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Elisa incanta Eboli con la sua messa laica e denuncia: “A Gaza genocidio ancora in corso”

Elisa incanta il PalaSele di Eboli con voce e anima, con canzoni come “Hallelujah”, “Ti vorrei sollevare” e un’intensa connessione col pubblico.
A cura di Vincenzo Nasto
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Elisa, via Giulia Parmigiani
Elisa, via Giulia Parmigiani

Il concerto di Elisa al PalaSele di Eboli può essere racchiuso nel concetto di connessione: un aspetto che non si riduce solo alle frequenze raggiunte con il pubblico, ma in alcuni segmenti, ha confermato una delle teorie di Ennio Morricone. Il celebre compositore ha più volte ripetuto la vicinanza tra la musica e Dio, un'invocazione che con Elisa si spoglia della sua natura religiosa, avvicinandosi a una spiritualità più umana. E lo si percepisce non solo dalla musica, ma anche da alcuni segmenti scenografici, dall'abito bianco, candido, che la cinge nel primo segmento del concerto agli elementi naturalistici che non solo vengono proiettati sullo schermo, ma si ritrovano anche sul palco. Infatti, il visual floreale si compie attraverso 6 rose bianche che adornano il palco, stringendosi dietro la band.

Elisa, Palasele 2025
Elisa, Palasele 2025

Proprio la band è composta da Andrea Rigonat (marito della cantante) alla chitarra e direzione musicale; Matteo Bassi al basso e Will Medini alle tastiere. Poi Giovanni Cilio alla batteria e alle percussioni, con la voce di Elisa che viene accompagnata dalle coriste Bridget Mohammed, Sharlotte Gibson, Jessica Childress e Chiara Buratti. E pensare che gli ultimi 20 minuti d'attesa, prima dell'inizio del concerto, sono un quadro "tragicomico". Un passaggio di asciugamani e fazzoletti tra il pubblico, quasi completamente bagnato dalla pioggia che batte da almeno un'ora prima del concerto, come suggerisce l'allerta meteo arancione sulla città di Eboli. Superato l'impasse meteorologico, il primo elemento che colpisce è la poliedricità con cui Elisa mantiene inalterato il suo canto, anche avvicendando alcuni strumenti. C'è la chitarra nel secondo brano, poi arriva la stornellata con il banjo in "Vivere tutte le vite", passando successivamente al pianoforte in "Promettimi".

Elisa, Palasele 2025
Elisa, Palasele 2025

La connessione con una spiritualità più alta si avverte decisamente con "Broken", seguita poco dopo da "Heaven out the hell", iniziata più tardi, recuperando dal bridge, per poter augurare buon compleanno ad alcuni fan presenti. Si avvicina al momento, sostanzialmente più emozionante del concerto, dove arriva il quartetto composto da "Eppure Sentire", la cover di "Hallelujah" di Leonard Cohen, "Promettimi" al piano, ma soprattutto "Ti vorrei sollevare". Questo frammento del concerto è da brividi, al punto che la voce di Elisa, soprattutto nel primo e nell'ultimo brano scompare, subissata dall'onda d'urto del pubblico. Dopo aver pianto e mimato il gesto, ironico, di voler andare via, gioca con il pubblico: successivamente ironizzerà sulla presenza dei fan del PalaSele al concerto di San Siro (qui il racconto di Eleonora Di Nonno) che avrebbero potuto "spazzare via lo stadio milanese". Piccola postilla: l'equilibrio, quasi sussurrato, della voce di Elisa nei 7 minuti di "Hallelujah" è traducibile come un'esperienza mistica, un canto liturgico in una sede non proprio religiosa.

Elisa, Palasele 2025
Elisa, Palasele 2025

Arriverà successivamente una sorpresa in scaletta, l'introduzione di "Ti chiamerò amore", presente nel disco di Charlie Charles (qui l'intervista e qui la recensione di La Bella Confusione) e che la vede in compagnia di Madame. Proprio per questi due artisti, Elisa spende parole di ammirazione, sottolineando come l'anima artistica del producer milanese, conosciuto anche per i lavori con Sfera Ebbasta, sia sempre più interessante e d'ispirazione. Discorso simile per Madame, anche lei frutto di una generazione che ispira Elisa e che collabora con lei in un senso di comunità artistica. Non solo tratti emotional nel suo concerto, anzi: con "Seta" incomincia il segmento elettropop, contrassegnato dalla mascherina che indossa attorno agli occhi. Una scarica elettrica che pervade anche il pubblico, molto più presente "fisicamente" su "No Hero" e che assiste a un acuto assoluto sulla parte finale del brano.

Elisa, Palasele 2025
Elisa, Palasele 2025

Prima di chiudere il concerto, non c'è solo il momento amarcord con "L'anima vola", "Luce (Tramonti a Nord Est)", "Gli ostacoli del cuore", "A modo tuo" e "Qualcosa che non c'è". Anzi, in mezzo a questi brani, scatta "Together", una canzone simbolo contro la guerra e ogni forma di dittatura del suo quinto album Pearl Days del 2004. Poco prima che la sua voce si proietti sul riff di chitarra di Tim Pierce, Michael Landau e Andrea Rigonat, sullo sfondo dello schermo vengono proiettati alcuni messaggi, commentati dalla stessa Elisa. Il primo è "Free Gaza", seguito da "Stop the war, ci sono più di 50 guerre nel mondo" e la parola Peace che chiude la sequenza. Proprio quando compare il primo cartello, Elisa sottolinea: "Questa è una canzone per la pace, contro ogni genocidio come quello di Gaza ancora in corso. Ripeto, ancora in corso".

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