Turetta si appella contro la condanna per l’omicidio Cechettin: chiesta esclusione della premeditazione

A pochi giorni dalla scadenza dei termini di legge, i legali di Filippo Turetta hanno presentato oggi la loro istanza di appello contro la sentenza di condanna di primo grado per l'omicidio di Giulia Cecchettin. La difesa del 23enne, reo confesso del delitto dell'ex fidanzata, chiede di fatto una pena meno pesante per l'imputato reclamando per lui sia la concessione delle attenuanti generiche sia l'esclusione dell'aggravante della premeditazione.
Turetta chiede attenuanti per la collaborazione
Secondo i legali del giovane, che sta scontando la condanna all'ergastolo in carcere, al ragazzo dovrebbero essere riconosciute le attenuanti generiche per la collaborazione prestata agli inquirenti e per il comportamento processuale tenuto durante il processo. Allo stesso tempo la difesa cercherà in aula di sostenere la non premeditazione del delitto di Giulia Cecchettin avvenuto l'11 novembre 2023. Secondo la difesa, Turetta non aveva ancora deciso di uccidere Giulia il giorno del delitto e per questo non si può parlare di delitto premeditato.
Del resto gli avvocati di Turetta avevano cercato di fare lo stesso già nel processo di primo grado, concluso con la condanna nel dicembre scorso, senza riuscirsi. Secondo i giudici, infatti, Filippo Turetta ha pianificato l’omicidio di Giulia Cecchettin nei giorni precedenti, presentandosi all’incontro con la sua ex già armato e determinato a ucciderla.
Perché secondo i giudici Filippo Turetta ha premeditato l’omicidio
"Turetta crea nella app Note del proprio cellulare una lista di oggetti e di attività univocamente strumentali all'omicidio della ragazza: proposito certamente validato dal sentimento di rabbia e acredine che motivava l'imputato ogni qualvolta veniva frustrato il suo senso di possesso nei confronti di Giulia (come si ritrova innumerevole nelle "sue" chat con "me" o con nessuno). Si precisa che il proposito omicidiario è dunque documentale" hanno scritto infatti i giudici nelle motivazioni della sentenza.
La Procura chiede aggravanti di crudeltà e stalking
Il difensore Giovanni Caruso si scontrerà ora in Tribunale con i pm della Procura di Venezia che al contrario chiedono di aggravare ulteriormente la pena per l'omicida. Nei giorni scorsi, infatti, la Procura veneta aveva già deciso di fare appello contro la sentenza di primo grado per Filippo Turetta, chiedendo per l'imputato non solo la premeditazione ma anche le ulteriori aggravanti di crudeltà e stalking, non concesse dai giudici della Corte d’Assise di Venezia nel dicembre scorso.
Al loro fianco la famiglia di Giulia che si è costituita parte civile nel processo. "Non sappiamo se abbiano deciso in questo senso sulla base della nostra richiesta, ma la decisione della Procura ci rincuora e mostra che noi non eravamo dei visionari" ha detto l'avvocato della famiglia Cecchettin.