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Opinioni

Doppio cognome: “uscire dal patriarcato”, ma con prudenza

Nel nome del padre ma anche della madre. Intervista a Michela Marzano (PD), relatrice della legge sul doppio cognome, e a Nicola Stumpo (PD), che sulla stessa legge ha espresso alcune perplessità.
A cura di Sabina Ambrogi
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La scelta del doppio cognome per i figli o l'alternativa di un solo cognome paterno, o materno è stata sollecitata dalla Corte per i Diritti dell'Uomo per la quale la legge del solo cognome paterno rappresenta “una chiara discriminazione basata sul sesso”.
Il testo di questa legge, che andava comunque fatta in ragione di queste raccomandazioni dall'Europa, è stato approvato in Commissione Giustizia all'unanimità, ma è affondato poi al momento del voto in Parlamento, a un passo quindi dal voto finale. Sospeso in data da definirsi. Anche se – promette Laura Garavini prima firmataria della legge – si dovrebbe tornare al voto prima della pausa estiva. Un'ipotesi nella quale non crede la relatrice della legge Michela Marzano (PD) – che nelle polemiche dei giorni passati si è sentita tradita dai suoi compagni di partito – perché “non ci sarà più il tempo di calendarizzarla”, ha detto.

Ma perché la necessità di una legge che consenta alle coppie la libertà di scegliere se dare solo il cognome della madre, solo quello del padre oppure entrambi ai propri figli?

C'è una doppia motivazione: siamo stati chiamati dalla Corte dei Diritti dell'Uomo a conformarci alla sua decisione. Mi sembra doveroso dimostrare di esserne capaci e dall'altro essere all'altezza di tutti gli altri stati europei come Francia, Germania Inghilterra. La seconda motivazione è che una norma simile avrebbe un grandissimo valore simbolico: si comincerebbe a mostrare che l'Italia esce dal patriarcato. L'uomo per una sorta di decreto divino ha il diritto di trasmettere il suo cognome ai figli e alle figlie. Così invece si consentirebbe alle donne di uscire dall'invisibilità: la maternità non sarebbe più secondaria, e avrebbero una pari dignità entrambi i genitori.

Ma basta solo un “nome” attribuito alla discendenza per stabilire un'eguaglianza tra genitori?
Nominare significa far esistere. Una lingua del resto serve a organizzare rapporti e relazioni all'interno della famiglia, con il cognome si costruisce un'identità morale e storica. Con la possibilità del doppio cognome si darebbe la stessa opportunità anche alla madre e si sancirebbe così, in modo chiaro, che entrambi i genitori sono uguali.

Un'opportunità che varrebbe solo per le coppie coniugate?
No. Vale per i figli nati all'interno del matrimonio, al di fuori e per i figli i adottati.

In che momento deve avvenire la scelta da parte dei genitori?
Alla nascita del primo figlio o della prima figlia si decide quale cognome dare se solo del padre, solo della madre, o entrambi.

Ma significa che per i figli nati nella stessa famiglia si possa operare, per ogni figlio una nuova scelta?
No! C'è molta confusione su questo argomento. Una volta fatta una scelta, resta quella. Non si possono adottare cognomi diversi all'interno della stessa famiglia.

E se la coppia non è d'accordo su quale cognome dare? Cosa aggravata dal fatto che le famiglie d'origine, in Italia, spesso pesano su scelte di questo tipo…
In caso di conflitto si sceglierebbe per l'ordine alfabetico. Alcuni, in caso di disaccordo protendono per confermare il cognome paterno. Sel è a favore del primo cognome della madre, io e altri siamo appunto per l'ordine alfabetico, che garantirebbe una soluzione più paritaria.

