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San Simone, il paese salvato dagli igloo costruiti dai rifugiati

Un paese della Val Brambana è finito sulle pagine del Pittsburg Post-Gazette grazie ad una piccola grande impresa compiuta da un gruppo di rifugiati africani.
A cura di Giulio Cavalli
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Un piccolo paese della Val Brembana finisce sulla stampa internazionale: ieri il Pittsburg Post-Gazette ha dedicato un lungo articolo a San Simone, frazione di Valleve, siamo nella provincia di Bergamo, che grazie all'idea di costruire un mini villaggio di igloo ha rilanciato il turismo (e l'economia) che da tempo erano in crisi. L'hotel locale ospita oggi circa 80 richiedenti asilo e quando il proprietario Davide Midali ha avuto l'idea di provare a costruire un insolito villaggio per attirare nuovi turisti prendendo spunto da degli igloo che aveva visitato durante un suo recente viaggio in Svezia, molti immigrati hanno deciso di dargli una mano.

"Dio ha fatto la neve, ma questa volta, l'uomo ha fatto igloo”, ha raccontato Omar Kanteh, un cittadino del Gambia che è in Italia per nove mesi: “E ‘stato molto strano per me, quindi sono molto eccitato. Si tratta di un nuovo talento nella mia vita “. Nei sei igloo nuovi di zecca possono dormire fino a 18 persone e sono in molti che spinti dalla curiosità hanno deciso di passare da queste parti. Davide Midali è convinto che la cooperazione tra italiani e rifugiati su questo progetto sia un passo fondamentale per "provare a capirsi un po' meglio" e "forse può servire da esempio anche per gli altri abitanti di San Simone".

Anche diverse scuole (da Bergamo ma anche da Milano) hanno programmato viaggi per i propri studenti e, come dice il presidente dell'azienda turistica locale Cristian Palazzi, il progetto di igloo impresa è stato “un piccolo passo per dare vita ad una piccola comunità.” “Non posso garantire che questo sia sufficiente – piega Palazzi – , ma di sicuro questa è stata una grande idea perché senza di essa, oggi San Simone sarebbe morto.”

Oltre all'aspetto imprenditoriale però la storia degli igloo di San Simone è soprattutto una storia di integrazione che funziona, in contrappunto a questa campagna elettorale che sembrerebbe dire tutt'altro: “Si impara a conoscere questi giovani, la loro storia e il loro background, e anche per loro conoscere il nostro background e la nostra vita qui”, ha detto Midali. Da parte sua Kanteh (che è stato uno dei più "attivi" nell'opera di costruzione) ha raccontato di volersi stabilire a San Simone nel caso in cui sia accettata la sua richiesta di asilo.

E così una storia così minima finisce per fare il giro del mondo.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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