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Di Matteo: “Politica incapace di colpire i corrotti, ma punisce chi combatte la mafia”

Duro intervento di Nino Di Matteo nella polemica fra una componente della magistratura e il Governo.
A cura di Redazione
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Non si placa la polemica fra alcuni magistrati e membri dell’esecutivo guidato di Matteo Renzi, scatenata dalle parole del Presidente dell’Anm Piercamillo Davigo sulla corruzione all’interno della classe politica italiana. E un ulteriore elemento di conflittualità rischia di essere rappresentato dall’intervista rilasciata a La Repubblica da Antonino Di Matteo, pubblico ministero del processo in cui si cercherà di fare luce sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. Di Matteo non ha dubbi e definisce quelle di Davigo “parole chiare, coraggiose, condivise dalla stragrande parte dei magistrati”.

Poi aggiunge: “Non c'è stata e non c'è una guerra fra politica e magistratura. Una guerra evoca volontà e azione bilaterali. Piuttosto, negli ultimi 30 anni, con sfumature e governi di colore diverso, c'è stata un'offensiva organizzata, costante e abilmente condotta di una parte della politica contro una parte della magistratura, quella che si ispira esclusivamente al principio dell'eguaglianza di tutti innanzi alla legge”. Nella lettura del pm, uno dei punti critici è rappresentato dall’istituto della prescrizione che “è utilizzata da alcuni “politici come un comodo rifugio rispetto alla responsabilità dei delinquenti dal colletto bianco”.

Quanto ai rapporti con la mafia, Di Matteo ribadisce: “Tante assoluzioni o archiviazioni riguardanti esponenti politici fanno riferimento a rapporti accertati con mafiosi, dunque a dei fatti, che però non sono diventati reato. E la politica cosa fa? Si è dimostrata del tutto incapace di reagire, punendo con meccanismi di responsabilità interna coloro che cercano i mafiosi. È molto più facile attaccare i magistrati […] A prescindere dall'eventuale configurabilità di un reato, certe frequentazioni fra mafia e politica sono evidenti, e la politica ancora oggi non sa o non vuole capire. Non è un caso che negli ultimi dodici anni due presidenti della Regione Siciliana siano stati processati per mafia”.

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