Perché per i giudici non può essere stato uno sconosciuto a uccidere Chiara Poggi: così è caduta l’ipotesi ladro

Dopo 18 anni e una condanna in via definitiva si continua a indagare sul caso di Garlasco. Lo sta facendo la Procura di Pavia che da mesi ha riaperto un fascicolo su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima Chiara Poggi, accusato di omicidio in concorso con ignoti o con Alberto Stasi, ovvero unico condannato per il delitto. Venerdì 16 maggio si terrà l'udienza che darà il via, dopo una falsa partenza, all'incidente probatorio che analizzerà e rivaluterà ancora una volta i reperti ancora a disposizione recuperati sulla scena del crimine. Ma intanto si parla, si indaga e si sollevano ipotesi.
Lo ha fatto nei giorni scorsi l'avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, ribadendo ancora a distanza di anni: "Io l’ho sempre detto: è stato un sicario ad uccidere Chiara Poggi. E lo ribadisco. Non parlo d’avvocato ma da criminologo o cittadino normale che ha una sua idea". Per il legale dell'indagato, Alberto Stasi è innocente. O meglio: "Semplicemente lui non è mai entrato nella villetta di Garlasco". Precisando anche che qualcuno lo avrebbe costretto a fare quella chiamata ai carabinieri subito dopo il delitto e che gli avrebbe anche detto cosa dire. Ma l'ipotesi del sicario è mai stata presa in considerazione dei giudici in tutti gli anni del processo ad Alberto Stasi?
Nelle carte sulla motivazione della sentenza i giudici parlano chiaro: "La dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia neppure avuto il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno sulla persona con cui era in maggiore e quotidiana intimità. E che esclude con assoluta certezza che a commettere l'omicidio possa essere stato non solo un estraneo, ma anche un conoscente o un soggetto (peraltro nemmeno individuato) con cui avesse una qualche dimestichezza, perché anche in questo caso la giovane avrebbe reagito, urlato, graffiato, si sarebbe in qualche modo divincolata e difesa, avrebbe assunto le posizioni tipiche di chi, aggredito, cerca di farsi scudo almeno con le mani e le braccia". Per i giudici – e dopo le varie perizie – Chiara Poggi è stata inerme: "Aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto che veniva massacrata senza nessuna fatica, oltre che nessuna pietà".
Per i giudici dell'Appello Bis nessun sicario, nessun aggressore sconosciuto a Chiara Poggi sarebbe entrato nella villetta di Garlasco. Lei ha aperto la porta a qualcuno che conosceva: si era appena svegliate ed era ancora in pigiama. Ma su cosa si sono concentrati dunque i giudici per escludere l'ipotesi di altri aggressori?
Si sono dunque concentrati prima di tutto sulla modalità dell'omicidio: secondo i magistrati giudicanti la dinamica induce a "individuare l'esistenza di un pregresso tra la vittima e l'aggressore, tale da scatenare un comportamento violento da parte di quest'ultimo, evidentemente sorretto da una motivazione forte, che ha provocato un raptus omicida, portato fino alle estreme conseguenze". E ancora: "Anche se il movente dell'omicidio è rimasto sconosciuto, ancora una volta è la scena del crimine a individuare un quel rapporto di ‘intimità scatenante una emotività' che non può che appartenere a un soggetto particolarmente legato alla vittima". Già il movente, il vero grande mistero del delitto di Garlasco. A distanza di quasi 18 anni non si sa ancora – e non riescono a spiegarlo neanche i giudici che hanno condannato Alberto Stasi – perché Chiara Poggi sia stata uccisa e perché con una tale crudeltà: è stata colpita forse con un martello (altro mistero: manca l'arma del delitto) e gettata dalle scale.
Non esistono alternative possibili per i giudici dell'Appello bis. Durante il procedimento penale è caduta l'ipotesi di uno sconosciuto, forse di un ladro. La difesa di Stasi aveva supportato questa tesi basandosi sui quattro cassetti del mobile collocato nella saletta della televisione giudicati dagli avvocati essere stati trovati semiaperti dopo il delitto. "In realtà dalle fotografie dei carabinieri di Pavia – scrivono i giudici – si vede chiaramente che i cassetti sono chiusi, ma non perfettamente allineati alla cornice della cassettiera, come sovente accade nei mobili vecchi, la cui chiusura non è mai per questo perfetta; il quarto cassetto risulta invece bene allineato e chiuso a chiave". Questa ipotesi dunque era caduta: la tesi che lo "sconosciuto o ladro", di fretta "e dopo aver ucciso una persona che ha sorpreso in casa, abbia avuto tuttavia cura di richiudere i cassetti dopo averli frugati appare quindi del tutto inverosimile".
Per i giudici dell'Appello Bis non ci sono dubbi: Chiara Poggi è stata uccisa da una persona conosciuta che lei stessa ha fatto entrare in casa. "Alberto Stasi era il fidanzato della vittima, in rapporto di confidenza con lei, ne conosceva la casa e le abitudini; in quei giorni i due giovani erano praticamente soli a Garlasco", si legge nella motivazione. Ora non resta anche attendere come andrà a finire questo nuovo filone di indagini.