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Torna alla Scala il “Don Carlo” di Giuseppe Verdi nella sua versione estesa del 1866

Dopo le storiche rappresentazioni di Toscanini, Abbado, Votto e Santini torna stasera al Piermarini il “Don Carlo” integrale con la bacchetta verdiana di Myung-Whun Chung.
A cura di Massimiliano Craus
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"Don Carlo", ph. Brescia e Amisano
"Don Carlo", ph. Brescia e Amisano

Il titolo di Giuseppe Verdi torna dunque al Teatro Alla Scala di Milano nella sua versione integrale, esibendo la complessità del libretto a quattro mani di François-Joseph Méry e Camille Du Locle sin dalla sua genesi parigina del 1866. Da quella prima rappresentazione le vicende si sono ulteriormente complicate per via dell'eccessiva durata tale da costringere Giuseppe Verdi a modifiche sul libretto e sullo stesso spartito. In quei frangenti il compositore ha dovuto finanche autorizzare tagli qua e là pur di terminare le repliche entro la mezzanotte per consentire al pubblico di prendere gli ultimi mezzi pubblici disponibili.

Un turbinio di sforbiciate che hanno condotto lo stesso Giuseppe Verdi ai famosi tagli di Vienna, ovvero quelli che rinunciano all'intero primo atto di Fontainebleau per una versione più agile in quattro atti del "Don Carlo" in scena nel 1884. Ma quello era solo il preludio alle ultime riflessioni del compositore di Le Roncole di Busseto che decise di rimodulare la sua travagliata opera, ridonandole l'atto di Fontainebleau per la definitiva stesura modenese in cinque atti del 1886 che sarà presentata da stasera per otto repliche fino al prossimo 12 febbraio.

Proprio quando ricorrono quaranta lunghi anni dall'ultima rappresentazione scaligera del "Don Carlo" diretto da Claudio Abbado, eccoci nuovamente stasera con l'opera verdiana per mano di una delle bacchette e delle regie più appropriate: il direttore Myung-Whun Chung ed il regista Peter Stein, insieme fino all'1 febbraio. Affresco storico e dramma personale, "Don Carlo" necessita di sei solisti d’eccezione per cui al Teatro Alla Scala canteranno insieme al leggendario Filippo II di Ferruccio Furlanetto, la sontuosa coppia femminile formata da Krassimira Stoyanova ed Ekaterina Semenchuk e le voci giovani di Francesco Meli ormai tenore verdiano di riferimento, Simone Piazzola e Orlin Anastassov. Tuttavia per ragioni di salute proprio il basso bulgaro sarà costretto a ritirarsi dalle prime tre recite del "Don Carlo" per cui Eric Halfvarson canterà il ruolo di Grande Inquisitore nelle recite del 17, 22 e 26 gennaio. Il dramma lirico in cinque atti del "Don Carlo", tradotto per la Casa Ricordi di Milano da Achille De Lauzières ed Angelo Zanardini e prodotto dal Festival di Salisburgo, è per il soprintendente scaligero Alexandre Pereira l'opera più complessa e travagliata di Giuseppe Verdi, ma anche la più mirabile di tutte. Del resto Peter Stein, alla sua seconda regia verdiana al Teatro Alla Scala, prosegue nella sua linea di rigoroso rispetto delle indicazioni del libretto e di concentrazione sulla recitazione dei cantanti.

Ecco il libretto della prima rappresentazione modenese del 1886

"Don Carlo", ph. Amisano e Brescia
"Don Carlo", ph. Amisano e Brescia

Il primo incriminato atto di Fontainebleau vede in scena la presentazione della principessa Elisabetta di Valois, figlia del re di Francia, e dell'Infante di Spagna Don Carlo, figlio di Filippo II. I due dovranno sposarsi nell'ambito delle trattative per la programmata pace tra Francia e Spagna ma, con grande stupore di tutti, viene annunciata la decisione di Filippo II di prendere in moglie proprio la principessa Elisabetta di Valois con lo sconforto e la profonda delusione del figlio Don Carlo.

Il secondo atto è invece ambientato nel chiostro del convento di San Giusto dove Don Carlo prova ancora a scuotere l'animo dell'ormai regina Elisabetta, sposa di suo padre Filippo II. Qui giungono anche le terribili notizie provenienti dalle Fiandre e della presenza oscura del Grande Inquisitore. Ma è ancora l'amore tra i due protagonisti a tenere banco, fino alla decisione di Filippo II di far sorvegliare i due per scongiurare uno scandalo per la monarchia. Il problema sorge quando Rodrigo sarà chiamato in causa sia da Filippo II che da Don Carlo per risolvere l'annosa questione di cuore.

Il terzo atto è ambientato tra Madrid e Valladolid. Nella capitale Don Carlo è ingannato con un biglietto e rischia seriamente che il suo amore per Elisabetta venga scoperto. Sarà Rodrigo a ridimensionare l'accaduto, disorientando i presenti e scagionando in extremis il protagonista. Che però tornerà a sfidare apertamente il padre monarca per le sorti delle Fiandre ferite. Arriveranno finanche a sguainare le proprie armi bianche se non ci fosse stato l'estremo intervento ancora di Rodrigo.

Il quarto atto irrompe con una crisi personale del sovrano. Qui gli intrighi di palazzo prestano il fianco all'atroce destino dell'amico Rodrigo, leale con il padre ed il figlio ma ucciso dalle sorti nefaste della diatriba familiare e politica. Le vicende delle Fiandre e la prigionia di Don Carlo spingono il popolo inferocito a difendere l'Infante fin quando interviene il Grande Inquisitore per sedare gli animi alla presenza del re. Intanto Rodrigo, giusto prima di morire, riuscirà ad annunciare a Don Carlo un incontro con la regina Elisabetta nel convento di San Giusto.

Nel quinto atto siamo nuovamente nel chiostro del convento di San Giusto. Qui Elisabetta evoca il suo amore per Don Carlo e, nuovamente insieme, i due si scambiano l’ultimo addio: l’Infante infatti lascerà la Spagna e si recherà nelle Fiandre dove combatterà per la libertà. Ma il congedo è interrotto dall’irrompere di Filippo II, del Grande Inquisitore e delle guardie del Santo Uffizio. Quando Don Carlo sta per essere tratto in arresto, appare l'immagine di Carlo V che, fra il terrore dei presenti, afferra il nipote e lo trascina con sé.

"Don Carlo", ph. Brescia e Amisano
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