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Cosa sarà Cuba dopo Fidel Castro: il futuro dell’isola fra cambiamento e continuità

Di ieri la notizia del ritiro di Fidel Castro da guida del Partito Comunista: un pezzo di storia se ne va. Augurandoci un miglior futuro per l’isola di Cuba.
A cura di Nadia Vitali
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Sarà forse a causa della nostra personale storia di italiani, di figli di un paese nato e rinato dalle lotte di un popolo che ha deciso di unirsi prima sotto la bandiera della Nazione e poi sotto quella della Resistenza, ma è difficile per noi immaginare una tirannide come quella di Fidel Castro che resta invariata nel tempo, che non provoca sommosse, al punto che è lo stesso tiranno che, a poco a poco, rinuncia ai propri privilegi e alle proprie cariche, anziché essere estromesso dal potere perché si è esaurita la sua carica ideologica.

Eppure a Cuba le cose sono andate proprio così: di ieri è la notizia che Fidel Castro ha lasciato la guida del Partito Comunista, delegandola al fratello Raul e la sensazione è quella di sentire notizie provenienti da un paese fuori dal nostro tempo. Le foto di Ernesto Che Guevara, diventato icona nel nostro mondo bulimico occidentale, purtroppo, fino a provocare la nausea per tutto quello che fu una magnifica figura di idealista, sembrerebbero, ad un primo sguardo, parlare di un mondo che non esiste più; come sono cambiate le classi dirigenti di tanti altri paesi, come tanti eroi sono nati e morti nei luoghi più diversi, così tutti noi abbiamo le nostre foto in bianco e nero. E invece, di contro, Fidel Castro anche era sempre lì, accanto al Comandante, giovane, senz'altro, ma riconoscibile: lo stesso Fidel che solo nel 2006 ha lasciato la guida di Cuba e appena ieri si è ritirato anche dal partito.

Indipendentemente dalla sorte dei cubani (Raul Castro ha parlato dell'intenzione di aprire a delle riforme quanto meno economiche che, siamo persuasi, servano ad un paese che versa in condizioni di povertà gravissime) l'addio del dittatore suona ancora come la chiusura di un'epoca e di quel sogno, mai realizzato, che fu Cuba: il sogno che esistesse davvero una realtà diversa, che potesse far fronte ad un mondo quasi integralmente orientato verso un consumismo ed una omologazione, in fin dei conti, così tristi. Anche in virtù del suo essere isola, un'isola magica, Cuba si prestava bene alla proiezione di lontane fantasie: l'addio del Lider maximo di ieri sembra un po' la chiusura di un libro. Un libro forse scritto male, pieno di errori e anche di orrori, ma che ancora aveva dei risvolti affascinanti ed irrinunciabili.

Al di là dei nostri sogni di diversità e libertà, non possiamo che augurarci un futuro migliore del presente per Cuba e per i suoi abitanti: che sappia imparare dalla propria esperienza senza diventare preda del delirio occidentale, riuscendo tuttavia ad entrare finalmente a far parte di una "storia" che si è fermata con la Rivoluzione praticamente ai primi anni '60, come le pittoresche automobili ci suggeriscono dalle immagini più celebri.

Fidel Castro, dittatore senza dubbio sui generis se si pensa a quanto poco ci ha tenuto allo sviluppo di un "culto della personalità" che tanto è caro a queste figure, grande amico dei personaggi più disparati, da Giangiacomo Feltrinelli a Diego Armando Maradona, ateo che rinunciò alla propria divisa quando si trattò di incontrare Giovanni Paolo II, per poterlo accogliere con tutti i suoi onori, questa figura così forte e, talvolta, incomprensibile, ha forse realizzato che la propria epoca è finita e si sta ritirando, passo dopo passo, ci auguriamo con la speranza di aprire ad un domani migliore per il proprio paese.

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