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Omicidio a Gemona

Ucciso e fatto a pezzi, la madre di Alessandro Venier: “La compagna era in pericolo, non potevamo attendere”

Interrogata dal Gip, Lorena Venier ha raccontato di presunte violenze da parte del figlio Alessandro Venier sulla nuora Mailyn Castro Monsalvo. Maltrattamenti che avrebbero fatto sorgere in lei il timore che la nuora fosse in pericolo di vita. “L’unico modo per fermarlo è ucciderlo” le avrebbe detto Mailyn a cui viene ora contestato anche il reato di istigazione all’omicidio.
A cura di Antonio Palma
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"La vita della sua compagna Mailyn era in pericolo, non potevamo più attendere" così la madre di Alessandro Venier, l'uomo ucciso e fatto a pezzi in casa sua a Gemona, avrebbe descritto il movente del delitto auto accusandosi del macabro omicidio insieme alla stessa compagna del figlio Mailyn Castro Monsalvo. Ascoltata questa mattina dal Gip di Udine nell'udienza preliminare di convalida dell'arresto, Lorena Venier avrebbe raccontato di presunte violenze da parte del figlio sulla nuora, a cui lei era fortemente legata, e che a suo dire sarebbe stata in pericolo di vita se si fosse concretizzato l'intento del figlio di trasferirsi in Colombia.

Clima di crescente violenza in casa

Secondo quanto apprende l'ANSA da fonti investigative, la donna ha descritto un clima di crescente violenza in casa ad opera del figlio, raccontando di gravissimi episodi di maltrattamenti che avevano fatto sorgere in lei il timore che la nuora fosse in pericolo di vita se si fosse trasferita da sola con lui e la loro bimba in Colombia. La piccola di appena sei mesi, invece, non sarebbe stata coinvolta direttamente nei presunti maltrattamenti. "Ho fatto una cosa mostruosa ma era necessaria. Mi rendo conto dell'enormità ma non c'erano alternative. Mailyn è la figlia femmina che non ho mai avuto" aveva già affermato l'infermiera di 61 anni subito dopo la scoperta del delitto.

"Il movente è da ricercarsi nelle dinamiche di famiglia, lei era molto legata a nuora e nipote" ha dichiarato dopo l'interrogatorio il legale della donna che ha chiesto per lei i domiciliari "avendo fornito piena confessione e riferito ogni singolo dettaglio" sulla terribile vicenda. "Non c'è alcun rischio di inquinamento delle prove, né di fuga, visto che le due donne avrebbero avuto tutto il tempo di rendersi irreperibili, se solo lo avessero voluto, dal giorno del delitto, venerdì 25 luglio, alla richiesta di intervento delle forze dell'ordine, che hanno fatto direttamente loro, che risale a quasi una settimana dopo" ha spiegato ancora l'avvocato, ricordando inoltre che non ci sarebbe il rischio di reiterazione del reato.

A Mailyn Castro Monsalvo contestato il reato di istigazione all'omicidio

Per la donna e la nuora, accusate di omicidio volontario e occultamento e vilipendio di cadavere, la Procura ha chiesto anche la premeditazione visto che dai loro racconti emerge che la calce per coprire il corpo di Alessandro Venier, fatto a pezzi e messo in un bidone dell'autorimessa, era stata acquistata online prima del delitto. Il Gip si è riservato la decisione sia per Lorena Venier sia per Mailyn Castro Monsalvo.

A quest'ultima, che ieri si era sentita male in carcere ed era stata condotta in ospedale, viene contestato anche il reato di istigazione all'omicidio. Secondo i racconti emersi finora, infatti, sarebbe stata lei a dire "L'unico modo per fermarlo è ucciderlo" per convincere la suocera all'assassinio del figlio. Per la 30enne colombiana, l'avvocato ha chiesto la custodia attenuata per detenute madri con figli minori  di un anno, prevista dalla legge. In questo modo potrà prendersi cura della bimba di sei mesi avuta da Alessandro Venier.

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