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Matteo Messina Denaro

Perché la sorella di Messina Denaro è stata arrestata: così un pizzino di Rosalia ha incastrato il boss

Nell’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di Rosalia Messina Denaro, la sorella del boss arrestata oggi a Castelvetrano, è ricostruito il ruolo della donna negli anni della latitanza del fratello come cassiera ma anche come gestore del famoso sistema dei pizzini: proprio dal ritrovamento di un suo scritto i carabinieri del Ros avrebbero identificato e poi catturato Matteo Messina Denaro.
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A cura di Ida Artiaco
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Sarebbe stato un pizzino scritto dalla sorella Rosalia a far arrivare le forze dell'ordine da Matteo Messina Denaro, catturato dopo quasi 30 anni di latitanza a Palermo lo scorso 16 gennaio. È quanto emerge dall'ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di Rosalia Messina Denaro, la più grande delle sorelle del boss, arrestata oggi a Castelvetrano.

Come si legge nel documento, firmato dal gip Alfredo Montalto, la donna, detta Rosetta, classe 1955, "aiutava, unitamente ad altri sodali e familiari per i quali si è proceduto o si procede separatamente, il capo della provincia mafiosa di Trapani Matteo Messina Denaro; consentiva a quest'ultimo di continuare a esercitare le funzioni apicali di Cosa nostra provvedendo, in un lungo arco temporale, a gestire per suo conto e in suo nome la "cassa" della famiglia mafiosa e garantiva a diversi associati mafiosi, e nel complesso all'intera Cosa nostra di poter comunicare con il loro capo sebbene questi si trovasse in stato di latitanza, costituendo – quale collettrice e distributrice di messaggi da e per quest'ultimo – un punto di riferimento della riservata catena di trasmissione dei cosiddetti pizzini, utilizzati dal medesimo latitante, da numerosi altri sodali e dai suoi familiari per scambiarsi comunicazioni scritte su questioni economiche e strategiche relative alla vita associativa".

Rosalia Messina Denaro.
Rosalia Messina Denaro.

All'interno dell'ordinanza sono decritti meticolosamente questi pizzini: si tratta – si legge – di "bigliettini arrotolati, sigillati con il nastro adesivo, spesso veicolati e avvolti in piccoli pacchetti, in cui si fa ricorso a nomi in codice per indicare i mittenti, consegnati dai tramiti".

Dopo l'arresto del Padrino, nel suo primo covo, rintracciato nell'appartamento di via CB 31 a Campobello di Mazara, ne sarebbero stati trovati numerosi, segno che Cosa Nostra utilizza ancora questo sistema per comunicare e che "hanno consentito di delineare il ruolo centrale svolto nel sistema delle comunicazioni del latitante dalla sorella Messina Denaro Rosalia".

Rosalia, secondo l'ordinanza, aveva infatti "evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione in Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara".

Proprio a casa di Rosalia, si specifica nel provvedimento, è stato trovato il 6 dicembre 2022 "un appunto relativo alle condizioni di salute di un soggetto in quel momento non identificato (ma che verosimilmente riconduceva a Messina Denaro)", che ha permesso di "ricostruire e seguire quel sottile filo che ha condotto fino alla individuazione ed arresto dello storico latitante". Il ritrovamento è avvenuto in occasione "di un accesso riservato dei Ros per installare microspie e telecamere all'interno dell'abitazione" e "all'interno di una gamba cava di una sedia di alluminio, dove gli ufficiali di polizia giudiziaria e i tecnici stavano provando a posizionare una microspia autoalimentata".

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Partendo dalle indicazioni sulla patologia precise e dalle date in cui il paziente aveva subito più interventi chirurgici, la polizia giudiziaria, attraverso riservatissimi accertamenti prima presso il Ministero della Salute e poi su banche dati sanitarie nazionali, si legge ancora nel documento, ha permesso di arrivare all'identificazione e alla cattura poi del boss di Cosa Nostra.

L'ordinanza sottolinea che il ritrovamento degli scritti "dimostra che la donna era stata passo passo resa edotta dal latitante negli ultimi due anni e mezzo della scoperta della malattia e di tutti i successivi interventi chirurgici, avendo avuto probabilmente più volte occasioni per incontrarlo di persona e sincerarsi delle sue condizioni di salute".

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