molte critiche, come dimostra l'avanzata dei movimenti sovranisti. Tuttavia secondo Draghi le istituzioni comunitarie hanno dimostrato il loro valore e "oggi sono coloro che dubitavano a essere messi in discussione". Draghi ha rivendicato la correttezza delle scelte e ha ribadito che l'indipendenza della Bce non è un fine a se stesso.

Lo scopo è quello "di garantire la stabilità dei prezzi e scongiurare il rischio che la politica monetaria diventi succube della politica fiscale". Un'indipendenza, ha chiarito, che non impedisce "un dialogo con il governo" per consentire un rapido ritorno alla stabilità dei prezzi. In particolare, ha spiegato il banchiere centrale, "un coordinamento delle politiche, quando necessario, deve contribuire alla stabilità monetaria e non può ostacolarla".  "Quando l'inazione compromette il mandato affidato dai legislatori, decidere di non agire significa fallire". Tanto più che "in molti casi bisogna essere consapevoli che le conseguenze delle decisioni sono incerte, ma convinti che l'inazione porterebbe a conseguenze peggiori e al tradimento del loro mandato". Draghi ha ribadito spesso che senza un'azione coraggiosa, durante la crisi dell'euro nel 2012, l'Unione sarebbe andata incontro a una catastrofe. Ora i governi della zona euro possono aiutare la Bce ad alzare i tassi d'interesse. "Una politica fiscale più attiva permetterebbe di modificare quelle politiche dei cui effetti negativi su alcune categorie di cittadini e di intermediari siamo ben consapevoli".

Draghi ha ricordato che dal 2014 "abbiamo rivolto sempre maggior attenzione alla combinazione dei contributi forniti dalle politiche monetaria e fiscale al sostegno dell'economia". In particolare, laddove la politica fiscale ha svolto un ruolo più importante il ritorno alla stabilità dei prezzi è stato più veloce. Negli Stati Uniti, ad esempio", dove "i tassi di interesse hanno potuto risalire più velocemente", mentre "nell'area dell'euro sono bassi o negativi da lungo tempo". Le misure della Bce, tra tassi d'interesse negativi e programmi di acquisti di titoli di Stato, hanno avuto un impatto sostanziale, contribuendo per 2,6 punti percentuali alla crescita del Pil nell'area dell'euro fra il 2015 e il 2018 e per 1,3 punti percentuali all'inflazione. Almeno un quinto dell'impatto complessivo sulla crescita nell'anno di picco, il 2017, è attribuibile ai tassi negativi, mentre gli acquisti di titoli hanno contribuito per la maggior parte della quota restante. Tuttavia, la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione della Bce, ha rivelato un livello di dissenso inedito all'interno del direttivo.

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