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Desidera un figlio dal marito deceduto, ma la Francia le nega il consenso

Mariana Gomez Turri è improvvisamente rimasta vedova a 30 anni, lo scorso 9 luglio. Aveva fatto congelare il seme del marito, poco prima che morisse, e ora vorrebbe utilizzarlo per effettuare dei cicli di fecondazione assistita post-mortem. La pratica, però, non è legale in tutta Europa e la Francia, paese in cui si trova la “provetta”, si oppone.
A cura di Charlotte Matteini
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test sangue per vedere cancro

Suo marito è morto lo scorso 9 luglio, a trentuno anni. Lei vorrebbe renderlo padre, vorrebbe tentare la fecondazione post-mortem, ma non in tutta Europa è legale. Prima del decesso le pratiche per il congelamento del seme erano state quasi ultimate, tuttore però rimangono dei cavilli burocratici da superare. La storia, pubblicata dal quotidiano La Stampa, racconta la vicenda vissuta da Mariana Gomez Turri, 30 anni, e Nicola Turri, 31. Si erano conosciuti solo pochi anni prima, nel 2012.

Entrambi lavoravano in un ristorante italiano a Londra, il "Bunga Bunga". Si sono innamorati, si sono trasferiti a Parigi e sognavano una vita in Andalusia, regione spagnola da cui proviene Mariana. Un giorno, però, nel 2013, cominciano i problemi per Nicola. Inizia a sentirsi male, a sentirsi sempre molto stanco, troppo stanco. Comincia così una girandola di consulti medici. Arriva il responso: cancro. Nicola inizia le cure, i cicli di chemioterapia, sembra stare meglio e infine guarisce. Nel frattempo, visto il rischio d'infertilità che le cure avrebbero potuto provocare, Nicola fa congelare il suo seme, per poter un giorno tentare comunque la strada della fecondazione assistita. Nel febbraio 2014, infatti, i medici lo dichiarano fuori pericolo, le cure hanno avuto successo. E così, Mariana e Nicola ricominciano a progettare la loro vita insieme, il trasferimento in Andalusia, una famiglia, dei figli. Nicola, però, poco dopo si ammala ancora: leucemia secondaria.

Nicola si aggrava sempre di più, sopraggiunge la paralisi. Nel giugno del 2015, quando ormai la situazione sembra ormai essere degenerata, Mariana e Nicola si sposano. Un mese dopo, il 9 luglio 2015, Nicola si spegne. Proprio quel 9 luglio era segnato in calendario un appuntamento importante: dal notaio, per firmare il consenso alla fecondazione assistita. Nicola, però, muore un paio d'ore prima. Un documento con le sue ultime volontà scritte esiste, ma non è validato da alcun pubblico ufficiale. "L’unica cosa che conta oggi nella mia vita, nel mio futuro, è quella provetta. Voglio che Mariana possa farne l’uso che vuole se questa leucemia dovesse essere fatale per me (ma non succederà perché io credo di poter guarire!)", scrive il giornalista della Stampa riportando le parole di Nicola Turri. Mariana ora vorrebbe comunque utilizzare quel documento incompleto e il seme congelato di Nicola per coronare il loro sogno: essere genitori. In Spagna la fecondazione post-mortem è legale, in Francia, paese in cui sono state effettuate le operazioni per il congelamento del seme di Nicola non lo è.

Per questo motivo, da quasi un anno è in corso una battaglia legale. Un ricorso al tribunale amministrativo francese, rigettato. Ora è il turno del Consiglio di Stato. «Siamo pronti a proseguire fino alla Corte Europea dei diritti dell’uomo» dichiara a La Stampa l'avvocato David Simhon. Il tempo scorre inesorabile, però. Mancano solo poche settimane, infatti, al 9 luglio 2016, il primo anniversario della morte di Nicola. Trascorso questo primo anno, la fecondazione post-mortem diventerà illegale anche in Spagna.

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