Una delle critiche che sono state fatte da M5S è quella del momento poco opportuno che avete scelto, con tutte le urgenze che avrebbe il Governo…
E' un critica che decade subito: se non fosse scoppiata la polemica all'interno del Pd con veti incrociati, sarebbero bastate due ore. Occuparsi del doppio cognome però non ha impedito alla Commissione Giustizia di lavorare sul testo base che approda lunedì in aula sul decreto legge per il risarcimento per maltrattamento dei detenuti. Siamo stati condannati anche per questo, è una condanna che ci costa tantissimi soldi. Abbiamo più semplicemente lavorato su più fronti.

Perché la questione del doppio cognome o l'opzione di quello della madre ha generato così tanto panico, nella destra soprattutto?
Perché c'è chi pensa che crei confusione. Buttiglione ha parlato di “disordine generazionale”. Secondo lui il fatto che non venga deciso dallo Stato impedirebbe ai figli di rientrare nell'ordine generazionale, impedirebbe al bambino di identificarsi con la genealogia familiare.

E all'interno del Pd?
Rimangono persone con una visione del mondo arcaica e maschilista. Ognuno a modo suo.

C'erano delle perplessità da chiarire secondo alcuni…
Era una legge che andava votata solo così, se ci si tiene veramente.

Renzi tiene molto a sottolineare il cambio di passo che ha fatto il Pd sul numero di donne nei posti di potere.
Non basta scrivere la parola “governo paritario” come se si stesse componendo casting: se le donne che hanno posizione di responsabilità non incidono sulla vita delle donne italiane è inutile.

Non abbiamo neanche le Pari Opportunità…
Infatti. Le deleghe le ha tenute Renzi. Mi sarei aspettata per esempio da una responsabile delle Pari Opportunità soluzioni come sono state fatte in Francia col “congedo paternità” per dare appunto anche alle madri eguali possibilità di lavoro.

Tra i contrari all'approvazione della legge quando è approdata in aula, all'interno del Pd, c'è Nicola Stumpo che respinge con fermezza ogni accusa di maschilismo: “non mi appartiene neanche l'ombra di una cultura maschilista, ci mancherebbe altro, mi ritengo progressista e di sinistra. Sono totalmente a favore di questa legge. Primo ci viene richiesto dalla Corte dei Diritti delUomo e ci dobbiamo uniformare, secondo credo che nulla sia immodificabile.

Allora cosa è successo?
Ritengo che quand si fanno cose all'apparenza ovvie ma che modificano aspetti valoriali e culturali così importanti ci si deve preparare su basi di certezze e non in forma aleatoria e vaga. Per esempio, ci sono delle grandi famiglie, in tutta Italia (dal Nord al Sud) che vivono sul cognome che si tramanda: sono delle categorie di persone fuori della condizione reale. Improvvisamente si trovano tutto cambiato: va spiegato meglio… Comunque la questione vera è che non si conclude con il primo giro di figli. Il problema nasce quando quelle due persone con un doppio cognome si sposano. La nuova coppia formata avrà così due cognomi. Non si possono adottare tutti chiaramente. Allora va regolata appunto quale deve essere la scelta successiva, che sia solo della madre o solo del padre, se la fa la femmina o il maschio della coppia, non importa. Ma va detto quale direzione prendere.

Non può essere una scelta libera della coppia?
Qui non sono d'accordo. Lo stato dovrebbe regolarle queste cose, non si può lasciare alla totale anarchia. Ripeto: io sono per l'approvazione delle legge, ma quella roba così com'è stata impostata con un modello di non certezza, e basata sul fatto che lo Stato consegna tutta la questione al libero arbitrio, per me sbagliato. Oltre a innovare bisogna anche semplificare.

In molti paesi europei questa legge è già una realtà, potremmo fare come loro…
Ogni paese fa come ritiene opportuno secondo la propria realtà.

Cosa si augura?
Che nel minor tempo possibile si risponda a questa direttiva europea di non discriminazione delle donne ma anche che chi dovrà fare e modifiche valuti il fatto che nel togliere le norme si dia una certezza degli effetti sui futuri nascituri che dovranno riaffrontare il problema da adulti.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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