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Brasile, violenta rivolta in carcere: oltre 50 vittime e detenuti decapitati

Secondo le autorità locali, la rivolta avrebbe avuto origine in un uno scontro fra bande criminali rivali e sfociata in una vera e propria mattanza con persone bruciate e decapitate.
A cura di Antonio Palma
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Un vero e proprio bagno di sangue durato oltre 17 ore quello andato in scena in Brasile durante una rivolta nel carcere Anisio Jobim di Manaus, capitale dello Stato di Amazonas. Come riferiscono i media locali citando il segretario di pubblica sicurezza della regione, durante i tumulti nel centro di detenzione almeno 50 persone sono state uccise prima che le forze dell'ordine potessero riprendere il controllo della struttura, alcune addirittura bruciate, decapitate e gettate all'esterno della prigione. Nonostante il bilancio sia gravissimo, dopo una giornata di scontri tra bande rivali all'interno del carcere si tratta  purtroppo di un dato solo parziale perché il conteggio dei morti prosegue e potrebbe avvicinarsi ai 60 morti.

Anche numerosi agenti della polizia penitenziaria sono stati presi in ostaggio durante la rivolta, alcuni liberati durante le trattative, altri quando finalmente la polizia militare, arrivata in forze, è riuscita a entrare nel carcere. Le notizie al momento restano frammentarie perché le forze speciali hanno circondato l'area senza consentire ad alcuno di entrare e uscire dalla zona. Secondo il quotidiano «Globo», nella confusione almeno una ventina di detenuti sarebbero riusciti a fuggire, 15 però sono stati catturati poco dopo nella foresta  circostante dopo una caccia all'uomo con cani, elicotteri e centinaia di poliziotti e soldati. La notizia in questo caso non è stata confermata ufficialmente

Secondo le autorità locali, la rivolta e il successivo massacro avrebbe avuto origine in un uno scontro fra bande criminali rivali: la Familia do Norte e il Primeiro Comando da Capital, entrambe legate al traffico di droga. I detenuti avrebbero approfittato della confusione aggredendo le guardie, sopraffacendole e afferrando tutte le armi disponibili. Durante lunghe e interminabili ore il carcere è stato teatro di una mattanza messa in atto con pistole e fucili ma anche con coltelli, machete e bastoni di ferro.

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