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Caso Bnl-Unipol, prescrizione per Silvio e Paolo Berlusconi

I due fratelli erano accusati di rivelazione di segreto d’ufficio per aver reso pubblica una telefonata tra Fassino e Consorte sul caso Bnl-Unipol.
A cura di A. P.
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Non luogo a procedere nei confronti dei fratelli Silvio e Paolo Berlusconi perché i reati contestati sono prescritti. È questa la decisione della Seconda Corte d’Appello di Milano sul caso dell’intercettazione della telefonata tra Fassino e Consorte legata al caso della scalata Bnl Unipol. Dopo circa due ore di Camera di Consiglio, i giudici del capoluogo lombardo, infatti, hanno constatato l'avvenuta prescrizione del reato decidendo in non luogo a procedere dei due imputati che erano accusati di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio. Le motivazioni saranno rese note fra trenta giorni. Nell'ambito dello stesso procedimento giudiziario Silvio Berlusconi, nel marzo dell’anno scorso, era stato condannato in primo grado a un anno di reclusione, mentre suo fratello Paolo, editore del quotidiano che pubblicò l'intercettazione Fassino Consorte, era stato condannato a due anni e tre mesi di carcere.

Confermato risarcimento per Fassino – Nella sentenza di secondo grado i giudici della Coorte di Appello di Milano hanno confermato invece il risarcimento di 80mila euro per Piero Fassino, che si era costituito parte civile nel processo. Fassino, che all'epoca dei fatti era leader dei Ds, fu intercettato durante una telefonata con Giovanni Consorte, allora presidente di Unipol, mentre parlavano dell'acquisizione di Bnl con la famosa frase "Allora abbiamo una banca?".

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