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Baby squillo, la 14enne al pm: “Volevo i soldi per comprarmi cose griffate”

La ragazza ha spiegato al magistrato che la interrogava: “Vogliamo troppo quindi o spacci o fai questo”
A cura di Antonio Palma
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Dopo le parole della ragazza più grande delle cosiddette baby prostitute dei Parioli che ha rivendicato di aver scelto liberamente la sua attività, anche la 14enne interrogata dai giudici parla di scelta consenziente fatta per guadagnare. “Io voglio una possibilità economica mia: o vado a spaccià la droga o faccio questo” ha dichiarato la più giovane delle baby prostitute al pm, Cristiana Macchiusi alla presenza di una psicologa. La giovane ha parlato di come è cominciato tutto, spiegando di quando un giorno si sono collegate ad internet per cercare un lavoretto in modo da guadagnare soldi ed essere autonome. “Io volevo lavorare per comprarmi cose griffate volevo avere i miei soldi per comprare tutto ciò che mi piaceva. Voglio molte cose, vestiti, macchine benessere” rivela al Pm la ragazza, che ammette di aver dato dei soldi anche alla madre, ma di averle fatto credere che spacciava perché “non mi sentivo di dirle che mi prostituivo”. La ragazza rivela anche di aver cominciato l’attività dopo la sua amica perché all’inizio “non le sembrava una bella cosa” e spiega che alcuni clienti se li procurava da sola mentre altri tramite un intermediario.

Mirko Ieni: “Sono sveglie e prorompenti” – Intanto Mirko Ieni, l'uomo arrestato con l'accusa di essere lo sfruttatore delle ragazze, si difende. “Quando sono venuto al corrente della loro minore età io sono rimasto sconvolto come voi” ha dichiarato l’uomo al giudice durante l'interrogatorio, aggiungendo “non e' vero che sembrano più piccole, perché hanno tutte quasi un metro e 70, sono tutte e due molto prorompenti, molto sveglie, sempre truccate”. Ieni inoltre ha spiegato ai magistrati che anche lui si prostituiva e non obbligava le ragazze ad avere rapporti, "mi posso prostituire anche per conto mio, come in coppia o guardoni, non ho mai forzato nessuno, obbligato nessuno, minacciato nessuno. Eravamo complici, amici di uno stesso gioco, forse perverso”.

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