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La scuola di Atene: conoscete i filosofi dipinti da Raffaello?

La scuola di Atene è uno degli affreschi più famosi al mondo, e anche uno dei più ricchi di significati simbolici della storia dell’arte. Raffaello ha dipinto una “scuola filosofica” ideale che rappresentasse la conoscenza e il suo farsi: ben cinquantotto personaggi, ognuno diverso e con una storia da raccontare.
A cura di Federica D'Alfonso
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Lo straordinario affresco che decora la Stanza della Segnatura è conosciuto come "La scuola di Atene", ma questo titolo non è affatto stato attribuito da Raffaello: si diffuse solo a partire dal XVII secolo, e a parere di molti critici esso è incoerente, dato che tecnicamente non è mai esistita una "scuola di Atene". Tuttavia, al di là della effettiva "storicità" dell'affresco di Raffaello, che peraltro ha una forte funzione celebrativa nei riguardi di Giulio II e delle sue politiche e non è quindi puramente rappresentativo, è la prima volta, forse l'unica, che un artista raffigura la filosofia non come rigida icona, ma nel suo "farsi": il movimento dei personaggi, le azioni, i gruppi, fissano il perenne movimento del pensiero attraverso i secoli. Due sono i protagonisti in primo piano, Platone (raffigurato con il volto di Leonardo da Vinci) e Aristotele. Ma il magnifico affresco di Raffaello raffigura, oltre a loro, altri cinquantasei personaggi. Alcuni, quasi sicuramente, hanno un valore solo simbolico e non corrispondono con precisione ad un filosofo, altri sono però sicuramente identificabili: sapreste dire chi sono?

1. Averroè

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L'uomo con il turbante, dipinto nel gruppo sulla sinistra di Platone, potrebbe essere identificato con Averroè, filosofo e scienziato arabo spagnolo del XII secolo, famosissimo per aver tradotto e commentato l'opera di Aristotele (suo è il "gran comento" di cui parla Dante nel IV canto dell'Inferno). Molti hanno contestato questa interpretazione, perché secondo l'impianto del dipinto a sinistra Raffaello avrebbe posizionato i platonici, mentre a destra gli aristotelici: Averroè, essendo aristotelico, sarebbe dunque mal collocato, e quindi la figura non dovrebbe corrispondere a questo personaggio. In generale però, l'uomo potrebbe essere considerato anche come un semplice riferimento alla scienza della numerazione, codificata dagli arabi nel X secolo e introdotta in Europa dal celebre "Liber Abaci" di Fibonacci.

2. Pitagora

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Il personaggio rappresenta un chiarissimo riferimento all'armonia e alla teoria pitagorica dei numeri. Sulla lavagna ai suoi piedi è raffigurato un diagramma che mostra i rapporti musicali, e vi compare il cosiddetto "numero quaternario" pitagorico: la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali, che geometricamente veniva rappresentato nella forma di un triangolo equilatero, simboleggiava per la filosofia pitagorica la perfezione e l'armonia del creato, oltre che essere la base degli studi sull'armonia musicale, simboleggiati dal diapason disegnato anch'esso sulla lavagna. Non ci sono dubbi dunque sul fatto che il personaggio impegnato nello studio dei numeri sia effettivamente Pitagora.

3. Euclide

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Il filosofo, vestito di un elegante drappo rosso, viene rappresentato con le fattezze di Bramante mentre è impegnato nello studio della geometria. È al centro di un gruppo di cinque giovani geometri, quattro dei quali seguono la spiegazione del maestro, che sta facendo un disegno sulla lavagna: due triangoli sovrapposti che formano una stella a sei punte. Alcuni hanno pensato che si tratti di Archimede, ma il riconoscimento in Euclide appare più significativo: la stella a sei punte potrebbe riferirsi ad una teoria matematica che ha a che fare con la definizione della bellezza artistica e rimanda agli studi sul canone di bellezza formale. L'uomo rosso vestito è per di più simmetrico a Pitagora: Raffaello contrappone, in ottica di complementarietà, il canone musicale e quello artistico, simboleggiati rispettivamente da Pitagora ed Euclide.

4. Diogene

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Raffigurato semisdraiato sui gradini, Diogene è una figura isolata, ed è chiaramente identificabile sia per la postura scomposta che per la ciotola leggendaria posata al suo fianco: Diogene era un uomo che oggi definiremmo "eccentrico", abituato a vivere in una botte disprezzando qualsiasi bene terreno e materiale. Si racconta che una volta, vedendo un ragazzo bere dall'incavo delle mani abbia distrutto l'unico oggetto che possedeva, la ciotola appunto, rendendosi conto di non averne bisogno per dissetarsi. Diogene visse fra V e IV secolo, contemporaneo quindi di Platone, che lo definì un "Socrate impazzito". Un anarchico, un seguace della legge di natura piuttosto che del percorso teorico indicato dai più grandi filosofi, ma che viene comunque inserito nella polis filosofica dipinta da Raffaello, contrariamente ad esempio agli ellenisti, che non compaiono: nell'affresco mancano anche gli stoici, gli epicurei e gli scettici.

5. Eraclito

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L'uomo in primo piano dipinto con le fattezze di Michelangelo rappresenta Eraclito. Il personaggio non appare sul cartone preparatorio dell'affresco, ed è stato presumibilmente aggiunto in un secondo momento, o su invito di papa Giulio II o come tributo di Raffaello a Michelangelo, dopo la sua visita ai lavori della Cappella Sistina nel 1511. L'identificazione con Eraclito è basata soprattutto sull'atteggiamento "asociale" che ben corrisponderebbe al personaggio che la tradizione ci racconta, come pure la postura tipica del "melanconico". Conosciuto già in epoca antica come pensatore criptico ed oscuro, nel Medioevo Eraclito veniva detto il "filosofo del pianto". Nel rappresentarlo Raffaello riutilizza una figura che ricorda molto da vicino quella dipinta da Dürer nella sua "Melancholia".

6. Zoroastro

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Il profeta iranico, conosciuto anche come Zarathuštra, viene rappresentato da Raffaello mentre tiene in mano un globo celeste: all'epoca era ritenuto il fondatore dell'Astronomia, e autore degli Oracoli caldaici. Informazioni che si riveleranno sbagliate: la notizia che l'uomo fosse inventore delle arti magiche e autore dell'opera venne veicolata durante il Rinascimento, dunque probabilmente ne era al corrente anche Raffaello, ma in realtà numerose sono le controversie riguardo questo personaggio, storicamente documentato ma ancora poco conosciuto a livello dottrinale: la critica contemporanea è concorde nel riconoscerlo come autore dell'Avesta, il testo sacro iranico, e quindi, come l'ispiratore dello Zoroastrismo.

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